Le organizzazioni presentano la seconda edizione del Rapporto sui cani a catena e un piano di azione per chiedere l’introduzione del divieto di questa vergognosa pratica, in tutte le Regioni d’Italia entro il 2026.
Roma, 04 luglio 2022 – Migliaia di cani detenuti alla catena sono in pericolo a causa dell’elevato rischio incendi, alimentati dalla forte siccità e dal vento in molte zone del Sud Italia come Sardegna, Basilicata, Sicilia e Calabria. È a queste Regioni che si rivolgono Green Impact, Fondazione CAVE CANEM, Save the Dogs and Other Animals e Animal Law Italia per chiedere l’adozione urgente di un’Ordinanza Regionale Straordinaria introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani alla catena su tutto il territorio.
“In molte zone del Sud è ancora pratica comune tenere i cani legati in aree di campagna, lontano dalle abitazioni, dove gli animali non sono monitorati e non possono essere salvati in caso di pericolo. Abbiamo assistito tutti alla devastante tragedia causata dagli incendi in Sardegna lo scorso anno, dove sono morti centinaia di animali. Non possiamo aspettare di ritrovarci nella stessa situazione, serve un intervento immediato, quale è quello proposto”, dichiara la Vice Presidente di Fondazione CAVE CANEM Federica Faiella.
Tenere un cane ad una catena, magari per tutta la vita, oggi è ancora legale in diverse Regioni d’Italia, come evidenziato dal 2° Rapporto “Verso il divieto di tenere i cani legati alla catena”, realizzato dalle quattro organizzazioni, in prima linea dal 2021 nel chiedere l’introduzione del divieto in tutte quelle Regioni italiane con normative assenti o inefficaci.
“Come emerge da questa seconda edizione del rapporto, che abbiamo elaborato sulla scia di quello dello scorso anno, sono ancora numerose le Regioni in cui è necessario intervenire. Abbiamo definito un piano di azione con le misure necessarie per ottenere entro il 2026 l’emanazione di normative regionali efficaci in tutta Italia, in linea con il benessere, la salute e i bisogni etologici degli animali. Sono ancora molte le Regioni che presentano una legislazione inefficace o incompleta come ad esempio la Sardegna, e altre come la Sicilia ancora prive di una legislazione in materia, con un vuoto normativo da colmare”, commenta Gaia Angelini, Presidente di Green Impact.
Nonostante ci sia ancora molto da fare, ci sono stati anche sviluppi positivi nell’ultimo anno. La Campania, ad esempio, ha integrato la sanzione mancante nella Legge Regionale (giugno 2021), mentre il Lazio ha modificato radicalmente la legge introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani a catena (agosto 2021). Inoltre, il divieto è in via di adozione nella Provincia di Trento e ancora in fase di discussione in Piemonte.
“Abbiamo incontrato lo scorso febbraio il Governatore Cirio, il quale si è impegnato personalmente ad accelerare lo sviluppo della normativa. Auspichiamo quanto prima un cambiamento concreto anche in Piemonte, dove purtroppo è ancora consentito tenere i cani a catena”, dichiara Sara Turetta, Presidente di Save the Dogs and Other Animals.
Grazie all’impegno costante delle quattro organizzazioni sono già state raccolte oltre 30.000 firme con la campagna “Liberi dalle catene” per chiedere il divieto di detenere i cani a catena e numerose sono state le iniziative di sensibilizzazione che hanno riportato l’attenzione su questa vergognosa abitudine, segnale di una crescente attenzione delle persone verso questo tema. La pratica, oltre a essere contraria alla sensibilità collettiva, è incompatibile con le esigenze etologiche del cane e ha conseguenze negative sullo stato psicologico, emotivo e fisico dell’animale, come affermano numerosi esperti italiani e internazionali che hanno contribuito alla realizzazione del Rapporto.
“In Italia esistono 17 normative su 20 enti territoriali”, fa notare Alessandro Ricciuti Presidente di Animal Law Italia. “È fondamentale armonizzare la legislazione italiana e far sì che le regioni esemplari, dotate di una legislazione più avanzata, vengano prese a modello da quelle in ritardo nell’approvare una normativa al passo con i tempi”.
Volgendo lo sguardo all’Unione Europea, dal dossier emergono cambiamenti positivi in Slovacchia e Germania, paesi che nell’ultimo anno hanno adottato il divieto di detenzione dei cani a catena con alcune eccezioni circoscritte. Austria e Svezia restano i modelli di riferimento mentre nel mondo, invece, si segnala l’esempio virtuoso della California.
La versione completa della seconda edizione del Rapporto “Verso il divieto di tenere i cani alla catena” è disponibile su www.freedomfordogs.org, il nuovo sito dedicato alla campagna delle quattro organizzazioni, da consultare per essere sempre aggiornati e conoscere, attraverso la mappa interattiva, la situazione specifica di ogni Regione italiana.