Con un’ordinanza pubblicata oggi sulla Gazzetta Ufficiale il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha disposto la proroga fino al 31/12/2021 della sospensione dell’attività degli allevamenti di visoni già disposta a novembre 2020.
Questa notizia giunge ad appena due giorni dalla scadenza del periodo originario di sospensione conseguente alla scoperta, anche in Italia come già avvenuto in altri Paesi, di alcuni visoni “debolmente positivi” al virus SARS-CoV-2.
La decisione di estendere la sospensione per tutto il 2021 è quindi motivata dal principio di precauzione, in considerazione del rischio che il virus possa trasferirsi ai visoni, dove potrebbe mutare e ritrasmettersi agli esseri umani.
I visoni si sono infatti dimostrati animali particolarmente suscettibili al nuovo coronavirus, pertanto il rischio che nuove varianti facciano un nuovo salto di specie verso gli esseri umani è considerato molto concreto.
Questo scenario si era già materializzato lo scorso anno in Danimarca, dove per fortuna il focolaio derivante dalla variante proveniente dai visoni è stato rapidamente spento, non prima di aver contagiato circa 200 persone. Da qui la drastica decisione della premier danese di sopprimere tutti i visoni presenti nel Paese, sospendendone per due anni l’attività.
Le mutazioni sui visoni potrebbero rendere inefficaci i vaccini appena approvati per uso umano, come anche ribadito di recente in un documento divulgato da Eurogroup for Animals e Fur Free Alliance, che contiene le conclusioni scientifiche di esperti internazionali, i quali evidenziano anche che le misure di prevenzione (come l’uso di mascherine e tute di protezione) potrebbero rivelarsi insufficienti.
Nel caso di mancato rinnovo della sospensione, dal primo marzo gli allevatori avrebbero potuto far riprodurre i visoni. La LAV stima che sarebbero potuti nascere fino a 35.000 cuccioli. Animali che sarebbero stati soppressi a fine anno per produrre pellicce.
L’allevamento di animali da pelliccia è sempre stato attaccato sul piano etico. Negli ultimi mesi, associazioni come Essere Animali, LAV e HSI Italia avevano dato battaglia per chiedere non soltanto una sospensione ma la chiusura definitiva degli allevamenti, già attuata nei Paesi Bassi e prevista nei prossimi anni da Germania, Francia, Belgio, Norvegia e Bosnia ed Erzegovina.
Nel nostro Paese sono ancora attivi appena sei allevamenti: 2 in Lombardia, 1 in Veneto, 2 in Emilia-Romagna e 1 in Abruzzo, nei quali si stima siano attualmente presenti circa 7.000 animali. Un numero irrisorio, se si pensa che negli anni ’90 risultavano iscritte alla Camera di Commercio circa 125 imprese che dichiaravano di svolgere attività di allevamento di animali da pelliccia, tanto che la produzione era arrivata a circa 400.000 pelli annue. Già nel 2016 il totale, più che dimezzato, si attestava in circa 180.000 pelli annue; il calo è poi proseguito costantemente negli anni.
Negli ultimi anni la mutata sensibilità dei consumatori e l’abbandono delle pellicce da parte delle case di alta moda ha determinato un drastico crollo per il settore, che era quindi già in crisi da prima della pandemia. L’auspicio è che questa nuova sospensione possa rappresentare la tegola definitiva su questa attività, inducendo alla chiusura i pochi allevatori che ancora resistono.