Mettiamo fine alla sofferenza di astici, granchi e aragoste.

LE NOSTRE RICHIESTE

  1. MODIFICARE LA LEGGE in linea con le evidenze scientifiche ad oggi disponibili: i crostacei decapodi (crostacei appartenenti all’ordine Decapoda, aventi dieci zampe) devono essere riconosciuti e trattati come esseri senzienti e non più come oggetti.
  2. INTRODURRE LINEE GUIDA VINCOLANTI da seguire durante la cattura, il trasporto e l’uccisione di questi animali, per assicurare che vengano tutelati e trattati in modi che minimizzino il più possibile la loro sofferenza. In particolare, con riferimento alla fase dell’uccisione, chiediamo che vengano disciplinati dei metodi di stordimento e macellazione obbligatori, in parallelo a quanto già previsto per le specie terrestri e in considerazione delle esigenze della singola specie.
  3. ASSICURARE UN’APPLICAZIONE EFFICACE E UNIFORME DELLE NORME da parte dell’industria, dei commercianti e dei ristoratori.

Vietiamo le pratiche più crudeli a cui sono sottoposti i crostacei decapodi

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UNA SOFFERENZA INACCETTABILE

GMVozd / iStock

Noi di ALI crediamo che sia necessario e urgente vietare le pratiche che provocano inutile sofferenza a questi animali. Per questo, abbiamo  commissionato la stesura del report scientifico La questione della senzienza nei crostacei decapodi all’Università degli Studi di Messina.

Lo studio, scritto dalla Prof.ssa Passantino e colleghe del Dipartimento di Medicina Veterinaria e pubblicato a maggio 2024, passa in rassegna le più recenti evidenze scientifiche disponibili sulla capacità di senzienza di questi animali e conclude che i crostacei decapodi sono esseri senzienti, capaci di sentire dolore e sofferenza e dunque meritevoli di protezione al pari di ogni altro animale senziente impiegato all’interno della filiera alimentare.

Questo studio è il primo del suo genere a essere pubblicato in Italia e rappresenta il primo posizionamento di un’università italiana su questo tema.

LA SITUAZIONE LEGALE

L’uso dei crostacei decapodi per il consumo umano è in continua crescita e la pesca di questi animali a livello globale sta crescendo più velocemente di quella di qualsiasi altro gruppo di animali.

Tuttavia, ad eccezione di alcuni paesi, i crostacei decapodi rimangono totalmente negletti dal punto di vista di tutela nei vari processi che portano alla loro produzione, nonostante la scienza abbia ad oggi dimostrato la loro senzienza, capacità cioè di provare sensazioni tra cui dolore e sofferenza.

roman023 / iStock

Nessuno dei regolamenti e delle direttive europee per la tutela degli animali si applica ai crostacei decapodi, di cui fanno parte molti dei crostacei più conosciuti e usati in cucina, tra cui astici, aragoste e la maggior parte di gamberi e granchi.

Questo significa che le tutele offerte agli altri animali durante le fasi di trasporto, detenzione e uccisione non sono garantite ai crostacei decapodi.

roman023 / iStock

In Italia non soltanto manca una disciplina nazionale unitaria, ma diversi Comuni hanno introdotto Regolamenti che hanno previsto norme di tutela applicabili alla fase di vendita e/o consumo nei ristoranti.

Purtroppo, si tratta di una tutela disomogenea, riferita a parametri scientifici differenziati, che resta inadeguata e di difficile applicazione.

LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE

Le evidenze scientifiche hanno dimostrato la capacità dei crostacei decapodi di provare dolore e di soffrire ma molte pratiche comunemente adottate all’interno dell’industria alimentare non sono compatibili con il rispetto del benessere di questi animali e risultano per loro dolorose. Non tutte le problematiche possono trovare ad oggi una soluzione praticabile che garantisca un’efficace tutela dei crostacei decapodi, ma alcune di queste sono già state affrontate e risolte in diversi Stati del mondo.

Pesca a strascico

Questo metodo ha un alto tasso di mortalità e ferite.​

Pesca con nasse

Gli arti dei crostacei decapodi catturati in questo modo possono rimanere impigliati e staccarsi dal corpo dell’animale.​

Maneggiamento non idoneo

Il maneggiamento improprio dei crostacei decapodi da parte di personale inesperto o non adeguatamente formato può provocare danni considerevoli ai corpi di questi animali, nonché la morte nei casi peggiori.

Declawing

Questo procedimento comporta la rimozione di una o entrambe le chele prima di riportare in acqua l’animale, causando dolore e compromettendone lo stato di salute.​

Stoccaggio in contenitori non adatti e con metodologie inadeguate

I contenitori generalmente utilizzati per il trasporto o lo stoccaggio dei decapodi possono non essere resistenti a urti e pressione e gli animali possono essere posizionati uno sopra l’altro a densità elevate, pratica in contrasto con le loro naturali esigenze di isolamento.

Detenzione su ghiaccio

In natura, la quasi totalità delle specie di crostacei decapodi (ad accezione di alcune specie di gamberetti presenti in zone polari) vive in acque la cui temperatura non scende mai al di sotto dei 2°C. A questa temperatura e al di sotto di essa, infatti, quasi tutte le specie di crostacei decapodi diventano immobili.

Detenzione in acquari senza riparo

Nel loro ambiente naturale, astici, aragoste e alcune specie di granchi trascorrono la maggior parte del tempo al buio, generalmente sotto rocce e al riparo dalla luce. Le vasche utilizzate per la detenzione di questi animali in negozi e ristoranti sono tuttavia generalmente spoglie e prive di ripari per gli animali, i quali sono a loro volta esposti anche a una forte illuminazione.

Alta densità

Molte specie di crostacei decapodi importanti dal punto di vista commerciale come aragoste, astici e granciporri, sono animali solitari altamente territoriali, ma vengono spesso collocati con altri individui a densità elevate.

Nicking
Questa pratica comporta il taglio dei tendini delle chele al fine di impedirne il movimento ed è diffusa nella pesca del granciporro atlantico (Cancer pagurus), la cui morfologia delle chele non permette di immobilizzarle con elastici. La pratica causa dolore all’animale e ne compromette in maniera irreparabile lo stato di salute.
Spedizioni a casa del consumatore
La consegna di decapodi vivi nelle abitazioni private è una pratica che non garantisce un’efficace tutela del benessere degli animali nelle fasi di maneggiamento, detenzione e uccisione.
Temperature dell’acqua non adeguate
Sono spesso usate temperature dell’acqua al di fuori dell’intervallo tollerato da questi animali.

Metodi di uccisione cruenti

Sono diverse le pratiche di uccisione inappropriate usate comunemente su questi animali, come ad esempio il dismembramento, l'immersione in acqua bollente e il congelamento da vivi.

Hai visto un astice ancora vivo disteso su ghiaccio? Un granchio fuori dall’acqua, con le chele legate? Gamberi, ancora in vita, esposti alla luce e senza riparo?

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Tommaso 15,80€ 03/10/2024
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Chiara 9,00€ 30/09/2024
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Angela 9,00€ 30/09/2024
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Susanna 31,25€ 27/09/2024
Andrea 15,80€ 26/09/2024
Carole 31,25€ 26/09/2024
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Flaminia 15,80€ 14/08/2024
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DOBBIAMO AGIRE SUBITO

  1. I CROSTACEI DECAPODI SONO ESSERI SENZIENTI
    Secondo un report redatto dalla London School of Economics and Political Science e pubblicato nel novembre 2021 — in cui sono stati analizzati più di 300 studi in materia — i crostacei decapodi sono esseri senzienti, capaci cioè di provare sentimenti tra cui dolore e sofferenza. In ragione delle evidenze scientifiche così raccolte, i crostacei decapodi sono stati inclusi nel Regno Unito tra le specie animali alle quali l’Animal Welfare (Sentience) Act del 2022 riconosce la qualità di esseri senzienti. Anche la British Veterinary Association richiede che per questi animali vengano usati solo metodi di uccisione umani. Sono inoltre diversi i paesi del mondo, tra cui Svizzera, Austria, Norvegia, Nuova Zelanda e alcuni Stati e Territori dell’Australia, ad aver implementato norme per la tutela di questi animali.
  2. I CROSTACEI DECAPODI SENTONO DOLORE
    Vi è ormai un elevato grado di consenso nella comunità scientifica sulla capacità dei crostacei decapodi di sentire dolore. A prova di ciò vi sono diversi studi sul sistema nervoso, sul comportamento e sulle risposte a stress in questi animali, i quali soddisfano 14 su 17 criteri del dolore proposti dallo studio Defining and assessing animal pain di Sneddon e altri autori. Il risultato è significativo, considerando che i tre criteri non soddisfatti non sono mai stati testati sui crostacei decapodi. In considerazione di questo si può, quindi, assumere che questi animali provino dolore e mettere in discussione molte delle pratiche alle quali sono soggetti di routine.
  3. L’ITALIA POTREBBE GUIDARE IL RESTO DELL’EUROPA
    In Europa, solo Svizzera, Austria e Norvegia hanno norme specifiche sul trattamento dei crostacei decapodi a livello nazionale. L’adozione di una legge che stabilisca parametri sull’adeguata cattura, maneggiamento, trasporto, stoccaggio e uccisione di questi animali in Italia potrebbe apportare un grande cambiamento in Europa, inducendo anche altre nazioni a introdurre norme adeguate per il loro trattamento.

I NOSTRI PARTNER

Stiamo collaborando con Annamaria Passantino, Docente di Medicina Legale Veterinaria, Protezione Animale e Deontologia presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Messina, autrice di oltre 350 pubblicazioni relative anche al benessere e alla protezione degli animali, nonché coautore di articoli sui crostacei decapodi.

Associazione fondata a Genova nel 1993 e attualmente presente in diverse regioni Italiane. Da 30 anni l’Istituto promuove – in collaborazione con il Comitato Nazionale per la Bioetica della Presidenza del Consiglio – la riflessione sulla bioetica animale, occupandosi degli aspetti morali, sociali e giuridici delle relazioni dell’uomo con le altre specie. L’Istituto appoggia in pieno e sostiene la nostra iniziativa volta a sensibilizzare le Istituzioni e i cittadini sul tema della tutela dei crostacei decapodi in Italia.

L’Aquatic Life Institute (ALI) è un’organizzazione che ricerca e fornisce consulenza sul benessere degli animali acquatici, cercando di sostenere e accelerare le attività che hanno un impatto positivo e concentrandosi su interventi di benessere a più alto impatto su scala globale. ALI è anche responsabile della creazione dell’Aquatic Animal Alliance, una coalizione di organizzazioni che credono che gli animali acquatici debbano condurre vite libere dalla sofferenza. L’Aquatic Life Institute appoggia appieno il nostro progetto e ci supporterà nella sua divulgazione.

Stiamo attivamente collaborando con l’organizzazione britannica Crustacean Compassion, la cui missione è l’implementazione di norme giuridiche a tutela dei crostacei decapodi nel Regno Unito. Crustacean Compassion è stata l’organizzazione che ha messo in moto il processo che ha portato nel 2022 al riconoscimento esplicito dei crostacei decapodi e molluschi cefalopodi come esseri senzienti nel Regno Unito.

A seguito di una analisi di mercato della situazione in Italia sul trattamento dei crostacei decapodi nell’industria ittica, realizzata in collaborazione con l’organizzazione di analisi del mercato ittico Eurofishmarket, numerose domande sotto forma di sondaggi verranno avanzate a esponenti dell’industria ittica in Italia. Queste informazioni, una volta analizzate andranno a costituire un report dettagliato sul trattamento di questi animali nell’industria ittica in Italia.

Società di consulenza con sede a Bruxelles che si occupa di sostenere le organizzazioni non-profit nella definizione di strategie vincenti per ottenere il cambiamento, attraverso attività di coinvolgimento dei rappresentanti di interessi e networking.

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei deputati

La scienza e la normativa di diversi ordinamenti nazionali riconoscono da anni la senzienza dei crostacei decapodi e la loro capacità di sentire dolore e sofferenza, ma in Italia questi animali non ricevono protezione dalla legge.

L’articolo 9 della nostra Costituzione delega al legislatore di individuare i modi e le forme di tutela degli animali. È urgente attuare questa disposizione, adottando una legge a tutela dei crostacei decapodi, seguendo le più recenti e attendibili evidenze scientifiche. Considerato ciò, avanziamo le seguenti richieste.

Chiediamo che nella fase di cattura venga vietata la pratica del declawing, ossia la rimozione di una chela da un animale vivo.

Chiediamo che venga vietato mantenere i crostacei decapodi vivi a diretto contatto con ghiaccio o in acqua con ghiaccio.

Chiediamo che venga vietata la vendita di questi animali vivi direttamente ai consumatori, dato che in questi casi non può essere accertato che gli animali vengano conservati, maneggiati e uccisi secondo pratiche idonee a considerare le loro esigenze etologiche e minimizzarne le sofferenze.

Chiediamo che la pratica del nicking, ossia il taglio del tendine delle chele, sia vietata.

Chiediamo che venga reso obbligatorio ricorrere a tecniche di stordimento elettrico, parametrate sulle esigenze della specie coinvolta, che causino insensibilità istantanea (entro 1 secondo) al dolore prima di qualsiasi metodo di macellazione e che le pratiche debbano essere adottate da personale adeguatamente formato.

Chiediamo che nella fase dell’uccisione di astici e aragoste, il taglio longitudinale a metà lungo tutto il corpo (whole-body splitting) sia l’unico metodo di macellazione meccanica consentito, che tale metodo debba essere eseguito da personale adeguatamente formato e che non debba impiegare più di 10 secondi.

Chiediamo che per i granchi la distruzione dei due centri nervosi in rapida successione tramite oggetto appuntito (double spiking) sia l’unico metodo di macellazione meccanica consentito, che tale metodo debba essere eseguito da personale adeguatamente formato e che non debba impiegare più di 10 secondi.

Chiediamo che l’elettrocuzione con apparecchiature adeguate e parametri basati sulle caratteristiche della singola specie coinvolta, che portino alla morte dell’animale in meno di 10 secondi sia l’unico metodo non meccanico di macellazione consentito e obbligatoriamente praticato da personale adeguatamente formato.

Chiediamo che i seguenti metodi di stordimento e macellazione siano vietati: raffreddamento in acqua o aria, bollitura in acqua (compreso il lento innalzamento della temperatura dell’acqua), qualunque forma di dismembramento, immersione in acqua dolce (per specie di acque saline o salmastre), immersione in soluzione altamente salina, uso di anestetici, esposizione ad alta pressione, soffocamento con anidride carbonica.