COMUNICATO STAMPA

Carne coltivata – Animal Law Italia: le mozioni approvate in Consiglio regionale ignorano dati scientifici, ostacolano la sostenibilità ambientale e alimentare e la competitività delle aziende pugliesi

Il 18 aprile il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 217 presentata il 10/11/2022 dal capogruppo del PD, Francesco Paolicelli (Sostegno alle iniziative contro il cibo sintetico) e la mozione n. 223, presentata il 21/11/2022 dal consigliere del gruppo misto Massimiliano Stellato (Rischi derivanti dall’uso di cibo sintetico). Le due mozioni hanno lo scopo dichiarato di sostenere la battaglia della Coldiretti contro questi nuovi alimenti e contengono informazioni allarmistiche e scorrette. L’obiettivo malcelato di queste iniziative è infatti salvaguardare il comparto zootecnico tradizionale e intensivo, con il pretesto della tutela dei consumatori.

Lo scorso 5 aprile due agenzie specializzate delle Nazioni Unite, la FAO (Food and Agriculture Organization) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno presentato un rapporto sulla sicurezza alimentare del cibo derivante da coltura cellulare: Food safety aspects of cell-based food, che analizza la produzione della carne coltivata e i rischi a essa annessi. Il report include le evidenze scientifiche più accurate e complete disponibili attualmente, analizzate da un panel di 23 esperti internazionali, che hanno verificato che i rischi per la salute umana connessi al consumo di questi nuovi prodotti sono simili a quelli del cibo convenzionale.

Contrariamente ai dati scientifici ad oggi disponibili, le due mozioni approvate dal Consiglio regionale pugliese, così come il disegno di legge presentato dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida e approvato dal Governo a fine marzo, enfatizzano rischi non dimostrati per supportare la posizione di Coldiretti, che da mesi sta portando avanti una campagna che demonizza la carne coltivata – chiamata intenzionalmente “sintetica” e definita “cibo Frankenstein” – per salvaguardare gli interessi degli allevatori propri iscritti.

Tutto questo va a scapito dei consumatori, che hanno invece diritto di ricevere informazioni complete e corrette per orientare le proprie scelte. Il Governo e adesso anche il Consiglio regionale pugliese intendono fermare prematuramente la diffusione di cibo che potrebbe risultare più etico, sicuro e sostenibile per l’ambiente. Sul punto, il documento di FAO e OMS sottolinea che la strada da percorrere consiste nell’investire in ricerca e sviluppo per capire se effettivamente la promessa di maggiore sicurezza alimentare e sostenibilità rispetto alla produzione di cibo convenzionale potrà essere mantenuta.

Secondo un sondaggio commissionato da Good Food Institute Europe gli italiani sono tra i cittadini più ricettivi in Europa, con il 55% degli intervistati interessati ad assaggiarla, percentuale che sale al 72% nella fascia più giovane della popolazione. Il motivo principale per farlo è proprio l’interesse a ridurre l’impatto ambientale del cibo. La carne coltivata offre infatti la possibilità di consumare un alimento simile alla carne in commercio attualmente, che risparmierebbe la vita di milioni di animali.

In Europa al parere scientifico sta lavorando l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), con sede a Parma, e in seguito ci sarà una decisione in ambito UE, che tra l’altro ha anche stabilito di sostenere il settore con un finanziamento da 25 milioni di euro nell’ambito di Horizon Europe.

«I nuovi cibi coltivati non sono in competizione con i prodotti tradizionali, rispetto ai quali rappresentano un’alternativa che alcune categorie di cittadini potrebbero trovare preferibile – dichiara l’avv. Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law Italia – Approvando queste due mozioni, il Consiglio regionale ha scelto di sostenere una visione contraria all’innovazione, che nel lungo periodo danneggerà la competitività di quelle aziende agroalimentari pugliesi che potrebbero voler sperimentare nuovi prodotti per conquistare nuove fette di mercato. Inoltre, nessuna legge potrà vietare a un’azienda con sede all’estero di produrre una replica coltivata in bioreattore di quelle eccellenze di cui andiamo tanto orgogliosi».

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