Cari lettori, vorrei intraprendere con voi un breve percorso sul mondo della Sperimentazione Animale, metodo dai più definito scientifico, ma che all’atto pratico e nella sua applicabilità, si dimostra essere l’esatto contrario. Essendo la tematica particolarmente articolata e complessa, ho suddiviso questo mio lavoro in un numero di brevi articoli, in sequenza, al fine di rendere l’argomento più facilmente comprensibile e soprattutto non troppo impegnativo per chi legge.
Oggi più che mai, alle soglie del terzo millennio, la scienza è progredita con tecnologie all’avanguardia che fino ad appena qualche decennio fa erano impensabili. Un unico elemento di cui la scienza, non tutta per fortuna, ancora si fregia, puzza terribilmente di stantio e si sgretola come un castello di carta oramai consunta e ridotta a polvere: la ricerca condotta su animali.
La prima domanda che bisogna porsi è come mai si continua ad applicare un metodo “lineare” (strettamente causa/effetto, in altre parole un’unica causa un’unica conseguenza) a sistemi “complessi”, quali sono gli organismi viventi, e pretendere di studiare la “complessità” con una mentalità matematica “lineare” ed un sistema “lineare” usando per giunta animali di specie diversa spesso lontanissimi nella scala evolutiva. Questa mentalità, alla base di un pensiero scientifico obsoleto e fallimentare, costituisce il fondamento di una inevitabile sconfitta per la Scienza nell’affrontare, in maniera seria, l’aumento esponenziale delle malattie cronico-degenerative.
Viviamo in un mondo sempre più inquinato, circondati da centinaia di migliaia di sostanze potenzialmente tossiche, in un contesto senza precedenti per l’incidenza a livello pandemico di tutte le patologie cronico-degenerative, compreso il cancro. In uno scenario di tale portata può la Tossicologia, così come concepita ancora oggi, rispondere alle sfide cui l’uomo deve far fronte per difendere la salute, l’ambiente, le nuove generazioni?
In altri termini può un pensiero scientifico “lineare” rispondere a quesiti di enorme complessità e soprattutto dare risposte in breve tempo?
Come mai le agenzie regolatorie, messe a tutela della salute dei cittadini, troppo spesso si trovano ad assecondare posizioni quasi dogmatiche sulla presunta innocuità delle sostanze chimiche e/o delle terapie farmacologiche, derivanti da studi commissionati dalle stesse industrie che le producono, anche se discutibilissimi e facilmente attaccabili?
L’obiettivo dell’industria che produce sostanze chimiche, farmacologiche, campi elettromagnetici, non è di certo quello di dare risposte ai quesiti della Scienza e dei cittadini preoccupati per la propria salute, ma è quello di “temporeggiare”. Il sistema funziona alla perfezione. Si producono studi, quasi sempre su “modello animale”, che, anche se facilmente smontabili, diventano il “pensiero predominante”. Si creano quindi le condizioni per dare l’illusione di un confronto scientifico che è puro fumo. Poi dalla scienza così detta indipendente vengono prodotti altri studi, sempre quasi rigorosamente su animali, ma che non trovano “ascolto” da parte delle agenzie regolatorie, le quali proporranno, a loro volta, altri studi, quasi sempre su “modello animale” che dimostreranno l’esatto contrario dei precedenti, allora se ne commissioneranno altri … e così avanti! Un esempio per tutti, la recente posizione “tranquillizzante” di EFSA sulla non pericolosità (?) del Bisfenolo-A, di cui è ben nota la tossicità per l’uomo già da parecchi decenni. Ma la conclusione è stata che per adesso nessuna evidenza di pericolosità nemmeno per bambini o donne in gravidanza, per poi affermare che si è in attesa dell’ennesimo studio condotto su ratti ecc…!!!
L’importante non è dimostrare che una sostanza è terribilmente nociva. Spesso si hanno già certezze o per lo meno forti evidenze sulla nocività di una determinata sostanza per l’uomo, ma si commissionano ancora ulteriori studi su animali, in modo tale che l’industria continui ad andare avanti nella produzione che non deve fermarsi, rischio dei posti di lavoro, altra grande mistificazione, visto che, quando si vuole, si licenziano migliaia di lavoratori senza battere ciglio! Concetto fondamentale per capire come funziona da sempre il sistema è: non dare certezze, insinuare il dubbio e temporeggiare per avere garantita la produzione. Basta assoldare e pagare profumatamente uno scienziato (?) che dimostri che il proprio prodotto è innocuo. Se lo scienziato si ribella ad essere manipolato, viene screditato o peggio ancora deriso, in particolare se di sesso femminile, e tutto quello che dirà da quel momento in poi diventa “spazzatura”. Se invece lo scienziato (?) accetta e si adegua, entra a far parte di quello che viene definito il sistema delle “porte girevoli”.
Lo scienziato può lavorare per l’industria, entrare all’interno di una agenzia regolatoria (che dovrebbe tutelare i diritti dei cittadini, vedi EFSA, FDA ecc… ) dimostrare scientificamente (?) che una sostanza è innocua, nonostante tante evidenze dicano il contrario, ma non importa, per poi rientrare all’interno dell’industria, varcando la solita porta girevole e ottenere magari una promozione.
Quindi manipolazione della scienza, campagne diffamatorie per chi dice no! compiacenza delle autorità preposte tramite le porte girevoli, fumo negli occhi agli organi di stampa e ai mezzi di informazione e il sistema è perfettamente consolidato.
Alla base di questo esecrabile meccanismo così criminalmente concepito, vi è un metodo che si presta benissimo a questo gioco perverso, da condannare in ogni luogo e con ogni mezzo: la Sperimentazione condotta sull’Animale.
Oggi però, più che mai, bisogna andare Oltre la Sperimentazione Animale, cioè non solo condanna assoluta al metodo per la totale inaffidabilità, ma cercare di promuovere metodi scientifici innovativi, già esistenti, che purtroppo non vengono portati alla conoscenza di scienziati indipendenti i quali, spesso in buona fede, si affidano a ciò che hanno sempre usato: il topo!
I metodi veramente scientifici ci sono, ma non vengono utilizzati né tantomeno incentivati. Forse perché darebbero risposte molto più vicine alla realtà, quindi scomode, in altri termini renderebbero più difficile preconfezionare i risultati che si vogliono ottenere?
A questa e alle tante domande sul tema della Sperimentazione Animale e al dubbio atroce che forse le vere cavie siamo proprio noi, cercherò di rispondere con una serie di brevi articoli che non vogliono assolutamente avere la presunzione della “verità in tasca”, ma quantomeno di stimolare una posizione critica su una questione di vitale importanza per la nostra salute, la nostra Terra, le generazioni che verranno.