Durante la riunione del Consiglio europeo dei ministri Agricoltura e pesca (AGRIFISH) di lunedì Olanda e Austria, sostenuti da altri 10 Stati membri — tra cui l’Italia — hanno chiesto di vietare l’allevamento di animali da pelliccia all’interno dell’UE. Favorevole anche la Polonia, che è il terzo produttore di pellicce del continente.
Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha dichiarato: «l’allevamento di animali per le pellicce non è più giustificabile e l’Italia darà il massimo supporto per giungere al divieto europeo di questa forma di allevamento».
Il documento congiunto invita la Commissione europea «a intraprendere azioni appropriate che portino alla fine dell’allevamento di animali da pelliccia in Europa», per motivi legati al benessere animale, uniti alle considerazioni etiche poste da questa forma di allevamento.
In aggiunta, vengono considerati anche i rischi per la salute pubblica sollevati dalla pandemia in corso, a causa della suscettibilità dei visoni alle infezioni da SARS-CoV-2.
I firmatari del documento chiedono alla Commissione Europea di applicare misure di emergenza in conformità con la nuova legge sulla salute animale.
Il supporto della scienza
Nel testo si legge anche che «il modo di tenere visoni e procioni e altri animali come volpi e cincillà negli allevamenti ha un effetto negativo sul benessere di questi animali» e che il miglioramento delle condizioni in cui sono attualmente gestiti gli allevamenti da pelliccia non garantirà il benessere degli animali, concludendosi quindi che «l’allevamento di animali da pelliccia per definizione pone gravi minacce al benessere degli animali».
I rischi per la salute pubblica legati all’allevamento di animali da pelliccia sono stati illustrati in una dichiarazione scientifica firmata da numerosi scienziati nei settori della virologia, delle malattie infettive, della microbiologia clinica, della medicina veterinaria e della salute ambientale, pubblicata a metà febbraio da Eurogroup for Animals e dalla Fur Free Alliance.
Il divieto in Europa
Questa tipologia di allevamento è già vietata in Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia; in Germania e Svizzera, invece, le leggi sul benessere degli animali sono così stringenti da renderne impossibile l’apertura.
Nell’ultimo anno, diversi Paesi si sono impegnati a porre fine all’allevamento di animali da pelliccia (da ultimo, a inizio giugno l’Estonia) e pochi giorni fa gli ultimi allevamenti presenti nella regione belga delle Fiandre hanno annunciato la chiusura, in anticipo sul bando che entrerà in vigore nel 2023.
Anche in Irlanda il governo ha annunciato la calendarizzazione della proposta di legge per disporre il divieto, mentre il divieto è in discussione in Bulgaria, Estonia, Lituania, Montenegro, Ucraina e Polonia.
L’appoggio dei cittadini
Anche i membri del Parlamento europeo, direttamente eletto dai cittadini, hanno condiviso le loro preoccupazioni su questa pratica: nella relazione adottata sulla strategia dell’UE sulla biodiversità, il Parlamento europeo ha riconosciuto che la produzione di pellicce può compromettere in modo significativo il benessere degli animali e aumentare la loro suscettibilità alle malattie infettive, comprese le zoonosi.
Un sondaggio di opinione commissionato a marzo a YouGov da Four Paws e Eurogroup for Animals ha mostrato che i cittadini dell’UE sono favorevoli a un’azione di emergenza dell’UE per porre fine all’allevamento di animali da pelliccia e proteggere la loro salute.
In Italia sono presenti solo allevamenti di visoni e il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha sospeso l’attività fino a fine anno. Adesso attendiamo l’approvazione di una legge che abolisca per sempre questi allevamenti.