In Francia gli animali non sono più oggetti

Avv. Alessandro Ricciuti

Avv. Alessandro Ricciuti

Presidente di Animal Law Italia.

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È una bella novità quella che arriva dalla Francia, dove il Parlamento ha approvato nei giorni scorsi una modifica all’art. 528 del Code Civil del 1804, che oggi riconosce espressamente gli animali come «être vivant doué de sensibilité» (esseri viventi dotati di sensibilità) e non più come semplici beni mobili, quindi oggetti, come avveniva secondo la classificazione tradizionale risalente all’antico diritto romano.

Si tratta di una definizione analoga a quella già introdotta nei codici civili di Germania, Svizzera e Austria e del tutto simile a prevista dall’art. 13 del Trattato di Lisbona, che definisce gli animali quali “esseri senzienti”, vincolando l’Unione Europea e gli Stati membri a tener conto delle loro esigenze in materia di benessere.

In Germania nel 2002 è stato modificato un articolo della Costituzione che obbligava lo Stato a rispettare e proteggere la dignità umana in modo da includere gli animali (art. 20, a); la modifica era stata poi completata con una modifiche del codice civile, dove si precisa che «Gli animali non sono oggetti» (§ 90a BGB).

In Svizzera sin dal 1992 gli animali sono tutelati nella Costituzione (artt. 80 e 113) e nel codice civile si precisa che “non sono oggetti” (art. 641a); nel 2005 è stata inoltre approvata la Legge federale sulla protezione degli animali, che ha lo scopo di tutelare «il benessere e la dignità degli animali» (art. 1).

Anche in Austria dal 2005 gli animali sono classificati come esseri viventi e non beni mobili (§ 285a ABGB).

Nonostante non venga modificata la sostanza per cui gli animali possono essere oggetto di proprietà privata, la nuova definizione francese rappresenta il segno della mutata sensibilità e interesse verso gli stessi nella società contemporanea ed ha la funzione di allineare il diritto civile con il sistema di tutele previste dal diritto penale. Si supera quindi pienamente l’incongruenza per cui da un lato gli animali erano tutelati da «significativi maltrattamenti e atti di crudeltà» mentre per la legge civile il proprietario poteva disporne a suo piacimento e senza limiti.

Sul versante pratico, il nuovo principio potrà trovare utile applicazione come guida nell’interpretazione e applicazione delle altre norme civilistiche, ad esempio in tema di affidamento di animali domestici in caso di separazione e divorzio, dispute di proprietà o successorie, richieste di risarcimento danni prodotti ad animali. Tutte ipotesi in cui gli animali in precedenza erano trattati come meri beni mobili al pari di tavoli e sedie, aventi un mero valore patrimoniale, mentre in futuro i giudici non potranno prescindere dal considerarli come “esseri viventi dotati di sensibilità” e quindi dovranno tenere anche conto delle loro esigenze in quanto tali, seppure limitatamente agli interessi umani coinvolti.

Inoltre, la modifica al Codice Civile rappresenta un punto di partenza per ulteriori evoluzioni normative, che attribuiscano agli animali sempre maggiori tutele legali, come anche ribadito dal Ministro della Giustizia Christiane Taubira, la quale ha affermato che questa legge, che era in discussione dal novembre 2013, «ha peso, significato e sortirà conseguenze». Non si tratta quindi di una modifica puramente simbolica ma di un mutamento di prospettiva, suscettibile di produrre in futuro ulteriori conseguenze positive.

Come osserva nel suo sito internet l’associazione 30 Milions d’Amis, che aveva lanciato questa battaglia nel 2013 con una petizione che aveva raggiunto 700mila firme di persone comuni e l’adesione di intellettuali e personalità di spicco nella società francese, viene superata una definizione arcaica degli animali, mettendo al passo il diritto con le conoscenze scientifiche e la mutata sensibilità verso degli animali, che oggi sono riconosciuti come dotati di un valore intrinseco e non più di un mero valore di scambio al pari di un qualsiasi oggetto inanimato.

Per la verità, la proposta iniziale lanciata da una ventina di intellettuali era di più ampio respiro e implicava la creazione di una nuova categoria a metà strada tra esseri umani e beni mobili, nella quale inserire gli animali. Tale proposta aveva ricevuto la ferma avversione dell’unione degli allevatori francesi, che temeva potesse impattare sulle attività dei propri associati. Tuttavia, nel corso della discussione parlamentare il Parlamento francese non ha osato fare un passo così grande e la norma è stata limitata in modo da far rientrare gli animali nei beni mobili, pur se con la precisazione della loro peculiarità quali esseri senzienti.

In Germania il codice civile (§ 90a BGB) intitolato “Tiere” (Animali) prevede che «Gli animali non sono cose. Sono protetti attraverso leggi speciali. Sono governati dalle leggi che regolano le cose, con le opportune modifiche, salvo che non sia diversamente specificato». («Tiere sind keine Sachen. Sie werden durch besondere Gesetze geschützt. Auf sie sind die für Sachen geltenden Vorschriften entsprechend anzuwenden, soweit nicht etwas anderes bestimmt ist»).

E in Italia? Nel nostro paese sono state avanzate molteplici proposte di modificare la Costituzione, inserendo nell’art. 9 la tutela degli animali accanto a quella del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Purtroppo al momento il legislatore si è dimostrato distratto e svogliato. Per quanto riguarda il codice civile, nel nostro paese gli animali sono ancora considerati come beni mobili senza ulteriori definizioni e le aperture della giurisprudenza in questi anni sono dovute ad un’interpretazione evolutiva della legge, anche alla luce delle modifiche al codice penale.

Tuttavia, si avverte l’esigenza di una nuova definizione di animale all’interno del codice civile, sull’esempio di Francia, Germania, Austria e Svizzera. Per la verità, in Italia l’accresciuta sensibilità della popolazione verso gli animali certificata da ultimo dal rapporto 2015 di EURISPES indica che i tempi sarebbero maturi anche per accogliere la sfida lanciata dagli intellettuali d’oltralpe due anni fa, che implica la creazione di una terza categoria accanto a esseri umani e oggetti materiali. Una modifica la cui necessità si avverte ogni giorno come più pressante e che oltre a rispondere alle richieste del comune sentire,  fungerebbe da chiaro stimolo ad una maggiore riflessione da parte dell’intera società sulle tematiche dei diritti animali.

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