Secondo l’Enciclopedia Treccani, la libertà è “la facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo”.
Questa definizione, oltre che per l’uomo, può essere applicata anche al cane?
La libertà dei nostri cani è condizionata dalle nostre esigenze e soprattutto dalle nostre scelte: siamo noi a decidere cosa, quando e quanto possono mangiare, dove e quando possono riposare, come, quando e con cosa possono giocare, ci occupiamo noi della loro salute, della toelettatura e siamo noi a decidere quando possono espletare i loro bisogni fisiologici.
La passeggiata, però, non dovrebbe essere solo il momento per soddisfare il bisogno di eliminare, ma dovrebbe rispondere anche alla necessità del cane di fare movimento, esplorare, perlustrare, incontrare altri cani, divertirsi, rilassarsi.
Durante la passeggiata può nascere il desiderio di sganciare il guinzaglio e dare al cane la possibilità di una corsa senza vincoli, ma spesso ci coglie il dubbio che il cane, una volta liberato, possa non tornare al nostro richiamo, scappare, mettersi in pericolo o diventare un pericolo per gli altri.
Come si concilia, quindi, il bisogno di libertà del nostro cane con la necessità di non correre rischi?
Ricordiamo prima di tutto quanto afferma la legge e, a tal proposito, vi rimandiamo all’approfondimento già pubblicato.
In città, dunque, fatta eccezione per le aree cani, non ci è consentito liberare dal guinzaglio il nostro cane, questo a garanzia della sicurezza e del benessere di tutti. Se invece ci troviamo in aree extraurbane, non coperte da altri vincoli (come per esempio le aree protette, dove potrebbe essere vietato l’accesso al cane), lontane dal traffico e dai pericoli, il nostro cane potrà sperimentare la libertà, ma anche in questo caso sono necessari degli accorgimenti.
Quando si può insegnare al cane a passeggiare senza guinzaglio?
Il momento migliore per insegnare al cane a starci vicino è l’infanzia: il cucciolo è naturalmente portato a non allontanarsi troppo dal suo gruppo e tenderà quindi a procedere secondo movimenti detti “a stella”, ci prenderà come dei punti fermi da cui allontanarsi poco per volta, in modo lineare, e verso cui tornare continuamente, disegnando una vera e propria stella intorno a noi.
Confermare al cane che questo è un buon comportamento gli consentirà di capire che in questo modo potrà godere della libertà e contemporaneamente non perdere la comunicazione e il contatto con noi.
Crescendo, l’esplorazione a stella comincerà a cambiare, trasformandosi in un’orbitazione: il cane continuerà a starci vicino, ma traccerà intorno a noi delle orbite e ci girerà intorno invece di raggiungerci continuamente.
Questo è il momento in cui può nascere il dubbio e la paura che il cane non voglia più farsi prendere, e spesso è il momento in cui si rinuncia a concedergli libertà. Se continuiamo a dare fiducia al nostro cane, ci accorgeremo che le sue intenzioni non sono quelle di abbandonarci o di prendersi gioco di noi, ma di sperimentare una maniera diversa e più indipendente di starci accanto.
Il periodo più complicato per insegnare la libertà, se non lo abbiamo fatto prima, è l’adolescenza: questo è un periodo di grandi trasformazioni sia fisiche che psicologiche e il cane potrebbe vivere stati emotivi instabili, avere difficoltà nella gestione degli autocontrolli, mettere in discussioni ruoli e regole. In questa fase, l’aiuto di un educatore cinofilo può essere di grande aiuto per affrontare con maggiore sicurezza un periodo particolarmente sensibile nello sviluppo del nostro cane.
Se, infine, vogliamo insegnare a un adulto a stare libero insieme a noi, è necessaria una approfondita valutazione del suo profilo emotivo e comportamentale: non tutti i cani hanno le competenze e le capacità per gestire gli incontri con le persone e gli altri cani, per vivere serenamente gli ambienti e per fare le scelte giuste in caso di difficoltà. Anche in questo caso, l’aiuto di un professionista può sostenere il cane e la sua famiglia verso la corretta valutazione.
In generale, quando affrontiamo la passeggiata in libertà, iniziamo in un posto sicuro e conosciuto, procediamo con gradualità, facciamo attenzione allo stato emotivo (nostro e del cane), evitiamo di avere fretta, ricordiamo di non abusare del richiamo e cerchiamo quindi di richiamare il cane solo al momento giusto, senza avvalerci continuamente di cibo e bocconcini, altrimenti rischiamo che il cane non torni per noi, ma per il premio che gli offriamo.
Quando la libertà deve essere “vigilata”
Ci sono poi alcuni individui che per attitudini, caratteristiche soggettive, inclinazioni di razza, faticheranno a gestire la libertà: per esempio, i cani con un’alta propensione alla caccia potrebbero allontanarsi molto più di quanto siamo disponibili a concedere o potrebbero fare del male ai selvatici che incontrano sul loro cammino. Viceversa, cani con una bassa socialità potrebbero costituire un pericolo nell’incontro con altri cani o con le persone. In tutti questi casi è indispensabile una corretta e approfondita valutazione del cane prima di decidere se sganciare o meno il guinzaglio.
Ogni volta che non è possibile liberare il cane, ma ci troviamo in uno spazio adeguato per concedere più del metro e mezzo a cui siamo abituati in città, si possono utilizzare delle lunghine, cioè dei guinzagli molto lunghi che permettono al cane di muoversi e di prendere un po’ di distanza: pur senza essere completamente libero, il cane potrà così sperimentare una maggiore possibilità di movimento e ampliare il suo raggio di azione durante l’esplorazione e la perlustrazione.