Campagna contro il cibo sintetico di Coldiretti: molta disinformazione e demagogia

ALI insieme ad altre associazioni per la protezione animale commenta la raccolta firme e l’infografica diffuse per chiedere il divieto di carne e altri prodotti realizzati in laboratorio.

Pubblicato il 23/11/2022
Carne sintetica - laboratorio
HQuality Video/iStock

Coldiretti, la principale organizzazione agricola a livello nazionale, ha diffuso una comunicazione corredata di infografica, per promuovere una raccolta firme contro il cibo sintetico. «Più che un’infografica, quella del comunicato condiviso da Coldiretti è una grafica fuorviante, evidentemente di parte», commenta Animal Law Italia insieme a Animal Equality Italia, CIWF Italia, Essere Animali, LAV e LNDC – Animal Protection.

Il comunicato di Coldiretti

Il 10 novembre 2022, Coldiretti ha diffuso per mezzo stampa e pubblicato sui suoi canali ufficiali una raccolta di firme contro il cibo sintetico. I toni e i contenuti utilizzati si sono basati sulla disinformazione e sulla paura: cellule impazzite, bioreattori disegnati con il simbolo del nucleare (i bioreattori nulla hanno a che fare con l’energia nucleare), paventati rischi ambientali, sanitari e minacce alla libertà del consumatore. Nessuna di queste affermazioni è stata per altro sostenuta da dati e pubblicazioni scientifiche. Discutibile anche la contrapposizione con il “cibo naturale” che l’organizzazione intenderebbe proteggere: sono mostrate rappresentazioni bucoliche — nelle foto compare una mucca al pascolo in un prato — molto lontane dalla realtà degli allevamenti intensivi. Anche dal lato del “Made in Italy” mancano totalmente fonti scientifiche e dati che confermino questa narrazione.

La sicurezza dei cibi sintetici

Tra i punti trattati nel comunicato stampa e nell’infografica c’è la sicurezza alimentare. Ricordiamo che il Regolamento UE 2012/2283 subordina l’immissione nel mercato dei cosiddetti Novel Foods o prodotti alimentari innovativi al fatto che:

  • in base alle prove scientifiche disponibili, l’alimento non presenti un rischio di sicurezza per la salute umana;
  • l’uso previsto dell’alimento non induca in errore i consumatori, in particolare nel caso in cui l’alimento è destinato a sostituire un altro alimento e vi è un cambiamento significativo nel suo valore nutritivo;
  • se l’alimento è destinato a sostituire un altro alimento, non ne differisca in maniera tale da rendere il suo consumo normale svantaggioso per il consumatore sul piano nutrizionale.

Ecco come il terrore alimentato dal Coldiretti si ridimensiona grazie alla legge comunitaria.

Le parole del Ministro e la posizione di ALI

La carne e gli altri cibi sintetici sono in fase di studio e, a livello globale, si sta cercando di capire se e come questa tecnologia possa diventare un’alternativa etica e sostenibile agli attuali alimenti di origine animale che, come dimostrato da numerosi studi e review, esercitano un impatto rilevante in termini di emissioni di gas serra e di impronta sull’ambiente.
L’Italia dovrebbe essere lungimirante e aprire le porte della ricerca per implementare nel proprio sistema alimentare soluzioni per un futuro complesso, tra aumento della popolazione mondiale ed effetti del riscaldamento globale.
Eppure il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, afferma — in risposta a un’interrogazione parlamentare del 17 novembre scorso — la totale contrarietà all’affermazione di una carne alternativa che potrebbe rappresentare una soluzione alla sostenibilità del sistema alimentare e rispondere alle sempre più forti preoccupazioni dei consumatori sul trattamento riservato agli animali allevati a scopi alimentari.
Lo stesso Ministro, qualche settimana fa aveva dichiarato: «Non siamo certo per gli allevamenti massivi […] che sfruttano e stressano gli animali, ma vogliamo tutelare i piccoli allevatori e un’economia di qualità che difenda il territorio». Riprendendo queste parole, ci aspettiamo, quindi, una presa di posizione dell’attuale Governo per una riduzione del numero di animali allevati in Italia e un maggiore supporto alla ricerca per un’alimentazione sempre più basata sul consumo di alimenti vegetali, che garantisca maggiore autonomia nell’approvvigionamento e salvaguardia del territorio.

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