La letteratura scientifica internazionale ha, ad oggi, ampiamente dimostrato la capacità dei crostacei decapodi (crostacei con cinque paia di zampe, quali granchi, gamberi, astici, aragoste e scampi) di avvertire dolore e sofferenza. A supporto di ciò è disponibile uno studio esaustivo redatto dalla London School of Economics and Political Science nel 2021, dal titolo Review of the Evidence of Sentience in Cephalopod Molluscs and De-capod Crustaceans, il quale giunge alla conclusione che i crostacei decapodi siano da ritenersi esseri senzienti, ossia esseri che provano sensazioni, tra cui dolore e sofferenza. Anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e la British Veterinary Association (BVA) hanno in passato descritto i crostacei decapodi come esseri dal comportamento complesso, aventi notevoli capacità di apprendimento, dotati di un certo livello di consapevolezza, capaci di provare dolore e, dunque, meritevoli di protezione.
Fino ad oggi, l’università italiana non si era posizionata sull’argomento, ma le cose sono cambiate. Come parte della campagna Dalla parte dei crostacei, Animal Law Italia ha infatti commissionato la stesura del report scientifico “La questione della senzienza nei crostacei decapodi” all’Università degli Studi di Messina. Il report, scritto dalla Prof.ssa Passantino e colleghe del Dipartimento di Medicina Veterinaria, passa in rassegna le più recenti evidenze scientifiche disponibili sulla capacità di senzienza di questi animali, al fine di consentire la valutazione delle pratiche idonee applicate alle diverse fasi della produzione, quali cattura, trasporto, detenzione e macellazione.
Il documento inizia definendo il concetto di “benessere animale” e analizzando la struttura del sistema nervoso dei crostacei decapodi. Successivamente, si fornisce una panoramica del contesto legislativo italiano, europeo e internazionale, e si descrivono in dettaglio le pratiche a cui vengono sottoposti questi animali, le quali possono causare loro sofferenza prolungata. Si conclude affermando che, basandosi sulle numerose evidenze scientifiche ad oggi disponibili, i crostacei decapodi sono esseri senzienti e come tali necessitano di una protezione e tutela adeguate, che al momento non esistono.
Infatti, la maggior parte dei paesi dell’Unione europea, inclusa l’Italia, non offre una protezione giuridica adeguata per questi animali nella filiera produttiva, fino al consumo. Questo comporta che i crostacei decapodi siano soggetti a pratiche che causano loro notevole sofferenza, come il trasporto a temperature inappropriate e a densità elevate, l’esposizione su ghiaccio e la bollitura mentre sono ancora in vita. Come analizzato nel report di ALI Crostacei Decapodi: tra Diritto e Scienza, alcuni paesi del mondo, tra cui Svizzera, Nuova Zelanda, Austria e Norvegia, hanno già introdotto norme di protezione specifiche e restrittive per questi animali, con l’obiettivo di ridurne la sofferenza. In Italia, gli unici interventi rilevanti si trovano nei regolamenti comunali, che tuttavia risultano essere approssimativi, incoerenti e privi di una base scientifica solida.
Noi di ALI ci auguriamo che questo documento possa contribuire all’introduzione di una soluzione legislativa in Italia sotto forma di una norma nazionale che garantisca un adeguato livello di tutela del benessere dei crostacei decapodi in tutte le fasi della filiera produttiva, dalla pesca al trasporto, detenzione e macellazione.
Con la campagna Dalla parte dei crostacei, ALI mira a sensibilizzare le autorità competenti per l’emanazione di norme specifiche che proteggano questi animali in Italia, realizzando così la riforma dell’articolo 9 della Costituzione, che stabilisce che «la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».