Il 29 maggio 2025, il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge a prima firma Brambilla, che introduce modifiche al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale in materia di reati contro gli animali. Questa riforma, attesa da anni, rappresenta un passo avanti nella tutela degli animali, di fatto riconoscendoli come esseri senzienti e soggetti di diritto.
Tuttavia, la versione definitiva licenziata dai due rami del parlamento — anche a seguito della contrattazione tra le forze politiche della maggioranza — ha perso lo slancio della formulazione iniziale, ben più ambiziosa. Registriamo con dispiacere che la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati prima e il Senato poi non abbiano colto l’opportunità per includere una revisione di più ampio respiro delle norme penali a tutela degli animali, ad esempio includendo il riconoscimento esplicito della correlazione tra la violenza sugli animali e altre condotte criminali, contenuta nelle proposta a prima firma dell’on. le Devis Dori, che prevedeva anche una specifica formazione delle forze di polizia.
Un’altra occasione mancata è la scelta di non abrogare l’articolo 19-ter delle disposizioni di coordinamento del codice penale. Introdotto nel 2004, questo articolo continua a escludere l’applicazione dei reati contro gli animali (Titolo IX-bis) in contesti come caccia, pesca, allevamento, trasporto, macellazione, sperimentazione, circhi e manifestazioni “storico-culturali” autorizzate.
La sua abolizione avrebbe segnato un passo decisivo verso una tutela davvero moderna e coerente degli animali, estendendo l’applicazione delle norme penali anche a quei settori in cui oggi sono escluse. Mantenere questa norma significa accettare che alcuni animali, per il solo fatto di essere soggetti all’utilizzo umano, siano considerati “di serie B”, di fatto degradando la loro dignità.
Di seguito, analizzeremo le principali novità di questa legge.
Innanzitutto, il titolo IX-bis del Codice Penale è stato modificato per indicare quale oggetto diretto di tutela gli animali e non più solo il sentimento umano nei loro confronti, superando definitivamente la teoria ottocentesca dei “doveri indiretti”. Questo cambiamento, lungamente atteso, riflette un’evoluzione culturale e giuridica nella percezione degli animali nella nostra società, già cristallizzata dal 2007 a livello europeo con il riconoscimento della natura di “esseri senzienti” sancita dal Trattato di Lisbona.
Altra novità che salta all’occhio è il generale inasprimento delle pene.
– Uccisione di animali (art. 544-bis c.p.), la pena è aumentata da 6 mesi a 3 anni di reclusione e multa da 5.000 a 30.000 euro. Se l’uccisione è preceduta da sevizie o causa sofferenze prolungate, la reclusione sale da 1 a 4 anni e la multa da 10.000 a 60.000 euro .
– Maltrattamento di animali (art. 544-ter c.p.), la reclusione passa da 6 mesi a 2 anni, con multa da 5.000 a 30.000 euro .
– Combattimenti tra animali (art. 544-quinquies c.p.): chi organizza o dirige combattimenti tra animali rischia da 2 a 4 anni di reclusione e multe fino a 160.000 euro. Anche la semplice partecipazione è punita con reclusione fino a 2 anni e multa fino a 30.000 euro.
– Abbandono di animali (art. 727 c.p.): l’ammenda minima è aumentata da 1.000 a 5.000 euro, mentre l’importo massimo rimane a 10.000 euro .
È introdotto l’articolo 544-septies, che prevede un aumento di pena fino a un terzo se il reato è commesso alla presenza di minori, nei confronti di più animali, oppure diffondendo immagini o video delle violenze tramite strumenti informatici o telematici.
Affidamento definitivo degli animali sequestrati
È introdotto l’articolo 260-bis del Codice di Procedura Penale, che consente l’affidamento definitivo degli animali sequestrati ad associazioni o enti individuati con decreto del Ministero della Salute, adottato di concerto con il Ministero dell’Interno. L’affidamento avviene previo versamento di una cauzione per ogni animale affidato, stabilita dall’autorità giudiziaria in base alla tipologia dell’animale, al suo stato sanitario e ai costi di gestione nel lungo periodo. Inoltre, durante le indagini o il dibattimento, fino alla pronuncia della sentenza definitiva, è vietato abbattere o alienare a terzi gli animali coinvolti, anche se non è stato disposto il sequestro.
Divieto di detenzione a catena
Nella legge è sancito per la prima volta il divieto nazionale di tenere cani alla catena. L’art. 10 vieta al proprietario o al detentore, anche temporaneo, di animali di affezione di “custodirli nel luogo di detenzione e dimora tenendoli legati con la catena o con altro strumento di contenzione similare che ne impedisca il movimento, salvo che ciò sia imposto da documentate ragioni sanitarie o da temporanee esigenze di sicurezza”. Vengono introdotte sanzioni amministrative da 500 a 5.000 euro.
A nostro avviso, le “documentare ragioni sanitarie” dovranno essere necessariamente certificate da un veterinario, mentre le “temporanee esigenze di sicurezza” dovranno essere interpretate in senso molto rigido, così da non svuotare di efficacia la previsione normativa. Sarà quindi necessario un accertamento puntuale caso per caso, per verificare l’effettiva esigenza della catena. Sono comunque fatte salve eventuali norme regionali che prevedano un divieto assoluto, che quindi prevarranno sulla norma statale.
Questo provvedimento rappresenta un passo fondamentale verso il coronamento della campagna “Liberi dalle catene”, avviata nel 2021 da Fondazione Cave Canem, Green Impact e Animal Law Italia, che ha già portato significativi cambiamenti a livello regionale.
“Siamo orgogliosi di aver contribuito a un cambiamento che finalmente garantisce dignità e libertà a migliaia di cani ancora tenuti a catena. Continueremo a vigilare affinché la normativa venga applicata efficacemente su tutto il territorio nazionale”, dichiarano congiuntamente Gaia Angelini (Presidente di Green Impact), Alessandro Ricciuti (Presidente di Animal Law Italia) e Federica Faiella (Presidente della Fondazione Cave Canem).
La coalizione “Liberi dalle catene” proseguirà il suo impegno attraverso attività di monitoraggio, formazione e sensibilizzazione, per assicurare che questa importante conquista legislativa si traduca in un reale miglioramento delle condizioni di vita degli animali d’affezione in tutta Italia.
Le nostre osservazioni a caldo
Anche se la portata di questa nuova legge è inferiore rispetto alle attese iniziali, la stessa rappresenta un passo avanti in avanti nella protezione degli animali in Italia. Tuttavia, per garantire una tutela effettiva, sarà fondamentale monitorare l’applicazione concreta delle nuove disposizioni e valutare quindi l’impatto reale delle misure introdotte, in particolare per quanto riguarda l’affidamento definitivo degli animali sequestrati.
Animal Law Italia continuerà a vigilare sull’attuazione di tutte le norme che tutelano gli animali, promuovendo ulteriori interventi normativi per rafforzare la tutela degli animali nel nostro Paese.