Combattimenti clandestini

Art. 544-quinques del Codice Penale
Classificazione: Maltrattamenti
Pratiche illecite punite dal codice penale.

I combattimenti clandestini tra animali (spesso cani) rappresentano una manifestazione estrema di crudeltà verso gli animali e un’aberrante attività criminosa ancora presente in Italia, sebbene spesso nascosta agli occhi della maggior parte della popolazione. Queste attività sono spesso orchestrate da organizzazioni criminali che sfruttano tali eventi per generare profitti attraverso scommesse illegali, creando un mercato sommerso difficile da monitorare e contrastare.

La fattispecie è punita dall’art. 544-quinquies del Codice Penale, che vieta il fenomeno dei combattimenti clandestini nella sua interezza, punendo ogni possibile condotta partecipativa o lucrativa gravitante intorno a esso con pene che possono includere la reclusione da tre mesi a tre anni o una multa da 5.000 a 160.000 euro.

INDICE

Aspetti legali

In Italia, l’articolo 544-quinquies del Codice Penale vieta e sanziona severamente i combattimenti tra animali. Le pene previste includono la reclusione da uno a tre anni e una multa da 50.000 a 160.000 euro. Tali sanzioni si applicano a chiunque promuova, organizzi o diriga combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possano metterne in pericolo l’integrità fisica.

Inoltre, la legge prevede un aumento della pena da un terzo alla metà nei seguenti casi:

  • Se le attività sono compiute in concorso con minorenni o da persone armate.
  • Se le attività sono promosse utilizzando videoriproduzioni o materiale contenente scene o immagini dei combattimenti o delle competizioni.
  • Se il colpevole cura la ripresa o la registrazione in qualsiasi forma dei combattimenti o delle competizioni.

Anche l’allevamento o l’addestramento di animali destinati a partecipare a tali combattimenti è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con una multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica ai proprietari o detentori degli animali impiegati nei combattimenti, se consenzienti.

Inoltre, chiunque, anche se non presente sul luogo del reato e fuori dai casi di concorso nel medesimo, organizza o effettua scommesse sui combattimenti o sulle competizioni è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con una multa da 5.000 a 30.000 euro.

Cosa puoi fare

Se noti segnali di un imminente avvio di un combattimento clandestino, è doveroso sollecitare tempestivamente l’intervento delle Forze dell’Ordine:
– digitando il numero di emergenza unico 112 per rivolgersi ai comandi dell’Arma dei Carabinieri o agli uffici territoriali della Polizia di Stato;
– rivolgendosi di persona al Comando di Polizia o dei Carabinieri più vicino.

Se noti segnali circa la possibile esistenza di cani detenuti, allevati o addestrati per i combattimenti o di luoghi adibiti all’organizzazione, promozione o direzione degli incontri e ritieni che non vi sia un pericolo imminente per l’incolumità degli animali coinvolti, provvedi a raccogliere fotografie e videoregistrazioni riguardanti animali coinvolti nel circuito dei combattimenti o strumenti adoperati per la detenzione, l’addestramento o l’allevamento di questi.
Il materiale probatorio raccolto non può essere pubblicato, bensì dovrà essere allegato alla denuncia che potete sporgere alla Polizia Giudiziaria.

Segnali indicativi di combattimenti clandestini o attività preparatorie:

  • Detenzione di cani non sterilizzati con grandi catene, spesso chiuse con lucchetti.
  • Presenza di ferite evidenti su muso, zampe anteriori, orecchie e coda dei cani.
  • Utilizzo di strumenti per l’addestramento come tapis roulant o springpole, o per la riproduzione.

Se ti imbatti in siti di promozione od organizzazione di combattimenti, è doveroso provvedere a segnalarlo alla Polizia Postale.

Approfondimenti

Questa sezione contiene informazioni più dettagliate, che possono essere utilizzate come base di partenza per approfondire la tematica.

I combattimenti clandestini tra cani sono alimentati principalmente dalle scommesse illegali, che generano profitti significativi per le organizzazioni criminali coinvolte. Queste attività non solo finanziano ulteriori operazioni illecite, ma servono anche a consolidare il controllo territoriale e a dimostrare potere all’interno delle comunità. 

I cani destinati a questi combattimenti subiscono addestramenti estremamente violenti, finalizzati a incrementare la loro aggressività. Vengono spesso sottoposti a maltrattamenti, privazioni e sevizie per trasformarli in “macchine da guerra”. Questi metodi includono la fame, le percosse con bastoni e catene, la segregazione in spazi angusti e, in alcuni casi, la somministrazione di sostanze dopanti per aumentare la massa muscolare. 

L’esposizione costante alla violenza dei combattimenti clandestini tra cani può desensibilizzare sia gli organizzatori che gli spettatori, portando a una normalizzazione di comportamenti aggressivi e antisociali. Questo fenomeno contribuisce a creare un clima di brutalità che può estendersi oltre l’ambito dei combattimenti tra cani. In particolare, la presenza di bambini o ragazzi all’interno del circuito dei combattimenti clandestini è particolarmente grave, poiché può sviluppare in loro insensibilità verso la sofferenza degli animali, entusiasmo per la violenza e mancanza di rispetto per la legge. Questo può portare alla devianza e alla delinquenza, ovvero a comportamenti che si allontanano dalle norme sociali fino a violarle. 

Risorse esterne

Per approfondire e ottenere ulteriori informazioni su come riconoscere e segnalare tali attività, è disponibile la “Guida al cittadino per riconoscere i segnali e denunciare la presenza di combattimenti tra cani”, realizzata da Humane Society International/Europe e Fondazione Cave Canem nell’ambito del progetto #IONONCOMBATTO, che mira a fornire gli strumenti necessari al contrasto del fenomeno alle Forze di Polizia e a figure professionali chiave, quali medici veterinari ed educatori cinofili, nonché per educare la popolazione a riconoscerlo e adeguatamente denunciarlo.

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Scheda a cura di: Samuele Fondelli.
Ultimo aggiornamento: 05/01/2025.

I contenuti presenti in questa pagina sono forniti a scopo puramente informativo e hanno carattere generale. Nonostante l’accuratezza e l’aggiornamento delle informazioni, queste non possono essere considerate esaustive né sostituire una valutazione specifica da parte delle forze dell’ordine e di altre figure qualificate, come guardie zoofile, avvocati e veterinari.

Si precisa che Animal Law Italia, in qualità di ente del Terzo Settore, non offre servizi di assistenza o consulenza legale. Per questioni specifiche, ti invitiamo a rivolgerti direttamente a professionisti del settore, che potranno fornire un supporto adeguato e personalizzato in base alle circostanze del caso.

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