1. Ricostruzione della vicenda
In data 29/06/2014 presso la caserma dei Carabinieri di Tavernola Bergamasca si presentava M.E. per sporre denuncia nei confronti dell’uomo.
In particolare M.E. riferiva di aver consegnato allo stesso tre gattini e di avergli richiesto, nei giorni successivi all’adozione, delle foto dei micini per sincerarsi delle loro condizioni. La donna era preoccupata per la sorte degli animali in quanto era rimasta negativamente colpita dalla freddezza dimostrata dall’uomo al momento dell’adozione e dalla modalità inusualmente veloce della stessa. Alla richiesta di fotografie l’uomo aveva risposto dapprima inviando immagini di altri animali e poi in data 28 giugno richiedendo altri gatti, preferibilmente di età compresa fra i 2 e i 4 mesi. Il F. aveva spiegato che la continua richiesta di gatti era legata al fatto che essi venivano strangolati, buttati in acqua bollente e dati ai cinesi per essere mangiati. Lo stesso aveva poi inviato alla donna un video in cui, come riportato dalla stessa, “si sentiva un gatto che respirava forte”. A fronte di tale episodio la M.E. aveva intimato all’uomo di riconsegnarle i gattini; a tale richiesta il F. aveva risposto che si era trattato solo di uno scherzo e che glieli avrebbe restituiti. Non essendosi però presentato all’appuntamento fissato per la restituzione la donna aveva contattato il quarantatreenne dicendogli che lo avrebbe denunciato. L’uomo passò allora a rivolgerle aperte minacce.
Il 02/07/2014 anche S.P. si presentava presso i Carabinieri di Almenno per riferire che il precedente 14 maggio aveva pubblicato sul sito “Subito.it” un annuncio per regalare due gattini di proprietà di anziani vicini di casa; dopo solo 13 minuti veniva contattata da un certo Marco di Trescore che chiedeva di poter adottare la mamma dei piccoli. Una volta appreso dalla P. che essa non era disponibile, riferendosi ai cuccioli, tagliava corto con un “ok li prendo”. La donna negativamente colpita dall’assenza di emozioni che avvertiva nella voce dell’uomo spiegava che i gattini erano ancora troppo piccoli per poter essere ceduti e al fine di comprendere il reale interesse dell’interlocutore lo esortava ad andare a visitarli, ma lo stesso concludeva la telefonata con un frettoloso e secco: “no, quando sono pronti me li porti”. La denunciante al termine della conversazione aveva deciso che non avrebbe affidato i micini all’uomo; pertanto, quando il 30 maggio questi si rifaceva vivo utilizzando una diversa utenza telefonica, accampava la scusa che i piccoli erano gravemente malati e che lo avrebbe contattato lei una volta guariti. Da quel momento la donna veniva fatta oggetto di una lunga serie di messaggi osceni da parte di quel tale che si era presentato come Marco di Trescore; messaggi a cui ella aveva iniziato a rispondere solo in seguito al 27 giugno dopo essersi rivolta preoccupata ai Carabinieri. Di seguito il contenuto di alcuni messaggi che la donna aveva ricevuto su WhatsApp: “Li strangolo io i gatti è la mia passione”; “5 pure oggi me ne sono fatti”.
La notte del 29/06/2014 l’uomo inviava alla S.P. la foto di una gatta impiccata nei pressi del suo letto e le scriveva che la piccola era quasi morta, ma che lui desiderava farla soffrire. Questo quanto raccontatomi dalla S.P. in merito all’accaduto: “la fotografia ritraeva una gattina appesa per le zampine anteriori, legata con una corda sottile al letto”, “non riuscivo a stare calma, mi sentivo esplodere il cuore […] quell’essere continuava a scattare foto all’animale per registrarne l’agonia. Mi disse che l’aveva morso e che quindi l’avrebbe fatta soffrire molto prima di ucciderla”. […] “continuava a mandarmi fotografie e io capivo che la sequenza era esatta; in alcune foto la gatta aveva gli occhi socchiusi, pieni di sofferenza, in altre la linguetta usciva a cercare aria da respirare. Sembrava come incaprettata con un cappio che era legato alle zampine e pure al collo. La gattina cominciava ad avere il sangue alla bocca e il suo piccolo corpo era come stirato dalla forza di gravità. Ebbi il coraggio di domandargli cosa ne avrebbe fatto del suo corpo e lui mi rispose, immediatamente e al plurale che li mangiavano, una decina a settimana”. Ricevute tali immagini in piena notte la donna si era precipitata sconvolta dai Carabinieri nel tentativo, che ella stessa sapeva essere vano , di porre fine allo strazio a cui era sottoposta la povera bestiola; le forze dell’ordine avevano cercato di tranquillizzarla dicendole che probabilmente si trattava solo di immagini prese da internet e l’avevano invitata a tornare a casa consigliandole di spegnere il telefono cellulare. Lei però non seguì il consiglio, sicura che le foto fossero state scattate nella casa del “mostro”. La donna aveva infatti riconosciuto la parete della camera da letto imbiancata d’azzurro con effetto spugnato e la struttura del letto che aveva notato in precedenza in alcune foto che il F. le aveva inviato per mostrarle, tra le altre cose, alcuni dei numerosi smartphone che egli aveva in uso.
Alle ore 02:19, l’ultimo agghiacciante messaggio: “È morta, olè!”, a cui seguì alle 04:09 la foto che concludeva la sequenza; affido ancora una volta alle parole confidatemi dalla stessa P. la descrizione dell’immagine: “la gattina è distesa sul pavimento, il pelo candido intorno alla bocca è intriso di sangue e sul collo ha il segno della sottile corda che l’ha uccisa”.
In data 07/07/2014 T.A. riferiva al Corpo Forestale di Bergamo di aver anch’essa pubblicato il precedente 3 luglio un annuncio sul sito “Subito.it” per regalare tre gattini di sua proprietà e di essere stata contattata nell’immediatezza della pubblicazione da un uomo che con voce fredda e distaccata chiedeva se i gattini fossero ancora disponibili. La donna riconobbe in quella voce il soggetto a cui il 14 giugno aveva affidato altri 2 cuccioli; insospettita da tale circostanza, ossia dal fatto che in un arco temporale così breve la stessa persona fosse ancora alla ricerca di gatti nonché dall’atteggiamento dell’uomo che, di fronte alle sue richieste tergiversava, si decideva a non acconsentire all’adozione riferendo che i gattini non erano più disponibili.
Alle testimonianze sopra riportate si accompagnano quelle del Commissario Capo del Corpo Forestale dello Stato, Filippi e del commissario Maestroni dalle quali è emerso che nello stesso periodo moltissime furono le segnalazioni, da parte di associazioni animaliste e privati cittadini relative al fatto che un soggetto di Trescore fosse alla continua ricerca di gatti e che quel tale, dopo essersi fatto consegnare gli animali, era solito inviare a coloro che glieli avevano affidati messaggi dai toni ingiuriosi e file video raffiguranti gatti morti.
In data 10/07/2014 personale del Corpo Forestale dello Stato di Bergamo eseguiva un accesso ai luoghi presso l’abitazione dell’imputato in quel di Trescore ove constatava un’ingente presenza di tracce ematiche. Macchie di sangue erano presenti sul materasso, sul cuscino, sul muro, sul pavimento della camera da letto, sul pavimento del disimpegno e del tinello; il lavandino del bagno presentava una colata di sangue e tracce ematiche venivano altresì rinvenute sulla lavatrice e su svariati coltelli da cucina riposti nel lavello. Nella camera da letto dell’imputato venivano ritrovati due lacci, uno di materiale elastico ed uno di stoffa, legati al termosifone e annodati fra loro in modo da formare un cappio. Nell’abitazione erano presenti cibo per gatti, tira-graffi, trasportini contenenti ciuffi di pelo, ma nessun gatto vivo.
Sempre in data 10/07/2014 veniva sentito a sit G.U. condomino del soggetto, il quale riferiva di aver trovato alla fine del mese di maggio nel piazzale interno del condominio il cadavere di un gattino che egli era sicuro appartenesse al lui. Tale convinzione era legata ad un episodio risalente ad un mese prima del rinvenimento della piccola carcassa: l’uomo aveva notato lo stesso gattino, un simil certosino maschio di circa quattro o cinque mesi di età, visibilmente impaurito, rannicchiato sul cornicione contiguo al balconcino dell’abitazione del F. mentre quest’ultimo con il manico di una scopa percuoteva la povera bestiola. Di fronte a tale scena il G.U. manifestava il suo disappunto al vicino di casa il quale rispondeva che non stava facendo nulla di male.
23/07/2014: a tredici giorni dalla perquisizione effettuata presso la casa del F. varie erano le segnalazioni che continuavano a pervenire al Corpo Forestale di cittadini che riferivano i tentativi di un uomo, che si faceva chiamare Tommi, di farsi consegnare dei gatti; indice questo che il killer non aveva arrestato la sua caccia. Dalla ricostruzione effettuata emerge che nell’arco temporale che intercorre fra marzo e giugno del 2014 M. F. aveva ricevuto in affido quantomeno sei gatti: tre affidatigli dalla M., due dalla T. e la gatta che gli era stata affidata dall’ ENPA, così come risultante dalla scheda di affido rinvenuta sul comodino dell’imputato durante l’accesso ai luoghi. Nessuno dei malcapitati animali è stato ritrovato vivo e riguardo alle sorti di nessuno di essi il F. ha fornito spiegazione alcuna; nonostante questo non vi è dubbio circa l’infausta sorte spettata alle bestiole. Dalle risultanze della perquisizione, dalle dichiarazioni testimoniali, dalle fotografie e dai filmati è emerso con assoluta sicurezza che il F. abbia cagionato la morte di svariati gatti senza necessità e per crudeltà, uccidendoli, facendoli soffrire e godendo delle loro sofferenze. Da quanto riferito dal killer stesso alla P. egli teneva il conto preciso dei gatti sterminati, conteggio che a luglio del 2014 ammontava, a suo dire, a 37.