Non sono tardate le dichiarazioni di stile che hanno rappresentato l’autentico dispiacere dell’intera città di Siena il cui amore e rispetto per i cavalli parrebbe essere noto a tutti — tranne che al povero Raol — e che ora prende le distanze (Siena) da chi ignora la cultura e tradizione senese.
Nel mentre ieri raccontavo — in occasione del MIVEG svoltosi a Milano — di come le forme di maltrattamento in danno degli animali mutino pericolosamente e subdolamente le modalità di estrinsecazione, giungeva la notizia della morte di Raol, il cavallo impiegato nel Palio di Siena. Quello della Contrada Imperiale della Giraffa che ha “beffato” i contradaioli e i senesi tutti, uscendo di scena — per sempre — prima di tagliare il traguardo. Un Palio di Siena riconosciuto come “straordinario” perché dedicato — quando si dice la combinazione — al centenario della fine della Prima Guerra mondiale.
Quella cultura e tradizione (parlo in generale), spesso di origine religiosa, che non poco ha contribuito — e ancora continua — a deresponsabilizzare gli essere umani verso gli esseri non umani. E che mostra ai bambini — per la gioia ed emozione dei loro genitori — quanto sia divertente ed etico colpire con un bastone la testa di un gallo piuttosto che infierire su polli, capretti e conigli appesi ad una corda e sgozzati con una falce da persone bendate.
Vuoi mettere l’adrenalina nel vedere correre fino allo sfinimento buoi pungolati da uomini invasati? Del resto in un medioevo ormai alle spalle (forse) era forse stato promesso a qualche Santo che se quello avesse debellato la terribile peste che aveva invaso il paese, gli uomini savi avrebbero fatto correre gli animali più lenti a loro disposizione, i buoi appunto, in segno di gratitudine.
Non si tratta di una questione di diritto, di verificare se e quale norma sia stata violata o se vi sia qualche norma che autorizzi tali anacronistiche e crudeli manifestazioni.
È una questione di civiltà. Di etica. Di ignoranza. Avere accostato il Palio di Siena al centenario della fine della Prima Guerra mondiale significa ignorare che quel primo conflitto ha rappresentato l’apoteosi dello sfruttamento animale, con un numero impressionante di animali morti e primi tra questi, cavalli e asini.
Per il prossimo anno suggerisco agli organizzatori del Palio di distribuire a tutti i partecipanti — e magari anche agli spettatori tutti — una copia, ovviamente gratuita, dell’ultima enciclica di Papa Francesco. Laudato si.