Il fatto è tragico. Una bimba di appena un anno è stata aggredita mortalmente da due pitbull poi abbattuti nel tentativo di salvare almeno il nonno della piccola vittima. Il tutto è accaduto all’interno del giardinetto di proprietà della famiglia della bimba. La notizia meriterebbe un rispettoso silenzio. Trattandosi di cronaca, inevitabilmente trova e troverà spazio sui giornali. Purtroppo non sempre in modo corretto.
Il Corriere della Sera in edicola oggi ne riferisce in tre colonne. Nella stessa pagina, in basso a sinistra, poche righe dedicate ad una dodicenne che si è suicidata perché “la vita fa schifo”. A destra, sempre nella stessa pagina, viene ripresa la vicenda di Noemi, la bambina che pare sia stata ammazzata a pietrate dal suo fidanzatino. Voltando pagina si apprende che un ventottenne ha accoltellato mortalmente il proprio padre per difendere la mamma dalle violenze dell’uomo. Mentre licenzio questo mio trafiletto ho notizia dell’ennesima brutale violenza ai danni di una donna, a Roma, presso Villa Borghese.
Quattro morti assurde. Una violenza odiosa. Fatti incomprensibili e per questo inspiegabili. Meno incomprensibile, e forse più decifrabile, non per questo meno tragica, la morte della bimba di 14 mesi. Tralascio lo stile narrativo utilizzato nell’articolo che volutamente ricerca la commozione del lettore e mi soffermo su alcuni passaggi che non condivido. Il tutto nel rispetto della vicenda specifica, della quale non conosco i particolari e che dunque mi impone di astenermi da inutili e volgari illazioni o valutazioni sulle persone coinvolte.
Primo. I due pitbull non erano i “suoi” cani e non erano neppure i “cani di famiglia”. E non erano neanche i cani del nonno paterno posto che questi era appena rientrato dall’Albania. Mi chiedo dunque di chi fossero quei due pitbull e con chi avessero cementato quel rapporto di governo, di cure, di empatia e di affetto reciproco che può indurci a ritenere che un certo cane appartenga o meno ad una determinata persona. Non lo sappiamo ma non è affatto irrilevante appurarlo in questi casi.
Secondo. Chi ci dice che la bimba voleva giocare con i due pitbull come salomonicamente viene affermato nell’articolo? Nessuno, se non la fantasia di chi ha firmato l’articolo. La bimba, di solo 14 mesi, avrebbe potuto averne paura, altro che giocare con loro. È una ipotesi così peregrina?
I passaggi più significativi per comprendere quanto poco si rischia di comprendere da questo tragico fatto sono però altri.
Possiamo escludere con certezza che la piccolina avesse inavvertitamente e per i motivi più diversi e inimmaginabili causato la fatale reazione dei due pitbull? Inoltre, le aggressioni verso i bambini molto piccoli possono essere determinate proprio dalla diversa e ingannevole percezione che il cane ha del bambino che, anche per gli odori ormonali che emana, viene scambiato per una preda.
Queste considerazioni potrebbero dare un senso a quella che è stata definita una inspiegabile aggressione. Quanto alla furia dei due pitbull, anche l’aggressione da parte di un cane di piccola taglia potrebbe avere esiti letali su un bimbo di pochi mesi.
Non manca, anche in questa tragedia, l’autorevole quanto inutile, certamente tardivo contributo dei vicini i quali solo ora si ricordano che quei due pitbull erano pericolosi avendo in passato aggredito alcuni cani del quartiere e che solo il padre della bimba uccisa, all’estero per cercare lavoro, riusciva a gestirli.
Forse una preziosa prevenzione avrebbe potuto salvare la piccola. Sicuramente solo un’adeguata conoscenza, educazione e rispetto degli e verso gli animali potrebbero giustificare quelle meravigliose immagini che ogni tanto vediamo scorrere nelle bacheche, dove animale e bambino giocano o dormono uno vicino all’altro. Diversamente, sono immagini false e pericolose.
Un forte fortissimo immenso abbraccio ai genitori della piccola.