Martedì 6 febbraio Sonny (M90), un giovane orso bruno che viveva nella Val di Sole, è stato ucciso su ordine del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, in quanto ritenuto problematico e pericoloso per la pubblica incolumità.
Sonny aveva appena tre anni ed era da poco indipendente dalla madre. La sua unica colpa – se così può definirsi – era l’essere troppo confidente nei confronti delle persone: in passato si era avvicinato a centri abitati alla ricerca di cibo e in tre occasioni aveva mostrato di non aver paura degli esseri umani. L’ultimo avvistamento risaliva al 28 gennaio, quando l’orso aveva seguito per qualche centinaio di metri una coppia di escursionisti trentenni lungo la strada forestale sopra l’abitato di Ortisè, nel territorio del Comune di Mezzana. L’orso non aveva comunque mai mostrato di voler attaccare delle persone.
L’intera vicenda si è sviluppata con una velocità sconcertante. Dopo l’episodio del 28 gennaio, del tutto innocuo, la Provincia autonoma ha chiesto un parere all’ISPRA, che si è pronunciata sabato 3 febbraio dando il via libera all’abbattimento. Nella mattina di martedì 6 febbraio il presidente Maurizio Fugatti ha firmato il decreto di abbattimento, incaricando il Corpo forestale di identificare l’orso ed ucciderlo. Poche ore dopo, l’animale – che dalla notte tra il 14 e il 15 settembre 2023 aveva un radiocollare – è stato individuato e l’ordine immediatamente eseguito.
Ciò che sconcerta maggiormente è proprio che il provvedimento sia stato eseguito in pochissimo tempo (il comunicato che riferiva dell’uccisione è stato pubblicato alle 16:10), non lasciando alle associazioni alcuna possibilità di presentare ricorso al TAR per chiedere la sospensiva.
La scelta di optare per l’abbattimento è stata puramente politica e basata su una valutazione solo potenziale di pericolo, effettuata a seguito dell’osservazione del comportamento dell’orso. Tuttavia, anche se erano stati segnalati 12 avvicinamenti a centri residenziali e tre incontri ravvicinati, non si erano mai segnalate aggressioni a persone né tentativi di aggressione. La valutazione di pericolosità è stata quindi totalmente astratta, basata sulla confidenza dell’orso nei confronti dell’essere umano, che l’ha portato a ripetere più volte comportamenti ritenuti potenzialmente pericolosi.
Noi crediamo che gli abbattimenti non siano mai la soluzione giusta e con riferimento a questo specifico caso denunciamo che la decisione è stata presa senza valutare le possibili alternative ed eseguita in tutta fretta, così da consentire alle associazioni di intervenire per contestarla. Prima di arrivare all’abbattimento, la Provincia avrebbe dovuto quantomeno provare a individuare un’altra area più lontana dagli abitati dove ricollocare l’orso. Per questo, riteniamo che questa decisione sarebbe stata pienamente contestabile davanti al TAR.
Quanto accaduto ha destato sconcerto e sollevato un’ondata di indignazione a livello nazionale, anche se non stupisce considerato che di recente la Provincia autonoma aveva annunciato di voler abbattere sino a 8 orsi l’anno. Sonny è quindi la prima vittima di questa scelta oltranzista del presidente Fugatti, che ha lo scopo evidente di inseguire una facile consenso elettorale cavalcando la scarsa tolleranza dei cittadini nei confronti degli ingombranti vicini plantigradi. In questo modo, si cercano in realtà di coprire le responsabilità della politica per non aver attuato tutto il necessario per consentire una pacifica coesistenza con questi animali, che da sempre erano presenti lungo l’arco alpino, prima che venissero sterminati dall’essere umano.
Noi ribadiamo la necessità di individuare altre strade rispetto all’abbattimento e riteniamo che la scelta della Provincia di impedire alle associazioni di sottoporre la propria decisione a un controllo giurisdizionale rappresenti un grave precedente di violazione del rispetto delle regole democratiche, considerato che non vi era nessun immediato pericolo per l’incolumità delle persone.
Ricordiamo che gli orsi bruni sono fauna protetta alla quale la normativa nazionale ed europea attribuisce il ruolo naturale di predatori al vertice della catena alimentare, come tali regolatori dell’equilibrio ecologico naturale.
Nei prossimi mesi, Animal Law Italia si impegnerà in ogni modo per bloccare la politica trentina di uccisione indiscriminata di questi animali. Abbiamo prontamente inviato un’istanza di accesso alla Provincia autonoma di Trento per chiedere la documentazione integrale riguardante la vicenda.