La coalizione #liberidallecatene, composta da Animal Law Italia insieme a Fondazione Cave Canem e Green Impact, chiede con urgenza un’ordinanza straordinaria regionale per vietare la pratica di detenere i cani alla catena, prima che arrivino le ondate di caldo previste a breve.
Già metà dell’Italia si è dotata di una legge che vieta la detenzione dei cani alla catena, ma mancano all’appello ancora Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Provincia di Bolzano, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e Toscana. Quest’ultima ha segnato un passo nella direzione di una legge con l’approvazione all’unanimità, da parte del Consiglio regionale, di una mozione che richiede l’introduzione di una legge di divieto di detenzione di cani a catena. Le tempistiche, però, non permetterebbero di salvare i cani dalle alte temperature e dall’emergenza incendi che si prospettano per le prossime settimane.
Chiediamo un’ordinanza straordinaria
«Auspichiamo di poter incontrare i presidenti — dichiarano Gaia Angelini, Federica Faiella, Alessandro Ricciuti, promotori della coalizione — per esporre il fenomeno che causa, ogni anno, migliaia di vittime tra i cani detenuti alla catena, esposti alle condizioni meteo più infauste, senza possibilità di fuga in caso di pericolo». Gli incendi, ad esempio, possono essere causa di una fine orribile per i cani che, legati, non possono fuggire dalle fiamme. «Attendiamo risposte urgenti dalla Toscana — proseguono — che per prima e unica in Italia, nel luglio 2022, aveva introdotto l’ordinanza straordinaria per rischio incendi e, a maggio di quest’anno, ha visto il Consiglio regionale approvare, all’unanimità, una mozione che richiede l’introduzione di una legge di divieto di detenzione di cani a catena. Chiediamo l’immediato adeguamento di 9 regioni e della Provincia autonoma di Bolzano che ancora non hanno adottato questo strumento di tutela della salute e del benessere dei cani».
Divieto di cani a catena: la situazione attuale in Italia
Allo stato attuale, in Italia, la regolamentazione di questa pratica è demandata ai singoli enti territoriali: nonostante ci sia ancora molto da fare, ci sono stati sviluppi positivi negli ultimi anni, anche grazie alla nostra campagna che fino ad ora ha raccolto circa 40mila firme. La Campania, ad esempio, ha integrato la sanzione mancante nella legge regionale, mentre il Lazio ha modificato radicalmente la legge introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani a catena. Il divieto è stato introdotto nella Provincia autonoma di Trento lo scorso dicembre, con una legge entrata in vigore proprio il 1° luglio 2023. Le regioni che hanno una normativa per il divieto permanente sono Lazio, Campania, Umbria, Marche, Emilia Romagna, Abruzzo, Puglia, Lombardia, Veneto e Provincia autonoma di Trento.
L’impegno della coalizione #liberidallecatene
Dal lancio della campagna #liberidallecatene, a marzo 2021, la petizione si è rivelata un importante strumento di sensibilizzazione politica. La pratica, oltre a essere contraria alla sensibilità collettiva, è incompatibile con le esigenze etologiche del cane e ha conseguenze negative sullo stato psicologico, emotivo e fisico dell’animale, come affermano numerosi esperti italiani e internazionali. All’estero i modelli di riferimento restano Austria e Svezia, mentre si registrano evoluzioni positive in Slovacchia e Germania. Fuori dai confini europei si segnala anche l’esempio virtuoso della California.
Per approfondire questo argomento scarica il report Verso il divieto di tenere i cani alla catena su www.freedomfordogs.org. Sullo stesso sito è possibile firmare la petizione per vietare la detenzione di cani a catena in tutta Italia.