Nils Jacobi / iStock

Cari ragazzi, parto per le vacanze! Pensate voi ai gatti?

L'abbandono non va individuato nella sola precisa volontà di abbandonare l'animale, ma nell'intento più generale di non prendersene più cura nella consapevolezza dell'incapacità dell'animale di provvedere autonomamente a se stesso.

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Vi è mai capitato di desiderare così tanto che arrivasse un tal giorno e di non pensare a nient’altro che a quello? A me spesso capita quando devo partire per le vacanze e devo organizzare così tante cose che ad un tratto non so più nemmeno cosa devo fare.

Immagino che la signora protagonista di questa storia sia stata fagocitata da una serie di impegni così numerosi da dimenticarsi di occuparsi dei suoi gatti!

È partita per le vacanze e ha lasciato in casa i suoi tre gatti chiedendo poi ai figli minorenni, che vivevano con il padre, di andare a dare da mangiare e da bere ai gatti. Peccato che i poveri gattini siano rimasti senza cibo, senza acqua e in mezzo ai loro escrementi!

Forse la signora aveva pensieri ben più importanti di quello di organizzarsi e chiamare una persona che potesse accudirle i gatti in sua assenza.

Ciliegina sulla torta: la scoperta che uno dei tre gatti fosse anche malato (tumore alla bocca) e che, nonostante sia sia provato ad intervenire con ben due operazioni, era talmente grave che è stato soppresso!

Ci sono domande? La triste e squallida storia merita più di un chiarimento sulle responsabilità a carico della proprietaria dei gatti.

Il dovere di prendersi cura degli animali

La legge punisce chi «per crudeltà o senza necessità, provoca una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche» punendo l’autore del reato con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da cinquemila a trentamila euro.

Si concreta il reato di maltrattamenti anche nell’ipotesi in cui il legittimo proprietario trascuri il suo animale, ad esempio non procurandogli cibo, acqua o non pulendo l’ambiente dai suoi escrementi?

Secondo la Magistratura per il reato di maltrattamento di animali assumono rilievo non soltanto i comportamenti di violenza fisica, ma anche le condotte di chi:

  • costringe l’animale a vivere in un luogo non adatto
  • chi non lo alimenta adeguatamente
  • chi costringe l’animale a rimanere esposto alle intemperie oppure agli agenti atmosferici
  • chi costringe l’animale a vivere in precarie condizioni di salute, di igiene e di nutrizione.

Sarebbe già sufficiente di per sé punire la signora per aver maltrattato i suoi gatti lasciandoli senza cibo, acqua e in condizioni igieniche del tutto precarie, ma come se non bastasse si profila un’altra ipotesi di reato.


Il reato di abbandono di animali

La legge contempla il reato di abbandono di animali che è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

Si tratta di un reato contravvenzionale, per il quale non è richiesto il dolo ma è sufficiente la colpa.

La norma di cui all’articolo 727 c.p., prima dell’intervento della legge numero 189/2004, era l’unica che sanzionava comportamenti idonei a provocare sofferenza agli animali ed era rubricata “maltrattamento di animali”.

Oggi, invece, si distinguono nettamente le due condotte: abbandono di animale da un lato e maltrattamento dall’altro.

Per abbandono si intende la trascuratezza o il disinteresse verso l’animale e non invece all’incrudelimento nei suoi confronti o all’inflizione di sofferenze gratuite, atteggiamenti puniti con il reato di maltrattamento.

L’abbandono, in ogni caso, non va individuato nella sola precisa volontà di abbandonare l’animale, ma nell’intento più generale di non prendersene più cura nella consapevolezza dell’incapacità dell’animale di provvedere autonomamente a se stesso.

Foto: Konstantin Aksenov su iStockphoto

Lasciare i gatti a casa per andare in vacanza è reato?

Per la Magistratura sì. Ha infatti ritenuto che in questo stato i gatti fossero detenuti «in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze».

D’altro canto, i figli della proprietaria erano minorenni, vivevano in un’altra casa, si recavano nell’appartamento dove erano collocati i gatti solo a giorni alterni; ma soprattutto, vista l’età, erano «prevedibilmente inadeguati al compito loro assegnato» di accudirli, e ciò ha fondato la colpa della proprietaria.

Perciò – rimarca la sentenza – «l’imputata, a fronte del lungo periodo di assenza e della impossibilità di avvalersi di un sostituto adeguato per la cura dei propri animali domestici, avrebbe dovuto affidare i gatti ad una struttura, pubblica o privata, di custodia e cura».

La Corte di Cassazione (Cass. sez. 3° pen., sent. n. 32157 del 16 novembre 2020) ha quindi confermato la condanna alla donna al pagamento di 1.500 euro di ammenda.

In conclusione suggerirei di aver sempre cura dei propri animali domestici e, nel caso si voglia fare una vacanza, scegliere luoghi dove possano venire con noi o, nel caso fosse vietato, lasciarli in pensioni o strutture adeguate alla loro cura.

Abbiate cura di loro, sempre!

Non perdiamoci di vista!

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