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Crudeltà ed abusi sugli animali a Madrid

Cruelty Free International ha pubblicato filmati che riprendono abusi sugli animali presso Vivotecnia, un’organizzazione di ricerca a Madrid.

Roberta Michelle Perla

Etologa, attivista presso la LAV, facilitatrice nel rapporto umano-animale, ha collaborato con L’ASL di Pinerolo (TO) per il controllo del benessere animale negli allevamenti intensivi.

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Cruelty Free International (CFI) ha pubblicato dei filmati, girati da una persona anonima, che riprendono abusi sugli animali presso Vivotecnia, un’organizzazione di ricerca a contratto con sede a Madrid. Questo centro utilizza diverse specie animali tra cui primati, cani, maiali, ratti, topi e conigli per testare prodotti per industrie farmaceutiche, chimiche, cosmetiche, alimentari e del tabacco.

I video girati tra il 2018 e il 2020 mostrano diversi atti di crudeltà nei confronti degli animali presenti nel laboratorio, come agitare vigorosamente i topi per stordirli, anestesia assente durante un prelievo di sangue dagli occhi di ratti, lesioni spinali nei conigli a causa di cadute ed uccisioni in presenza di altri animali. Inoltre sono state documentate numerose umiliazioni nei confronti dei soggetti stabulati, come dei disegni effettuati da un membro dello staff sui genitali di primati tenuti inchiodati ad un tavolo. Pertanto non vi è alcun dubbio che queste pratiche siano illegali e causino sofferenze inutili negli animali in questione.

La Comunità di Madrid ha deciso di sospendere l’attività di ricerca del laboratorio Vivotecnia in seguito ad un sopralluogo durante il quale sono stati riscontrati segni di abusi sugli animali. Sono state inoltre fornite istruzioni affinché gli animali presenti nella struttura vengano sequestrati e trasferiti in un centro di osservazione per poi essere consegnati a rifugi e santuari in modo che possano godersi una vita senza torture.

Ma cosa avviene dentro qualsiasi centro sperimentale?

Già in un ambiente di laboratorio in cui sono rispettate le norme di legge è fuori discussione che si possa garantire la stessa qualità di vita di un contesto naturale: una gabbia non è equiparabile ad una foresta o ad altri ambienti naturali. La dimostrazione sta nel fatto che, per evitare forme di stress patologico, dovute alle condizioni di reclusione, di solito vengono aggiunti diversi arricchimenti ambientali, dei quali non ci sarebbe bisogno se gli animali vivessero in contesti idonei. Inoltre, dal punto di vista etologico, i soggetti necessitano di movimento, socialità ed esplorazione per poter sviluppare appropriate abilità cognitive e di conseguenza per godere di un reale benessere.

Il dover sottoporre questi individui senzienti a continui stimoli esterni (quali rinforzi positivi) non favorisce un comportamento spontaneo dovuto alla loro motivazione intrinseca, ma è finalizzato a generare risposte automatiche indotte, come fossero delle macchine. Per l’appunto questi animali vengono privati della propria cognizione, dei propri desideri, curiosità e legami sociali e sono ridotti ad automi, incapaci di poter pensare e gestire la loro vita.

E allora, se si toglie agli animali il loro essere tali, perché non si utilizzano delle reali macchine, investendo in altri metodi sostitutivi per fare ricerca?

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