Decine di macelli sono chiusi per epidemia e quelli aperti non riescono a smaltire il numero di animali in arrivo o sono troppo lontani: da qui la decisione di molti allevatori di uccidere gli animali che non riescono a macellare e smaltire le carcasse.
Gli ultimi dati riferiti stamane dal New York Times sono impressionanti: in Iowa, lo stato con più allevamenti di maiali, si stima che vi saranno 600.000 suini “in eccesso” nel corso delle prossime sei settimane. In Minnesota 90.000 maiali sono stati uccisi negli allevamenti da quando i macelli hanno iniziato a chiudere.
Si stima che a inizio mese la capacità dell’industria si fosse ridotta del 40% con oltre 3.400 lavoratori contagiati, soprattutto a causa della diffusione del virus in alcuni degli enormi macelli di proprietà di Tyson e Smithfield, le due principali società di trasformazione e distribuzione di carne del Paese. I numeri di oggi sono ancora più impressionanti: 15.744 lavoratori di macelli e industrie di trasformazione sono positivi al virus e altri 65 sono morti.
Negli ultimi giorni alcuni impianti di macellazione stanno riaprendo dopo che il Presidente Trump ha emesso un ordine esecutivo che consente al Ministero dell’Agricoltura di ordinare alle industrie di macellazione di tenere aperti i macelli, oltre ad aver annunciato l’acquisto di carne in eccesso per 100 milioni di dollari. I ritardi accumulati continueranno comunque ad avere un impatto sull’industria per le prossime settimane o anche mesi, a seconda della diffusione del virus tra i lavoratori.
Queste soppressioni rappresentano una decisione sofferta per le aziende, considerato che ogni animale non macellato rappresenta una perdita in termini di mangimi, farmaci e antibiotici somministrati durante le varie fasi della crescita. Le razze adoperate in zootecnia sono selezionate per un accrescimento rapido e il periodo ottimale per la macellazione è piuttosto ristretto: i polli da carne (broiler) ad esempio raggiungono il peso adatto alla macellazione in meno di 40 giorni, dopodiché vanno incontro a numerose problematiche.
Cambiando la composizione dei mangimi è possibile ritardare l’accrescimento di pochi giorni ma si tratta di un palliativo che non cambia la sostanza: l’industria non ha capacità di accumulare animali in eccesso, per via dei costi di mantenimenti e della mancanza di spazio. In un settore altamente competitivo come quello dell’industria della carne, ogni giorno di ritardo nella macellazione corrisponde a una perdita sicura.
Gli allevamenti intensivi funzionano secondo logiche industriali ma la “produzione” di animali non si può arresta spingendo dei bottoni.
Tutto questo accade poiché gli allevamenti intensivi funzionano secondo logiche industriali ma a differenza delle fabbriche, la “produzione” di animali non si può arrestare spingendo dei bottoni. Questo dovrebbe far riflettere sul fatto che gli animali non sono macchine ma esseri senzienti.
Solitamente nei nostri commenti restiamo sempre sul piano puramente scientifico, senza scendere in digressioni etiche ma in questa occasione non possiamo esimerci dal chiederci: siamo davvero sicuri che quanto sta accadendo oltreoceano sia giusto, anche se è ancora consentito dalle leggi locali?