Perché chiediamo migliori condizioni di benessere per i crostacei nell’industria ittica e alimentare?

Parliamo delle condizioni che possono causare sofferenza in questi animali secondo le più recenti evidenze scientifiche.

Di Alessia Colaianni
Pubblicato il 27/02/2023
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La tutela del benessere è più facilmente comprensibile quando è applicata a mammiferi e uccelli. Sono animali a noi molto familiari ed entrare in empatia con loro è per noi umani molto più semplice rispetto a quando siamo davanti a dei crostacei decapodi, quali gamberi, granchi, astici, aragoste e mazzancolle. Eppure anche loro sono stati dichiarati esseri senzienti e hanno bisogno di protezione per soffrire il meno possibile durante il loro trattamento all’interno dell’industria ittica e di quella alimentare.

I crostacei sono esseri senzienti

I crostacei decapodi sono esseri senzienti. Ma cosa significa?

«La senzienza è la capacità di provare sentimenti, come dolore, piacere, fame, sete, calore, gioia, conforto ed eccitazione. Non è semplicemente la capacità di provare dolore, ma sentimenti di dolore, angoscia o altri sentimenti negativi, in un’ampia accezione, e questo ha uno speciale significato per la legislazione sul benessere degli animali».

Questa è la definizione riportata nel report Review of the Evidence of Sentience in Cephalopod Molluscs and Decapod Crustaceans (Review sulle evidenze di senzienza nei molluschi cefalopodi e nei crostacei decapodi), commissionato dal governo del Regno Unito e realizzato dalla London School of Economics and Political Science (LSE).
Jonathan Birch, professore associato presso il Dipartimento di Filosofia, Logica e Metodo Scientifico e leader del progetto Foundations of Animal Sentient alla LSE, e i suoi colleghi hanno sviluppato una serie di criteri per valutare le evidenze di senzienza nei crostacei decapodi (i crostacei che posseggono dieci zampe) e nei cefalopodi (ad esempio polpi e seppie), analizzando più di 300 pubblicazioni scientifiche. Grazie a questo lavoro hanno potuto in seguito ricavare le potenziali implicazioni sul benessere di questi animali nelle attuali pratiche commerciali.

Dalla parte dei crostacei

Firma la petizione per chiedere tutele adeguate per i crostacei decapodi in Italia

Problemi nel commercio di crostacei: dalla cattura e allevamento…

I passaggi che i crostacei attraversano prima di arrivare nelle tavole dei ristoranti e nei piatti delle cucine casalinghe sono cattura o allevamento, trasporto, conservazione e macellazione. Ciascuna di queste fasi, alla luce delle conclusioni riportate nel documento della London School of Economics, presenta delle problematiche legate alla tutela del benessere di questi animali.
Nella cattura possono verificarsi lesioni accidentali, come il danneggiamento del carapace, delle antenne o la perdita di arti. Ci sono poi delle pratiche adottate dagli operatori nel settore che si sono dimostrate dolorose come il declawing, ossia la rimozione di una o entrambe le chele prima di riportare in acqua l’animale, e il nicking, il taglio dei tendini delle chele.
Un’operazione diffusissima negli allevamenti di gamberi di tutto il mondo, dannosa per il loro benessere, è l’ablazione del peduncolo oculare, che consiste nel recidere le sporgenze sopra le quali sono posizionati gli occhi o nella frantumazione diretta degli occhi degli esemplari femmina, per accelerarne la riproduzione.

…al trasporto, stoccaggio e uccisione

Secondo il report della London School of Economics and Political Science, per quanto riguarda il trasporto e lo stoccaggio, in queste fasi i crostacei dovrebbero avere accesso ad aree al riparo dalla luce con temperature che, nello stoccaggio umido, non devono superare gli 8°C e non devono scendere al di sotto dei 3-4°C. Diventa chiaro che, come già sottolineato in altre occasioni, non si dovrebbe detenere i crostacei nel ghiaccio, la cui temperatura è di 0°C o più bassa. Inoltre, così come nell’allevamento, il numero di individui all’interno di un determinato spazio deve essere ridotto per prevenire stress e aggressioni, ma anche lesioni, infezioni o ipossia (carenza di ossigeno). Infine c’è la fase della macellazione, in cui avviene l’uccisione dell’animale. I metodi che causano sofferenza nei crostacei sono la bollitura da vivi — sono necessari dai 35 ai 45 secondi in media affinché un astice o un’aragosta muoia dopo essere stata inserita in acqua bollente — e l’immersione in acqua dolce per i crostacei marini. C’è anche lo smembramento da vivi, che prevede ad esempio la separazione dell’addome dal torace o della testa dal torace: pensate a quante volte sarà accaduto di procedere in questa maniera a chi si rifornisce in pescheria e prepara i crostacei in casa senza conoscere le opportune operazioni di uccisione. Ad oggi i metodi di uccisione che portano minore sofferenza ai crostacei sono lo spiking per i granchi, che richiede la distruzione dei due centri nervosi dell’animale, e lo splitting nelle aragoste, ossia la divisione dell’esemplare a metà. Infine c’è l’elettrocuzione — un metodo di stordimento che riduce maggiormente la sofferenza nei crostacei —, il passaggio di corrente elettrica con dispositivi e metodologie controllate, prima dell’uccisione.

Attualmente in Italia non esiste una normativa adeguata e uniforme che tuteli i crostacei decapodi a partire dalle evidenze scientifiche. È per questo che nei prossimi mesi noi di Animal Law Italia procederemo con attività di ricerca, divulgazione e advocacy, coinvolgendo ricercatori, produttori, distributori, rivenditori di prodotti ittici e ristoranti e collaborando con gli stakeholder e con la comunità scientifica per il miglioramento del loro benessere, portando questo tema nella discussione pubblica e politica. Per saperne di più, continuate a seguirci.

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni

Giornalista e divulgatrice scientifica, già responsabile comunicazione di ALI (ottobre 2022 - dicembre 2023).

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