Accecati dalla luce, detenuti in acquari sovraffollati e senza alcun riparo, esposti vivi fuori dall’acqua e su ghiaccio, privati dell’alimentazione, con le chele immobilizzate. Per i crostacei decapodi (aragoste, astici, granchi e gamberi), queste le pratiche “inumane” di detenzione ancora comuni nei supermercati, pescherie e ristoranti per tenerli in vita in attesa della vendita o consumazione. Eppure, secondo studi scientifici i crostacei sono esseri senzienti, capaci di sentire dolore e sofferenza e dunque meritevoli di protezione al pari di ogni altro animale senziente impiegato all’interno della filiera alimentare
Animal Law Italia, già promotore della campagna SOS Crostacei, ha raccolto decine di segnalazioni di cittadini, sulla base delle quali ha prodotto un report d’indagine intitolato “Se avessero una voce: la sofferenza di astici, aragoste e granchi nei supermercati d’Italia”. Il documento porta alla luce i presunti maltrattamenti subiti da questi animali all’interno di otto punti vendita di alcune catene di supermercati. L’Associazione ha presentato denuncia per maltrattamento di animali nei confronti dei gestori dei supermercati oggetto dell’indagine, con lo scopo di indurre la grande distribuzione ad abbandonare la vendita di crostacei vivi o quantomeno adottare misure immediate per migliorare il loro benessere. La scienza ha infatti dimostrato che questi animali sono esseri senzienti, capaci di sentire dolore e sofferenza; tuttavia, i crostacei decapodi rimangono gli unici animali senzienti a poter essere venduti vivi al consumatore. Animal Law Italia chiede quindi al Parlamento di colmare questa lacuna normativa.
«Alcune sentenze hanno già riconosciuto che la detenzione di crostacei su ghiaccio e con chele legate è sanzionabile penalmente – osserva l’avv. Alessandro Ricciuti, Presidente di Animal Law Italia – Purtroppo la giurisprudenza su questo tema non è ancora sedimentata e anche i pochi regolamenti comunali che prevedono norme sui crostacei decapodi contengono indicazioni vaghe e poco chiare. Il Parlamento deve intervenire, vietando che questi animali possano continuare a essere venduti vivi. Lo richiede l’articolo 9 della Costituzione, che demanda al legislatore la disciplina di “modi e le forme” di tutela degli animali. Alcuni Paesi europei come Austria e Svizzera hanno già varato norme di tutela dei crostacei decapodi».
Le denunce nei confronti dei supermercati
Tra dicembre 2023 e maggio 2024 sono state raccolte da Animal Law Italia diciassette segnalazioni da cittadini con le presunte evidenze di maltrattamento, sotto forma di foto e video, all’interno di supermercati, ipermercati e cash&carry nelle regioni Lombardia, Piemonte, Lazio, Calabria e Friuli-Venezia Giulia. Le segnalazioni, che riguardavano dieci punti vendita appartenenti a sei diverse insegne, sono state vagliate da un biologo marino, un veterinario esperto in etologia e un avvocato. L’Associazione ha deciso di denunciare per maltrattamento di animali (544 ter c.p.) e/o detenzione incompatibile produttiva di gravi sofferenze (727 c.p.) i gestori di otto supermercati, a causa delle presunte gravi condizioni di sofferenza subita dagli animali, tenuti su ghiaccio (nella maggioranza dei casi anche con le chele legate) o in acquari sovraffollati oppure con poca acqua e/o ancora esposti a luce diretta e intensa. Le denunce sono dirette ai responsabili dei punti vendita e non anche alle società titolari delle insegne commerciali.
Cosa dice la scienza?
La letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato la capacità dei crostacei decapodi di sentire dolore e sofferenza. Uno studio recente redatto dall’Università degli Studi di Messina e commissionato da Animal Law Italia, intitolato “La questione della senzienza nei crostacei decapodi” ha analizzato le più recenti evidenze scientifiche disponibili sulla capacità di senzienza di questi animali. Lo studio conclude che questi animali sono effettivamente da considerarsi esseri senzienti e dunque meritevoli di protezione al pari di ogni altro animale senziente impiegato all’interno della filiera alimentare. Anche studi precedenti, come quello esaustivo redatto dalla London School of Economics and Political Science nel 2021 e intitolato “Review of the Evidence of Sentience in Cephalopod Molluscs and Decapod Crustaceans”, il quale ha esaminato oltre 300 articoli scientifici sull’argomento, concludono che i crostacei decapodi devono essere considerati esseri senzienti, ossia capaci di provare sensazioni, inclusi dolore e sofferenza. Anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e la British Veterinary Association (BVA) hanno descritto i crostacei decapodi come esseri dal comportamento complesso e con la capacità di provare dolore.
Necessaria una legge
Animal Law Italia sollecita l’intervento del legislatore: servono norme specifiche per la tutela dei crostacei decapodi, come già avvenuto in alcuni paesi, tra cui Austria, Svizzera e Australia. In particolare, l’Associazione chiede che questi animali non vengano più venduti vivi. Le esigenze etologiche e il benessere di queste creature marine non possono considerarsi adeguatamente tutelate in supermercati, ristoranti e pescherie.
L’Associazione confida che le denunce indurranno la grande distribuzione a interrompere la vendita di crostacei decapodi vivi al pubblico, o quantomeno ad adottare rapidamente una serie di misure minime per aumentare il loro benessere, partendo dalla eliminazione della detenzione su ghiaccio e della legatura delle chele, già oggetto di una pronuncia della Cassazione nel 2017. Bisognerebbe inoltre evitare il digiuno. Nel caso dell’uso di acquari, bisognerebbe prevedere sufficiente libertà di movimento e spazio adeguato a evitare il contatto diretto con altri individui, e ogni animale dovrebbe disporre di un rifugio adeguatamente spazioso per accomodare tutto il suo corpo. L’acquario non dovrebbe essere esposto a luce diretta e intensa. Inoltre, i crostacei di specie diverse andrebbero tenuti in acquari distinti.