Nella mia continua ricerca di riduzione dell’ignoranza (la mia) ho voluto leggere questo libro scritto dal Prof. Simone Pollo, ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma. Un libro impegnativo quanto straordinariamente utile per l’attualità dei temi trattati.
Paragonando la matita (o se preferite l’evidenziatore) ad uno scalpello, la soddisfazione è stata quella di giungere, lavorando sulle pagine di questo libro, a disvelare importanti punti di partenza dai quali potere cominciare a ragionare su temi importanti quali, tra alcuni, la sperimentazione animale piuttosto che l’uso alimentare degli animali.
L’approccio dell’autore non è salomonico rappresentando — a mio modesto avviso — uno dei pregi di questo libro. Pollo ci indica i punti di partenza di un ragionamento che occorre sviluppare per comprendere quello che è il sentire comune oggi. Non considerarli significherebbe giungere a conclusioni “affrettate”, sicuramente discutibili.
L’analisi parte necessariamente da lontano.
Siamo umani grazie agli animali e la civiltà umana è in debito con loro. Proprio per questo l’autore con questo e in questo libro si interroga su quale debba essere il posto degli animali nella vita morale degli esseri umani. E lo fa utilizzando come sistema di datazione temporale la teoria Darwiniana che Pollo definisce «non una spiegazione fra le tante possibili circa i meccanismi di funzionamento degli esseri viventi» ma l’unica spiegazione.
Prendendo punto di riferimento Darwin (negazione della discontinuità tra umani e animali; dell’antropocentrismo e della attribuzione esclusiva di cognizioni ed emozioni agli umani) l’analisi parte da chi escludeva in modo categorico — pur con differenze non trascurabili — alcuna inclusione degli animali da una considerazione morale (Aristotele, Cartesio) per poi ricordare chi teorizzava una loro esclusione “non totale” teorizzando doveri indiretti verso i non umani (Tommaso d’Aquino, Kant). Inevitabile ricordare il contributo di Jeremy Bentham e Henry Salt alle cui riflessioni si rifanno un certo Singer e un certo Regan.
Si tratta di pagine di assoluto interesse per i contenuti e per la forma in cui essi vengono presentati. Pagine essenziali e propedeutiche soprattutto alla trattazione del tema della sperimentazione animale e dell’utilizzo del cibo animale. È significativo — scrive Pollo — come l’incidenza nella realtà delle cose sia incomparabile tra la prima pratica rispetto alla seconda e come e questo triste vantaggio della seconda rappresenti un tema di gran lunga meno sentito rispetto a quello della sperimentazione.
Il capitolo quinto (Gli animali come cibo) e il capitolo sesto (La sperimentazione animale) meritano una lettura attenta da parte di coloro che nutrono un autentico interesse per queste tematiche. La riduzione o eliminazione dell’alimentazione a base animale come la riduzione o eliminazione della sperimentazione rappresentano legittime e condivisibili aspirazioni. Ma a ciò si potrà arrivare solo se e qualora si dia valore e si comprendano talune imprescindibili premesse che, solo se correttamente considerate, permetteranno di collocare la riflessione sulla moralità di tali pratiche in un contesto realistico e adeguato.