L’articolo che segue espone argomentazioni già inserite nella tesi di laurea della dott.ssa Laura Boscolo, recentemente pubblicata nella collana Diritto e Animali edita da Key Editore.
Si ritiene necessario un riordino di categorie e riflessioni in capo alla possibilità, o ancor meglio all’opportunità, di estendere anche agli animali i diritti soggettivi tipicamente umani.
Sarebbe più coerente però capire, come primo punto, il motivo di questo fermento normativo e filosofico in merito alla elaborazione di teorie o ragioni che possano sostenere un così rivoluzionario concetto giuridico. C’è anche da ripulire gli sforzi alla base delle teorie normative e della legislazione in vigore da tutti quegli influssi morali e etici, le così dette ragioni del cuore, che spesso risultano con l’essere controproducenti e inopportuni, in quanto atecnici.
Una sempre maggior attenzione alla tutela degli animali, a partire dall’inserimento nel codice penale del titolo dedicato ai reati contro il sentimento per gli animali e alla realizzazione di normative speciali, relative agli allevamenti, al trasporto e a tutti i settori che implicano il rapporto con essi, pone l’interrogativo più importante: gli animali sono diventati soggetti di diritto? E se lo sono, su quali basi?
Non si ha in questa sede la presunzione di risolvere il problema in poche righe, ma solo di presentare una possibile e valida lettura della questione. Lo scopo al quale le normative a tutela degli animali e in disciplina dei settori relativi tendono è quello di ottenere il massimo rispetto nei confronti degli animali, la massima sicurezza per gli operatori del settore, la protezione degli animali da sofferenze inutili. Studi fisiologici, psicologici e psichici hanno rilevato come gli animali siano dotati di percezioni fisiche ed emotive molto complesse tali da attribuirne una forma di soggettività, basata sull’autoconsapevolezza e la capacità di pensiero. Si riconoscono agli animali interessi meritevoli di tutela sempre però, in campo di diritto, bilanciati con gli interessi umani. Proprio questo versante impedisce di poter estendere agli animali i diritti che contraddistinguono le persone, per il fatto che il conflitto di interessi tra umani e non umani creerebbe incompatibilità logiche: come si può affermare il diritto alla vita degli animali destinati al macello?
Come uscire da questo labirinto logico? Come ottenere la tutela degli animali senza incappare nelle critiche di coloro che non ammettono un’attribuzione di diritti soggettivi agli animali?
Invece di ostinarsi nella campagna di riconoscimento dei diritti animali si può intraprendere la strada della teoria delle capacità. Tale teoria consente di superare il mero welfare tipico della normativa dedicata agli animali, il mero benessere inteso come condizione priva di sofferenza, raggiungendo uno stadio superiore. Si pone infatti l’attenzione alle capacità di ciascun individuo intese come attitudini, caratteri, qualità che, al fine di raggiungere una vita dignitosa, devono avere la possibilità di esprimersi al massimo. Non è più sufficiente l’assenza di dolore per ottenere la protezione degli animali, ma si richiede una valorizzazione delle capacità tale da permettere l’espressione più alta dell’individuo.
Da qui la svolta: non più animali come soggetti di diritto, ma come oggetti di una categoria protetta. Il riconoscimento di tali capacità, che accomunano gli animali alle persone, comporterà la costituzione di un sentimento e un dovere di obbligazione nei confronti degli animali. Non potranno più essere ignorate le capacità degli animali di agire sulla base di uno scopo, avere rapporti sociali e un’emotività affettiva, qualità che devono essere sviluppate per ottenere un pieno rispetto delle specie. Certamente parametri diversi dovranno essere utilizzati nella valutazione dello sviluppo di tali capacità sia tra le differenti specie di animali, sia tra animali e persone. Ciò non toglie che la salvaguardia degli animali derivi necessariamente dalla realizzazione delle potenzialità delle capacità. Una vita degna non è più solamente una vita priva di sofferenza ma una vita caratterizzata da un equilibrio psicofisico.
L’inserimento degli animali in una categoria che l’umanità ha l’obbligo di tutelare sarebbe il modo più efficace per ottenere la tutela e lo sviluppo delle capacità degli animali per il raggiungimento di una viola dignitosa. Il fatto che gli animali siano inconsapevoli di tale classificazione non è in alcun modo un impedimento. Tante sono le categorie di persone incapaci che vengono tutelate e rappresentate da soggetti legali nei loro interessi.
Si sviluppa perciò una idea nuova basata sul concetto di etica della responsabilità dell’uomo dove un dover essere degli interessi meritevoli di tutela genera un dover fare dei soggetti chiamati alla cura.
Per una più compiuta trattazione della tesi esposta in questo articolo, si rimanda a: L. Boscolo Contadin, La tutela giuridica degli animali e il loro valore come categorie protetta, Key Editore, pp. 210-225.