Zampa nella mano

In Svizzera sarà ancora legale l’eutanasia somministrata agli animali da compagnia sani

Bocciata dal Gran Consiglio Ticinese l’iniziativa cantonale “Vietare l’eutanasia di animali da compagnia sani”, pratica tristemente ancora legale in Svizzera.
Sara Menchi

Sara Menchi

Laureata in Filosofia alla triennale e in Politiche Europee e relazioni euromediterranee alla magistrale, con una tesi sugli impatti ambientali dell’intelligenza artificiale. I suoi interessi verso le tematiche ambientali, gli animali, la sostenibilità e il cambiamento climatico l’hanno portata a voler contribuire agli obiettivi di Animal Law Italia.

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Si è parlato in questi giorni della legislazione svizzera sul tema per la bocciatura di un’iniziativa cantonale. In Svizzera è legale far sopprimere, da un professionista e con metodi non cruenti, il proprio animale da compagnia anche se quest’ultimo risulta giovane e in perfetta salute.

La Legge Federale sulla Protezione degli Animali (LPAn) all’art. 26 cpv. 1 let. b prevede una pena detentiva fino a tre anni, o la pena pecuniaria, per tutti coloro che intenzionalmente «uccidono animali con crudeltà o per celia». Quindi la possibilità di praticare eutanasia su un animale sano, con metodi che non rientrano in quelli citati dalla legge, è possibile e non penalmente perseguibile.

Il caso del cagnolino Sturn

Diverse sono le testimonianze di veterinari che hanno eseguito operazioni di abbattimento tramite eutanasia su animali domestici, sotto richiesta dei proprietari, anche senza validi motivi.

Il medico veterinario di Locarno Mauro Cavalli ammette al Ticinoline di aver soppresso, nell’esercizio della propria professione, animali sani, cercando però prima di convincere i proprietari ad adottare valide alternative all’uccisione. Testimonia, in particolare, di un episodio nel quale un signore, che si è descritto come malato terminale, si è rivolto a lui per praticare eutanasia sul proprio cane che, al momento della richiesta, versava in perfetto stato di salute. Un mese dopo la soppressione, Cavalli ha rincontrato il proprio cliente in salute e con un nuovo cane, un cucciolo.

Nel 2020 fu il caso del cagnolino Sturn a sollevare forti polemiche circa le leggi Svizzere sulla soppressione di animali sani. “Gli Amici del Randagio”, l’organizzazione di volontariato che gestisce il canile di Mariano Comense, lanciò la notizia con un post sulla propria pagina Facebook. Una volontaria (ormai ex) della loro struttura, residente in Svizzera, sottopose ad eutanasia il cane sordo-cieco, ma per il resto sanissimo, dal nome Sturn a pochi giorni dall’adozione, senza prima avvisare l’Associazione, che sarebbe stata disposta a riprenderselo in carica, e adducendo la motivazione della propria scelta al fatto che il cane abbaiasse troppo e che quindi disturbasse la quiete del vicinato.

L’iniziativa cantonale per “Vietare l’eutanasia di animali da compagnia sani”

Dopo la triste vicenda di Sturn, l’Associazione AnimaLife Ticino decise di mobilitarsi proponendo una petizione che, quattro anni fa, raccolse più di 30.000 firme, divenendo la base dell’iniziativa cantonale delle deputate Tamara Merlo (Più Donne) e Sabrina Aldi (Lega dei Ticinesi), dal nome: “Vietare l’eutanasia di animali da compagnia sani”, che aveva l’obiettivo di avviare un inter che avrebbe guidato tale proposta fino a Berna.

Purtroppo però, lo scorso 16 settembre, l’iniziativa è stata bocciata, per pochi voti, dal Gran Consiglio Ticinese riunito a Bellinzona. Tra le motivazioni: l’assenza di dati riguardo al numero di animali da compagnia sani e non sani soppressi dai veterinari del Ticino.

Il presidente di AnimaLife Ticino, Nash Friedrich Pettinaroli, dichiara al Radiogiornale del 17 settembre: «Sono numeri che hanno solo i veterinari e spesso sono restii nel dare i dati su animali sani eutanasiati, quindi non lo sappiamo. Io le posso dire, dal canto mio, che anche uno è di troppo. Voglio dire che non è accettabile che si faccia l’eutanasia a un animale domestico unicamente perché c’è di mezzo un divorzio, un trasloco o un problema comunque risolvibile e relativo solamente alla persona, non all’animale domestico stesso».

Le alternative nonostante la bocciatura

In Svizzera continuerà quindi, a differenza di Italia e Germania, ad essere legale tale pratica, ma c’è comunque chi cerca di prevenire a monte tale problematica.

Diverse sono le realtà da sostenere come l’ATDA – Associazione Tutela e Difesa degli Animali, associazione no-profit ticinese con sede a Lugano, che da sempre si è battuta per la modifica della Legge Federale sulla Protezione degli Animali (LPAn) e che tutt’ora ospita nelle proprie strutture, tra gli altri, cani sfuggiti all’eutanasia e in cerca di adozione.

La stessa Associazione in merito al caso Sturn, sotto raccomandazione dell’Avv. Christopher Jackson, invita «chiunque abbia intenzione di cedere un animale a terzi (privati, associazioni, canili, ecc.) di redigere contratti di affido chiari, che vietino in modo categorico l’eutanasia dell’animale affidato, prevedendo penali serie e dissuasive in caso di violazione delle disposizioni».

AnimaLife Ticino con un comunicato promette battaglia: «Lo stop all’eutanasia degli animali sani non è un ideale: è ciò che ogni nazione che si prefigge di essere GRANDE dovrebbe attuare; è ciò che un governo che si atteggi dinanzi agli altri Paesi dovrebbe finalmente sancire. Deridiamo Italia e Germania per molte cose, ma sono ben più “umane” della Svizzera. La nostra è una nazione la cui legislazione in merito agli animali è da rifare, dove le tradizioni e i credi radicati non si riescono a estirpare. Non è finita qui.» (Nash Friedrich Pettinaroli, presidente AnimaLife Ticino).

Non vi è comunque un obbligo legale dei veterinari svizzeri di praticare l’eutanasia sull’animale dal momento che posso appellarsi al proprio Codice Deontologico.

Confidiamo, per ora, in veterinari etici e in proprietari di animali domestici o possibili futuri tali, sensibili al tema.

La situazione nell’Unione Europea e in Italia

«Attualmente non esistono norme sul benessere degli animali a livello dell’UE che regolino l’eutanasia di cani e gatti». È stata questa la risposta della Commissione Europea all’interrogazione parlamentare richiesta dell’eurodeputato Nicolae Ştefănuţă. Dunque, «la Commissione non ha raccomandazioni sull’uso dell’eutanasia nei cani e nei gatti».

In assenza di una normativa europea comune, la regolamentazione dell’abbattimento degli animali da affezione è rinviata quindi ai singoli stati, disegnando così uno scenario che vede la legislazione europea in materia divisa e frammentata.

Per quanto concerne la disciplina in Italia, ove questa pratica risulta illegale, vi rimandiamo ad un precedente contributo.

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