L’abbandono di animali avviene quando qualcuno abbandona animali domestici o abituati alla cattività o li lascia in condizioni che ne mettono a rischio la salute e il benessere. L’art. 727 del Codice Penale non si limita a punire chi lascia un animale in un luogo, ma include anche tutte le forme di grave trascuratezza o disinteresse, che violano il dovere di cura e protezione verso gli animali, riconosciuti come esseri senzienti.
L’abbandono è una delle principali cause del fenomeno del randagismo, un problema complesso che ha conseguenze non solo per gli animali, che rischiano maltrattamenti o malattie, ma anche per la società. Gli animali randagi possono causare incidenti stradali, creando rischi per la sicurezza pubblica, e il loro numero crescente genera costi significativi per le amministrazioni locali, chiamate a gestire rifugi e programmi di sterilizzazione.
L’abbandono materiale degli animali si concretizza quando una persona lascia un animale senza le cure indispensabili per garantirne la sopravvivenza o il benessere psico-fisico. Questo comportamento si traduce, ad esempio, nella privazione di elementi essenziali come cibo, acqua, riparo adeguato, cure veterinarie e ogni altra attenzione necessaria per consentire all’animale di vivere in modo sano, sicuro e dignitoso.
Tale atteggiamento non si limita solo all’assenza di cure dirette, ma comprende anche l’esposizione dell’animale a condizioni di pericolo, stress o sofferenza evitabile. Lasciare un cane in un ambiente troppo caldo o freddo, non fornire assistenza sanitaria per malattie o ferite, o trascurare un animale fino a ridurlo in stato di malnutrizione o disidratazione sono esempi di comportamenti che configurano abbandono materiale.
L’accattonaggio con animali a seguito è una pratica che prevede lo sfruttamento di animali, di solito di affezione o esotici, per attirare l’attenzione dei passanti e suscitare la loro compassione con l’obiettivo di ottenere elemosine. Questa pratica suscita un acceso dibattito, in quanto mette in evidenza un conflitto tra i diritti degli animali e le necessità delle persone in difficoltà. Inoltre, si fa presente che l’animale potrebbe essere effettivamente l’unico compagno di vita per il soggetto che svolge tale pratica e che tentare di impedirne l’utilizzo, ad esempio attraverso il sequestro, sia una soluzione umanamente inaccettabile.
Tuttavia, al di là della presenza o meno di un rapporto affettivo, il focus dovrebbe essere sempre il benessere dell’animale, che in questi casi è difficile garantire. Gli animali sono infatti soggetti alle intemperie e sono spesso detenuti in condizioni incompatibili con le loro caratteristiche etologiche (si pensi ad un cane costretto a rimanere fermo sull’asfalto per ore), fino ad arrivare a casi di maltrattamento e uso di sedativi.
L’accumulo seriale di animali, noto anche come animal hoarding, è un comportamento patologico associato al disturbo ossessivo-compulsivo. Si manifesta con il possesso di un numero eccessivo di animali domestici, spesso mantenuti in condizioni inadeguate che compromettono la loro salute e il loro benessere psicofisico. Questi animali, infatti, vengono solitamente confinati in spazi molto ridotti, sporchi e insalubri, privati di qualsiasi contatto con il mondo esterno.
Oltre a rappresentare un problema per il benessere animale, questo fenomeno può costituire un rischio per la salute pubblica. Le condizioni di sovraffollamento e scarsa igiene favoriscono la diffusione di malattie zoonotiche (trasmissibili dagli animali all’uomo) e di infestazioni parassitarie, aumentando così i pericoli per chi vive o interagisce con tali ambienti.
Lasciare un cane su un balcone non costituisce di per sé reato. Tuttavia questa condotta può integrare un reato se l’animale è costretto in uno spazio angusto per periodi prolungati, senza adeguato riparo dalle intemperie, senza accesso a cibo o acqua, o esposto a condizioni climatiche estreme. In tali casi, il proprietario potrebbe essere perseguito per abbandono o maltrattamento di animali.
Proprietari o detentori hanno il dovere di garantire al cane uno spazio adeguato, riparo, cibo, acqua e la possibilità di interagire socialmente, evitando condizioni che possano compromettere il suo benessere psicofisico.
I combattimenti clandestini tra animali (spesso cani) rappresentano una manifestazione estrema di crudeltà verso gli animali e un’aberrante attività criminosa ancora presente in Italia, sebbene spesso nascosta agli occhi della maggior parte della popolazione. Queste attività sono spesso orchestrate da organizzazioni criminali che sfruttano tali eventi per generare profitti attraverso scommesse illegali, creando un mercato sommerso difficile da monitorare e contrastare.
La fattispecie è punita dall’art. 544-quinquies del Codice Penale, che vieta il fenomeno dei combattimenti clandestini nella sua interezza, punendo ogni possibile condotta partecipativa o lucrativa gravitante intorno a esso con pene che possono includere la reclusione da tre mesi a tre anni o una multa da 5.000 a 160.000 euro.
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Le guardie zoofile sono volontari formati e riconosciuti dalla legge, che operano con l’obiettivo di tutelare gli animali e garantire il rispetto delle normative a loro protezione.
Il loro compito principale è vigilare sul rispetto delle leggi contro il maltrattamento, l’abbandono e la gestione inadeguata degli animali d’affezione. Grazie ai loro poteri di polizia amministrativa e giudiziaria, possono:
Le guardie zoofile svolgono anche una funzione di sensibilizzazione della popolazione sull’importanza della protezione degli animali e sul rispetto delle normative.
Se sospetti una violazione delle leggi a tutela degli animali, come un caso di abbandono o maltrattamento, puoi contattare il nucleo di guardie zoofile più vicino a te. Fornire segnalazioni tempestive e dettagliate è fondamentale per permettere loro di intervenire rapidamente e con efficacia.
Animal Law Italia non offre servizi di assistenza o consulenza legale. Per domande o pareri su questioni specifiche, ti invitiamo a rivolgerti direttamente a professionisti del settore, che potranno fornire un supporto adeguato e personalizzato in base alle circostanze del caso.
Purtroppo al momento non riusciamo a offrire supporto legale per facilitare la presentazione di denunce e per assicurarsi che siano complete e valide.
Nei prossimi mesi metteremo progressivamente a disposizione dei facsimile di denunce all’interno delle singole schede di SOS animALI, come supporto per consentirti di impostare una denuncia in completa autonomia.
Al momento non riusciamo a offrire un servizio di valutazione di singole situazioni.
Le schede sono ideate per fornire le informazioni essenziali per una valutazione di massima delle vicende più comuni. Se non trovi la risposta che cerchi, ti invitiamo a rivolgerti direttamente a professionisti del settore, che potranno fornire un supporto adeguato e personalizzato in base alle circostanze del caso.
Se hai dubbi, segnala il caso alle autorità competenti o alle guardie zoofile, se possibile documentando quanto osservato con foto o video. Saranno loro a valutare la situazione.
Non è consigliabile intervenire direttamente, soprattutto in una proprietà privata, poiché potresti violare la legge. Inoltre, un intervento diretto impedisce l’accertamento da parte delle autorità e il conseguente avvio di procedimenti penali o applicazione di sanzioni nei confronti dei responsabili.
Puoi presentare un esposto alla Procura della Repubblica, indicando l’inerzia delle autorità. Se hai dubbi, contattaci.
Puoi presentarti una denuncia anche oralmente, recandoti in un posto di polizia e raccontando quanto di tua conoscenza. Puoi anche allegare documenti, foto e video. Se devi depositare documenti informatici, ricordati di portare con te un supporto (es. chiavetta USB).
Puoi rivolgerti a qualsiasi organo di polizia giudiziaria: Polizia Municipale, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, ecc.
La legge obbliga gli organi competenti a intervenire in caso di reati contro gli animali (Art. 55 c.p.p.). Nessuna forza dell’ordine può sottrarsi dall’obbligo di intervento.
Chiunque sia testimone di maltrattamenti o illeciti può denunciare, inclusi i minori di età superiore ai 14 anni.
Non è necessario essere cittadini italiani per denunciare.
No, per denunciare un presunto reato è necessario fornire le proprie generalità. Le denunce anonima inviate via posta possono essere utilizzate per avviare le indagini ma è altamente sconsigliato ricorrere a questo strumento, perché potrebbero essere totalmente ignorate.
Se non sei convinto di rivolgerti direttamente alle autorità perché temi ritorsioni, puoi presentare una segnalazione alle guardie zoofile o a un’associazione locale, chiedendo di mantenere l’anonimato.
Non ci sono limiti di tempo, ma è meglio agire tempestivamente per facilitare le indagini e prevenire ulteriori sofferenze agli animali.
Una denuncia infondata potrebbe portare a accuse di calunnia o richieste di risarcimento. Per evitare rischi, raccogli prove sufficienti e circostanzia il più possibile la denuncia.
È utile includere foto, video, indicazione di testimoni (nome, cognome e numero di telefono e indirizzo di residenza, se possibile) e una descrizione dettagliata degli eventi. Più informazioni fornisci, più sarà facile per le autorità agire.
Sì, le testimonianze rafforzano la denuncia e possono essere decisive per accertare i fatti. Se intendi citare dei testimoni, assicurati di indicare oltre alle loro generalità anche un numero di telefono affinché possano essere facilmente contattati dalle autorità per essere sentiti come persone informate sui fatti.
La denuncia viene registrata e inviata al Pubblico Ministero (PM), che avvierà indagini preliminari.
In caso di accertamento del maltrattamento, gli animali saranno sequestrati e condotti in strutture idonee, mentre il responsabile sarà deferito all’autorità giudiziaria.
Tutte le forze dell’ordine sono obbligate a intervenire in caso di segnalazioni di maltrattamento animale. Se riscontri un rifiuto richiedi il nome dell’operatore e segnala la mancata assistenza alla procura.
Nessuna forza dell’ordine può dichiarare di non essere competente.
Sì, è possibile che tu venga chiamato a testimoniare. In tal caso, hai l’obbligo di presentarti e raccontare la verità.
In caso di minacce o ritorsioni, segnala immediatamente l’accaduto alle forze dell’ordine. Le autorità hanno il compito di garantire la tua sicurezza.
Gli animali sequestrati vengono affidati a strutture idonee, come rifugi o canili autorizzati, che garantiscono il loro benessere fino alla conclusione del procedimento legale.
La legge 189/2004 stabilisce che l’accertamento del reato di maltrattamento animale è compito delle forze di polizia giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Locale, ecc.).
Le ASL veterinarie non hanno funzione di polizia giudiziaria, cioè non hanno competenze dirette per accertare reati, ma possono fornire supporto attraverso ispezioni o relazioni veterinarie per valutare lo stato di salute degli animali, che però non sono vincolanti per accertare il reato.
Il reato di maltrattamento non richiede necessariamente una valutazione clinica; può essere accertato dalle forze dell’ordine basandosi su aspetti etologici o ambientali.
Sì, è utile raccogliere elementi utili all’accertamento dell’illecito in corso, come foto e/o video e testimonianze. Questi elementi rafforzano la denuncia e aiutano le autorità nello svolgimento delle indagini. Inoltre, possono entrare in un successivo procedimento penale come documenti ed essere utilizzati dal giudice per valutare ad esempio l’abitualità del comportamento.
Lo stesso vale anche in caso di segnalazione alle guardie zoofile: foto e video agevolano la verifica della segnalazione e possono essere allegati al verbale che verrà trasmesso all’autorità giudiziaria.
In caso di segnalazione alle guardie zoofile, puoi allegare queste prove via email o WhatsApp.
No, entrare in una proprietà privata senza autorizzazione è illegale. Limita le tue azioni alla raccolta di prove visibili e segnala il caso alle autorità.
Sì, puoi fare riprese in luoghi pubblici per documentare reati, ma devi oscurare i volti e camuffare le voci se condividi i video. Consigliamo anche di riprendere il contesto, per assicurare la piena riconoscibilità del luogo dei fatti.
Sì, i video sono validi in tribunale e possono essere determinanti se uniti a testimonianze.
Documenta episodi ripetuti nel tempo con foto, video o registrazioni. Annota date e dettagli per dimostrare la continuità del maltrattamento.
Anche in caso di denuncia, non occorre stampare nulla: puoi benissimo allegare direttamente alla denuncia una chiavetta USB contenente foto e video.
In ALI crediamo che una società più giusta non possa prescindere dal rispetto per gli animali. Per questo vogliamo concentrare i nostri sforzi nella diffusione di una cultura del rispetto per gli animali, coinvolgendo non solo i cittadini, ma anche le Forze dell’Ordine e le Istituzioni.
SOS animALI è il progetto che abbiamo ideato per promuovere questo messaggio in modo rapido ed efficace, lavorando in sinergia con il nostro Progetto Scuole.
Un passo fondamentale è diffondere la conoscenza degli strumenti normativi che tutelano gli animali e assicurarne la piena applicazione. Per raggiungere questo obiettivo, avvieremo collaborazioni con le Istituzioni e contiamo sul supporto di chiunque voglia contribuire a questa causa, aiutandoci a sensibilizzare un numero sempre maggiore di persone.
Per il 2025, abbiamo programmato delle azioni per diffondere la cultura del rispetto degli animali attraverso SOS animALI.
Ecco le tappe di questo percorso.
Crediamo che il cambiamento possa partire da ognuno di noi. Per questo vogliamo coinvolgerti attivamente nello sviluppo di questo progetto.
A ottobre 2024 abbiamo organizzato il primo incontro pubblico, dove abbiamo presentato il progetto e raccolto idee e suggerimenti preziosi.
Il prossimo appuntamento è previsto per fine febbraio 2025. Vuoi essere dei nostri? Scrivici a [email protected] e ti inviteremo ai prossimi incontri!
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