La FAO stima che ogni anno nel mondo un terzo del cibo prodotto vada sprecato. In Europa sono oltre 89 milioni di tonnellate di cibo quelle che ogni anno finiscono in discarica, per la maggior parte frutta e verdura.
Nel vecchio continente questa vergognosa classifica è guidata dal Regno Unito, con la quota di 14,4 milioni di tonnellate annue (qui cifre più dettagliate) dove pure lo spreco nelle abitazioni si è ridotto del 27% dal 2007 ad oggi. L’Italia è sesta, con “appena” 8,8 milioni di tonnellate di cibo che ogni anno finiscono in discarica.
In un rapporto del 2010, la Commissione europea aveva stimato che nell’Europa dei 27 il fardello dello spreco tocca la soglia dei 179 kg pro capite. Una cifra che negli ultimi anni è in salita, nonostante la crisi economica dovrebbe sopperire alla mancanza di sensibilità e renderci più parsimoniosi. Un dato confortante, invece, è l’accresciuta attenzione delle catene di distribuzione verso il problema, tanto che si stima che le politiche mirate ad evitare gli sprechi abbiano portato ad appena il 5% la quota di prodotti alimentari che vengono gettati via dai banchi dei supermercati.
Nel complesso, queste cifre disegnano una realtà impressionante, con la quale fare i conti: in un mondo in cui le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza penalizzano in modo imbarazzante intere popolazioni, costringendo una parte dell’umanità a vivere al di sotto della soglia di sopravvivenza ed a morire letteralmente di fame, lo spreco alimentare è eticamente inaccettabile. Inoltre, questo enorme surplus di cibo prodotto inutilmente è collegato all’aumento di emissioni inquinanti, accelera il depauperamento delle risorse naturali e lo spreco di territorio. Si tratta di un problema con il quale anche le società più opulente — anzi, proprio quelle a maggior ragione — devono fare i conti.
Per questo merita di essere accolto con la massima attenzione l’esempio che arriva dalla Francia, dove un emendamento a una nuova legge in fase di approvazione vieterà per la prima volta alle catene di distribuzione di distruggere i prodotti in scadenza, obbligandole a regalarli a enti benefici che si occupano di persone bisognose e senzatetto.
Inoltre, viene espressamente vietata la pratica di avvelenare il cibo gettato via con candeggina, tattica adottata per rendere i prodotti inutilizzabili ed evitare che gli indigenti facciano razzia dei cartoni fuori dai supermercati. In Francia si stima che lo spreco alimentare sia pari a poco più di 7 tonnellate di cibo ogni anno e provenga per il 67% dai privati, per il 15% dai ristoranti e per l’11% dai distributori.
L’iniziativa di legge arriva da un consigliere locale di Parigi, Arash Derambarsh (@Arash), il quale ha lanciato una petizione online che in pochi mesi ha raccolto oltre 200.000 firme, convincendo i francesi e raggiungendo lo scopo di sensibilizzare il Paramento sul tema. Una idea semplice e di buon senso, che già da anni viene attuata su base del tutto volontaria a livello locale (es. dalla Coop con l’iniziativa “Buon Fine”) ma che nessuno si era spinto a rendere obbligatoria.
Ma non è tutto: adesso l’intraprendente consigliere vorrebbe portare la sua proposta all’ONU e al G20. Potete stare certi che ne sentiremo nuovamente parlare.