L’aumento terribile dell’incidenza delle malattie cronico-degenerative avvenuto negli ultimi 50 anni è sotto gli occhi di tutti, ma sembra che manchi la volontà di contrastarle in maniera efficace, anche con scelte politiche finalmente coraggiose. Sono centinaia di migliaia le sostanze immesse nell’ambiente con le quali l’uomo viene a contatto quotidianamente nell’arco della vita, dallo stato embrionale/fetale, dalla nascita fino alla vecchiaia.
Come abbiamo avuto modo di spiegare negli articoli precedenti, il danno provocato dalla maggior parte delle sostanze nocive può avvenire anche prima del concepimento e addirittura generazioni prima (cancerogenesi transplacentare e transgenerazionale, di cui abbiamo già parlato) in quanto il danno avviene a livello di gameti, in altre parole a livello riproduttivo, manifestandosi poi nelle generazioni successive. In uno degli ultimi articoli abbiamo visto come, usando il modello animale, si può testare una sola sostanza alla volta e non si può prevedere l’effetto cocktail di varie sostanze che agiscono in sinergia. Diventa anche difficile prevedere l’effetto a lungo termine, data la brevità di vita della maggior parte degli animali da laboratorio di certo non paragonabile alla vita media di un essere umano, di gran lunga maggiore. Abbiamo anche più volte detto che la maggior parte delle sostanze pericolose per l’uomo, che possiamo trovare nell’aria o nell’acqua, accumulandosi attraverso la catena alimentare, inevitabilmente arriva nel piatto attraverso il cibo. Questo per il semplice fatto che le sostanze nocive sono persistenti nell’ambiente e alcune di esse possono perdurare per mesi, giorni, anni, anche centinaia di anni, si parla infatti di POPs (Persistent Organic Pollutants).
Ma di fronte a tutto questo come reagisce la scienza e come si comportano le agenzie di regolamentazione? A tutt’oggi sono state fatte scelte efficaci per salvaguardare la salute e l’ambiente? Purtroppo dobbiamo ammettere che la risposta è assolutamente NO! Il sistema di regolamentazione delle sostanze nocive, deputato a proteggere la salute pubblica, è dalla parte dei cittadini? Funziona? Anche per queste domande la risposta è sempre la stessa: NO! Prima di autorizzare l’immissione nell’ambiente di una sostanza, potenzialmente nociva, se ne dovrebbe garantire la innocuità per la salute pubblica. In altri termini, il sistema dovrebbe funzionare nel senso che una qualsiasi azienda che voglia lanciare un prodotto sul mercato dovrebbe garantirne l’innocuità. In realtà avviene l’esatto contrario. Si lancia sul mercato un nuovo prodotto o si avvia una azienda che produce sostanze potenzialmente pericolose, si presentano studi nella maggio parte taroccati, si creano danni alla salute e all’ambiente, e dopo che queste sostanze hanno creato vittime e disastri si continua ad insinuare il dubbio che tali sostanze non siano “sicuramente” pericolose. Così l’onere della prova sta sempre alla vittima del danno, in questo caso i cittadini consumatori e l’ambiente!
La maggior parte degli studi di ricerca sono prodotti dalle stesse aziende che inquinano, gli studi indipendenti spesso non trovano molto spazio nell’ambito del circuito informativo, così intanto le sostanze restano in circolazione, le aziende non ci rimettono e le vittime devono affannarsi a dimostrare, con enormi difficoltà, la correlazione fra sostanze inquinanti e danno alla salute e all’ambiente! In tutto questo il laboratorio, per come è concepito ancora oggi, non ci dà e non potrà mai dare risposte certe e inconfutabili di correlazione, la così detta “pistola fumante”, fra inquinante e danno!
Un sistema così ben congeniato ha avuto un importante precedete che ha fatto storia. Il fumo di tabacco. Negli anni 50 un grande epidemiologo, poi purtroppo caduto nelle maglie del sistema, aveva dimostrato la netta correlazione fra fumo di sigarette e cancro al polmone (allora tumore raro!) , attraverso un’indagine epidemiologica sull’uomo! Le multinazionali del tabacco per decenni hanno gasato miliardi di animali di ogni specie, cercando di negare ciò che sull’uomo era già stato dimostrato, portando dati sul modello animale che insinuavano fortemente il dubbio. Per decenni il modello animale è servito benissimo a negare una certezza già dimostrata sull’uomo! Questo sistema ha purtroppo funzionato, impedendo di mettere in allarme i consumatori sulla nocività del fumo, impedendo di mettere in atto politiche di prevenzione, creando milioni di vittime e milioni di animali inutilmente “sacrificati”. Chi ci ha sicuramente straguadagnato sono state le multinazionali produttrici di sigarette.
La stessa cosa è successa ed è ancora in atto con le sostanze chimiche potenzialmente nocive par la salute. Le multinazionali della chimica si sono impadronite di tanta “saggezza”ed esperienza, raggiungendo lo scopo: produrre all’infinito di tutto e di più! E la scienza? E le agenzie di regolamentazione? Quali armi mettono in atto, quali difese a tutela dei cittadini? Facciamo un esempio molto esplicativo. Abbiamo detto che la maggior parte degli inquinanti si diffondono nell’ambiente, si diffondono attraverso l’aria e l’acqua e si bioaccumulano attraverso la catena alimentare, quindi ce le ritroviamo nel piatto, dove troviamo anche additivi, dolcificanti e altre porcherie concepite da un sistema produttivo oramai impazzito! Si ricorre allora ad uno strumento che solo apparentemente è dalla parte dei cittadini, ma di fatto risulta essere un vero e proprio “inganno”che di scientifico ha ben poco: la dose giornaliera accettabile o DGA.
La Dose giornaliera accettabile (DGA)
Questo artificio, inventato di sana pianta a tavolino, non ha nulla di scientifico, ma nel tempo è diventato un vero dogma intoccabile e nessuno si azzarda a contrastarne la non scientificità. Essa rappresenta una decisione politica al fine di salvaguardare l’industria, dare un alibi ai politici, consentendo così l’impiego criminale di sostanze chimiche anche all’interno dei prodotti alimentari. Che questi rappresentino un veleno non sembra interessare, né politici, né scienza prezzolata (che si presta benissimo taroccando dati), né agenzie di regolamentazione. Vediamo allora con quale procedimento scientifico (!) si arriva a calcolare la DGA. Innanzitutto si testa la sostanza in esame sul modello animale per ricercare la NOAEL (Non Observed Advers Event), cioè la dose senza effetto avverso osservabile sul modello animale. Ricercare però la NOAEL su un ventaglio variabilissimo di modelli animali, (ciascuna specie risponde in maniera diversa alla sostanza in studio) e poi ipotizzare quale potrà essere il dato trasferibile all’uomo è una prima enorme grossolanità! Per ridurre l’incertezza del valore della NOAEL, si ricorre ad applicare un fattore di sicurezza, che consiste nel dividere, di solito, per 100 il valore della NOAEL, ottenendo così la DGA, cioè la dose giornaliera accettabile.
Al di la del fatto che ciascuno di noi non assume un solo alimento alla volta e in più alimenti ci sono diverse sostanze potenzialmente tossiche, per non parlare degli individui più fragili come bambini, donne in gravidanza, anziani e malati, di questo non viene tenuto conto. Ma torniamo al calcolo della DGA e al fattore di sicurezza che in apparenza, potrebbe dare l’impressione di un procedimento definito scientificamente e adottato da un consenso scientifico, ma purtroppo le cose non stanno così. Questo fattore di sicurezza, lungi dal rispondere ad una esigenza di tutela della salute, rappresenta ben altro, visto che può variare da 100 a 1000, ma anche da 1.000.000 a 10! In altri termini, se si vuole dimostrare che una sostanza è pericolosa per la salute e l’ambiente, e si è quindi dalla parte dei cittadini, il fattore di sicurezza può essere pari a 1000 o anche 1.000.000, ma se si è dalla parte dell’industria, miracolosamente questo fattore di sicurezza sarà 100 o può addirittura precipitare a 10!
Dove è la Scienza in tanta approssimazione e grossolanità?! Come si può pensare di continuare a salvaguardare la salute e a tutelare l’ambiente dove viviamo applicando metodi così grossolani? Il carattere pandemico delle patologie dei nostri giorni rappresenta una delle sfide più difficili per l’umanità e non potrà di certo essere affrontata in termini di sola ricerca di terapie (testate con un metodo fallimentare!) o di sola diagnosi precoce, o affidandosi a metodi grossolani che di scientifico hanno ben poco e che servono solo per continuare ad inquinare e a fare danni. Queste strategie si sono dimostrate, a tutt’oggi, perdenti. Se non si fanno politiche serie di prevenzione primaria, di lotta all’inquinamento su tutti i fronti e non si cambia metodo per testare le sostanze tossiche per poi ritirale dal commercio, la guerra è persa in partenza! Avere a disposizione dei metodi di ricerca che siano finalmente affidabili e che in tempi brevi consentano di discriminare le sostanze pericolose, di valutarne la tossicità per l’uomo e per l’ambiente, di valutarne l’effetto cocktail, potrebbe rappresentare l’unica possibilità, per fare poi le dovute scelte. Il modello animale in tutto questo si è dimostrato essere una “strada vincente” solo per l’industria e per quanti continuano a devastare il nostro pianeta.