Sara Turetta, “I cani, la mia vita”

Uno splendido esempio di tenacia e determinazione, in un'autobiografia che trasmette il fascino di un racconto epico.
Sara Turetta e Amelie fotografate da Silvia Amodio
Avv. Alessandro Ricciuti

“I cani, la mia vita” è il racconto della magnifica e folle avventura di Sara Turetta, attivista per i diritti animali e fondatrice della acclamata non-profit Save the Dogs And Other Animals, che opera dal 2002 principalmente a Cernavodă, una località remota del sud-est della Romania a circa 70 km da Costanza, sul Mar Nero.

A partire dal 2012, l’associazione ha inaugurato nei pressi di Cernavodă una struttura modernissima di sette ettari con canile, gattile, rifugio per asini e scuderie con vista sul Danubio, completata nel 2017 con la costruzione di una clinica veterinaria di eccellenza, dotata dei più elevati standard europei. In quasi vent’anni di attività nel Paese, sono migliaia i cani randagi e gli altri animali salvati e curati da Sara: a ciascuno è stata ridata dignità e una nuova vita e in tantissimi hanno trovato casa, spesso in famiglie del Nord Europa.

Quale riconoscimento del suo infaticabile impegno, nel 2012 Sara Turetta è stata nominata Cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia dalla Presidenza della Repubblica.

Non sono pochi gli ostacoli e le difficoltà che l’autrice ha dovuto affrontare per raggiungere questi risultati: il percorso assomiglia a un’epopea e ancora oggi la pandemia e l’inaffidabilità della politica ostacolano l’attività dell’associazione.

Il racconto inizia nel maggio del 2001, a Milano. Sara è una giovane donna ambiziosa, che si è appena sposata e lavora in una prestigiosa agenzia pubblicitaria. Dalla lettura del Corriere della Sera, apprende di massacri e maltrattamenti dei cani randagi in Romania da parte della nuova leadership del Paese, interessata a porre fine nel modo più sbrigativo e cruento possibile alla proliferazione incontrollata di randagi.

Lo scontro con una realtà fino ad allora ignorata, che avviene a poche migliaia di chilometri da casa, scuote profondamente l’autrice. Qualcosa le urla dentro e le impedisce di pensare ad altro per giorni, finché decide che il peso sullo stomaco è troppo forte: deve attivarsi, fare la sua parte per combattere questa ingiustizia.

L’autrice nel 2003. Foto di Francesco Cito

Chi ha conosciuto Sara Turetta sa che è una donna molto determinata e razionale. Continua e informarsi, prende contatto con una volontaria di Bucarest e cerca di capire cosa possa servire: tutto, qualsiasi cosa. Su due piedi organizza una raccolta di aiuti e raccoglie la generosità di tantissimi italiani, finché in estate parte alla volta della capitale rumena con un furgoncino stracarico.

Questo primo contatto con la Romania la lascia ancora più angosciata, perché la realtà è peggiore di quella che aveva immaginato in base alle descrizioni dei media internazionali: «Su entrambi i lati della carreggiata, c’è una fila interminabile di cani randagi che sembrano osservare le auto di passaggio». In mezzo, tanti morti.

L’arrivo nella capitale non è migliore: Bucarest è una città ancora alle prese con il passato della dittatura, in cui nessuno sorride nonostante siano trascorsi dodici anni dalla caduta dell’URSS. Di cani ne muoiono a decine e centinaia ogni giorno: le condizioni di vita sono disperate per gli umani, figuriamoci per gli altri animali.

Saranno queste visioni a motivarla a cambiare per sempre la sua vita, che sceglierà di dedicare ai randagi. Pochi mesi dopo, Sara Turetta lascerà il suo lavoro e partirà per Cernavodă, «una cittadina lugubre» in cui sorge l’unica centrale nucleare del paese, alla quale lavora un tecnico genovese, che vive qui con la famiglia. Gli italiani la contattano, invitandola a fare il possibile per salvare i cani randagi, che il sindaco sta facendo avvelenare a migliaia. Una piccola associazione locale vorrebbe promuovere un’alternativa, basata sulle sterilizzazioni dei randagi, però è del tutto priva di mezzi; le chiedono quindi di finanziare la costruzione di un rifugio e di una piccola clinica veterinaria.

Questo è solo l’inizio di una straordinaria avventura pregna di colpi di scena che non voglio anticiparvi, per non togliervi il giusto di leggere questo bellissimo libro.

Vorrei però mettere in luce che l’esperienza di Sara Turetta è un fulgido esempio di tenacia e determinazione: uscire dalla propria zona di comfort, perdere un lavoro ben retribuito, mettere in discussione la propria serenità familiare e rischiare persino la propria vita per andare a vivere da sola in una remota località rumena è una decisione che nessuno prenderebbe su due piedi.

Ma è soprattutto la strenua resistenza successiva a dimostrare tutto lo spessore del personaggio: occorre una inesauribile spinta interiore e un fortissimo autocontrollo per non mollare davanti alle infinite difficoltà incontrate lungo il percorso. Nel libro emergono anche le debolezze, che sono umane e come tali non vanno taciute. L’autrice non nasconde di essere stata sul punto di cedere, più volte, davanti a ostacoli che apparivano insormontabili: l’inimmaginabile complessità e corruzione dell’apparato burocratico rumeno, i tradimenti di persone fidate, le tante prese in giro che da straniera è costretta a mandare giù. E dover ricostruire, ogni volta daccapo, è un peso che diventa sempre più insostenibile.

Eppure, i volti dei cani, degli asini e altri animali che Sara Turetta osserva passando per le strade e le campagne sono la sua bussola morale: bisogna andare avanti, desistere non è concepibile. In questa pervicacia — già di per sé encomiabile — che prende forma nella volontà di ristabilire l’ordine dal caos, dobbiamo scorgere un forte senso interiore di giustizia.

Questo racconto non annoia di certo, anzi si legge tutto d’un fiato. Capitolo dopo capitolo, viene a snocciolarsi una vicenda umana intensa e drammatica, narrata in prima persona da chi l’ha vissuta, attraverso uno stile di scrittura secco, che non indulge in eccessivi particolari, senza però lesinare sui colpi di scena. Una narrazione che, come avverte l’editore, «è talmente incredibile da sembrare un romanzo: invece è vera al cento per cento».

Ciò che Sara Turetta ha affrontato assomiglia al peggiore degli incubi, ma è al tempo stesso un percorso catartico come il viaggio agli inferi di Dante, necessario prima di riuscire a rivedere le stelle.

Chi segue Save The Dogs ritroverà un’accurata ricostruzione della nascita dell’associazione e avrà modo di conoscere più a fondo la sua fondatrice, mentre per tutti gli altri è l’occasione per conoscere questa realtà, imparando che c’è da essere davvero orgogliosi di questo e altri esempi della solidarietà italiana nel mondo.

Il racconto è anche inframmezzato da piccole bomboniere di racconti di cani salvati, primo fra tutti Porthos, il primo cane capace di «far scattare in me il desiderio di entrare nel mondo dei cani abbandonati e maltrattati». Sullo sfondo si colloca un variegato spaccato di umanità, costellato di tante comparse che contribuiscono a rendere più variopinta la narrazione.

Una lettura nel complesso agevole, che sebbene restituisca immagini crude, riesce saggiamente a mantenere un ponderato equilibrio tra tutti gli elementi del racconto. In un recente incontro, l’autrice mi ha confessato di aver omesso alcuni dettagli più scabrosi, per evitare di mettere a dura prova la sensibilità dei lettori.

Nel complesso, posso sostenere senza rischio di esagerare che questo è un libro che chiunque dovrebbe avere nella propria libreria ed è soprattutto un perfetto regalo per chi ha a cuore gli animali.

Segnalo che è da poco anche disponibile l’edizione digitale, in vendita sul sito dell’editore oltre che suoi principali store.

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