Negli ultimi mesi i grandi carnivori sono stati nel centro del mirino, oggetto di proposte che ne avrebbero potuto ledere la salvaguardia. Un accanimento che spesso non considera i dati scientifici e che parla soprattutto alla “pancia” di alcune categorie. Tentiamo di ricostruire insieme le ultime vicende che hanno coinvolto i lupi e di ricordare che ci sono soluzioni affinché attività umane e l’esistenza di questi mammiferi carnivori non entrino in conflitto: sono coesistenza e mitigazione.
Il Parlamento europeo verso il declassamento dello stato di protezione dei lupi?
Il Parlamento europeo, nella sessione plenaria tenutasi a Strasburgo il 24 novembre scorso, è stato chiamato a votare la proposta di risoluzione comune sulla protezione degli allevamenti di bestiame e dei grandi carnivori in Europa.
In Europa, la preoccupazione generata soprattutto dai danni causati agli allevamenti ha innescato una serie di pressioni volte al declassamento del lupo (Canis lupus) dall’Allegato II all’Allegato III della Convenzione di Berna, quindi da specie rigorosamente protetta a specie protetta.
Il lupo è, infatti, una specie rigorosamente protetta dalla Convenzione di Berna e dalla Direttiva Habitat CEE 1993/43. La tutela attuata da tali normative ha contribuito significativamente alla ripresa demografica e geografica di questo mammifero negli ultimi decenni. È una tendenza positiva, poiché i lupi sono essenziali per la salute degli ecosistemi di cui sono parte e svolgono un ruolo chiave nel mantenimento della biodiversità nel territorio dell’Unione europea.
Eppure le conosciute e attuate strategie per proteggere gli animali allevati, quali l’utilizzo di opportune recinzioni e la presenza di cani da guardiania, o ancora le misure di compensazione delle perdite per gli allevatori e il parere degli scienziati, non hanno fermato la richiesta di declassamento.
Non sono bastate neanche le deroghe già presenti nella Direttiva Habitat, all’articolo 16, che prevedono la possibilità di abbattimento in determinati casi.
Il 24 novembre il Parlamento europeo ha adottato la proposta comune di risoluzione.
La risoluzione europea e lo studio commissionato dalla Convenzione di Berna
La risoluzione è stata adottata con emendamenti che prevedono il declassamento dello stato di protezione dei lupi ai sensi della Convenzione di Berna e richiamano le deroghe alla Direttiva Habitat, aree di flessibilità che si ritiene debbano essere ulteriormente esplorate. La risoluzione, però, non invita la Commissione europea a procedere al declassamento. Tuttavia, la invita a valutare le popolazioni in modo che il loro stato di protezione, in particolari regioni, possa essere adattato non appena raggiunto un livello di conservazione soddisfacente.
Come riportato dall’associazione “Io non ho paura del lupo”, la Commissione europea ha dichiarato che non c’è motivo di modificare la rigorosa protezione del lupo ai sensi dell’Allegato II, alla luce delle conoscenze e delle sfide associate alla conservazione.
Uno studio commissionato dalla Convenzione di Berna al gruppo di ricerca Large Carnivore Initiative for Europe (LCIE) dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature) ha infatti concluso che, sebbene la specie del lupo si sia diffusa in quasi tutti i Paesi europei, ci sono ancora numerose sfide e minacce che la conservazione di questo animale deve affrontare.
I lupi in Italia
Anche in Italia la salvaguardia del lupo è ormai continuamente minacciata: le perdite degli allevatori e la disinformazione diffusa da testate giornalistiche e social media avvelenano il dibattito sulla protezione di questi animali. Lo stesso ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, si è detto aperto all’abbattimento di lupi in un’intervista rilasciata al Corriere della sera.
In realtà proprio il nostro Paese è il centro di un progetto dedicato ai lupi, il LIFE WolfAlps EU, sostenuto da una squadra internazionale. L’obiettivo è mitigare l’impatto del lupo sull’allevamento, stabilire un equilibrio fra il mondo della caccia e la presenza dei predatori, contrastare il bracconaggio e diffondere un’informazione scientifica e corretta. LIFE WolfAlps EU coinvolge quattro dei sette Paesi alpini — Italia, Francia, Austria e Slovenia — e interviene anche nell’area dell’Appennino Ligure-Piemontese, corridoio ecologico fondamentale per la popolazione alpina di lupo.
Inoltre la raccolta di dati, fondamentale per monitorare le popolazioni di lupi e aggiornare i piani di conservazione, può vantare attualmente lo studio pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ISPRA “Stima dell’impatto del lupo sulle attività zootecniche in Italia. Analisi del periodo 2015 – 2019” e il primo monitoraggio nazionale sul lupo in Italia, sempre coordinato dall’ISPRA.
Invece di agitare appena possibile lo spauracchio dell’abbattimento, bisognerebbe continuare a sostenere strategie di coesistenza e mitigazione e la ricerca scientifica: queste sono le risposte per proteggere i grandi carnivori e supportare le attività umane.