Secondo il principio della finalità rieducativa della pena, consacrato all’art. 27 comma 3 della Costituzione, la condanna non deve tendere unicamente alla punizione del reo, ma deve innanzitutto mirare alla sua rieducazione, quale requisito fondamentale per il suo reinserimento nella società.
Nel perseguire tale finalità lo Stato – oltre a garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti – favorisce tutte le iniziative necessarie alla rieducazione e alla risocializzazione degli stessi, promuovendo, a tal fine, non solo i progetti legati all’istruzione o alla formazione professionale, ma anche attività culturali non convenzionali quali quelle che coinvolgono il mondo animale.
L’interazione con un animale domestico può rappresentare, infatti, uno strumento innovativo nella rieducazione del condannato poiché favorisce il suo benessere psico‐fisico, agevolandone, di conseguenza, il reinserimento sociale.
Nello specifico risultano ad oggi avviati sul territorio alcuni progetti che hanno richiesto l’individuazione di standard minimi per lo svolgimento degli Interventi assistiti con gli animali (IAA) – per semplicità definiti “Pet Therapy” – e la definizione di regole omogenee sul territorio nazionale. Il 25 marzo 2015 la Conferenza Stato Regioni ha approvato l’Accordo e le Linee Guida in materia di interventi assistiti con gli animali, ove sono disciplinate: le Terapie Assistite con gli Animali (TAA), finalizzate alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale; l’Educazione Assistita con Animali (EAA), finalizzata a promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita, relazione e inserimento sociale delle persone e le Attività Assistite con gli Animali (AAA), finalizzate al miglioramento della qualità della vita e alla promozione del benessere.
Nell’aprile 2017 si è completato sul territorio italiano il recepimento dell’Accordo e delle Linee Guida sopra citate e, ad oggi, quasi tutte le Regioni e Province autonome hanno disciplinato con propri atti normativi la materia. Nel dettaglio, la facoltà – e le relative modalità – di incontro periodico delle persone detenute con i propri animali d’affezione, o l’introduzione di progetti di Interventi assistiti con gli animali (IAA) nei contesti carcerari, è rimessa alla scelta discrezionale delle singole amministrazioni penitenziarie, le quali, già da tempo, hanno deciso di introdurre in numerose strutture carcerarie progetti di vario genere legati al rispetto, alla cura ed alla comprensione del mondo animale.
Diverse case circondariali offrono ai detenuti la possibilità di trascorrere del tempo con il proprio pet negli orari di visita mantenendo così vivo e attivo il legame con i propri amici a quattro zampe anche durante il periodo di detenzione (si ricorda, in proposito, il “Don Bosco” di Pisa quale primo carcere d’Italia ad aver previsto la possibilità di incontro periodico dei detenuti con i propri amici a quattro zampe).
Altri istituti hanno introdotto veri e propri progetti di Pet Therapy: la Casa Circondariale Le Sughere di Livorno prevede, ad esempio, un percorso formativo volto a migliorare le competenze delle persone detenute coinvolte, stimolandole all’approfondimento teorico di nozioni di educazione e gestione del cane da applicarsi poi in esercitazioni pratiche con alcuni cani del Canile Municipale di Livorno; la Circondariale Ca’ del Ferro di Cremona ha promosso un progetto, della durata di 24 mesi, che coinvolge una quindicina di carcerati in incontri a cadenza settimanale – per un totale di 60 appuntamenti teorici e pratici – con animali e istruttori; ancora, la direzione circondariale di Taranto ha recentemente firmato una convenzione che introdurrà la Pet therapy nel carcere in favore dei detenuti portatori di disagio psichico; la Casa Circondariale di Bergamo, con la collaborazione del centro cinofilo “Il Biancospino”, ha coinvolto alcuni detenuti in un corso di Pet Therapy, al termine del quale i partecipanti hanno sostenuto un esame che ha consentito il conseguimento di un certificato di partecipazione, attestante le acquisite competenze in ambito cinofilo, spendibile anche fuori dal contesto carcerario.
L’intervento pubblico nel complesso scenario della protezione degli animali da compagnia, nonché il crescente ricorso agli Interventi assistiti con gli animali (IAA) – in contesti di marginalità sociale -testimoniano il successo di tale innovativo strumento nel campo della riabilitazione dei detenuti.
Quest’ultimo consente, infatti, non solo di migliorarne le condizioni psichiche, emotive e fisiche attraverso la cura e la relazione con gli animali riducendo così gli episodi di violenza e depressione, ma contribuisce, altresì, al reinserimento sociale degli stessi, anche attraverso l’acquisizione di nuove competenze in ambito cinofilo utilizzabili anche al di fuori del contesto carcerario.