AIUTACI A DENUNCIARE I MALTRATTAMENTI
DEI CROSTACEI DECAPODI

Hai visto un astice ancora vivo disteso su ghiaccio? Un granchio fuori dall’acqua, con le chele legate? Gamberi, ancora in vita, esposti alla luce e senza riparo?

Segnala subito e contribuisci al concreto miglioramento delle condizioni di detenzione dei crostacei decapodi.

PERCHÉ QUESTO PROGETTO?

SOFFERENZA IN VETRINA

I crostacei decapodi (quelli con 10 zampe, tra cui astici, aragoste, granchi, gamberi e scampi) in natura non sperimenterebbero mai temperature prossime allo zero, tuttavia vengono spesso conservati vivi all’interno di celle frigorifere, esposti vivi sul letto del ghiaccio, fuori dall’acqua e sotto fonti di luce diretta.

In molti casi le loro chele vengono legate, vengono tenuti a digiuno e sono obbligati alla convivenza forzata con altri individui, nonostante siano specie che in natura prediligono una vita solitaria.

Il loro impiego all’interno dell’industria li sottopone inoltre a ripetute manipolazioni da parte di personale non adeguatamente formato, per venire infine uccisi con metodi che provocano sofferenza anche prolungata.

ma-no / iStock

È IL MOMENTO DI AGIRE

Come giuristi, avvocati e scienziati riteniamo sia venuto il momento di intervenire per garantire che i crostacei decapodi ricevano finalmente la protezione che meritano. Anche se in Italia non esiste una legge che vieti di tenere i crostacei vivi sul ghiaccio, la scienza ha infatti dimostrato che i crostacei decapodi dispongono di recettori sensibili al freddo, in grado di provocare loro sofferenza.

Ai sensi del codice penale, questa pratica può configurare una ipotesi di maltrattamento (art. 544 ter) o di detenzione incompatibile (art. 727, comma 2), come riconosciuto negli anni da alcune sentenze. Tuttavia, la risposta dei giudici non sempre è stata univoca.

LA NOSTRA STRATEGIA

Noi di ALI stiamo avviando una serie di azioni legali apripista, affinché venga riconosciuta definitivamente la necessità di adeguarsi alle linee guida scientifiche esistenti, secondo le quali la detenzione di crostacei su ghiaccio — tuttora ampiamente impiegata nell’industria alimentare italiana — costituisce una sofferenza inutile per i crostacei e quindi un reato.

A sostegno della nostra richiesta abbiamo consultato la letteratura scientifica in materia e prodotto internamente due pareri scientifici sulle principali problematiche che riguardano il benessere dei crostacei decapodi detenuti vivi per la vendita: la detenzione su ghiaccio (L. Fruscella e A. Passantino) e il mantenimento di aragoste e astici in acquari (L. Fruscella).

ENTRA IN AZIONE!

Con questo progetto, vogliamo dare ai cittadini il potere di attivarsi, affinché i crostacei decapodi detenuti all’interno dell’industria alimentare ricevano la protezione che meritano. Ottenere delle condanne penali è soltanto il primo passo per arrivare a modificare la normativa, in modo che le pratiche che provocano più sofferenza a questi animali vengano definitivamente vietate.

Aiutaci a raggiungere questo traguardo: inviandoci la tua segnalazione, potrai entrare nelle aule dei tribunali italiani con noi per dire anche tu “Io sono dalla parte dei crostacei!”.

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Hai tempo e vuoi contribuire direttamente a porre fine alla sofferenza di migliaia di esseri senzienti? Puoi farlo offrendoci il tuo supporto sul territorio. Facci sapere dove vivi e quali attività potresti svolgere compilando questo modulo.

FAI UNA SEGNALAZIONE

Compila e invia il modulo qui sotto. Il nostro team composto da giuristi, biologi marini e veterinari valuterà la tua segnalazione nel più breve tempo possibile, fornendoti una risposta.

Hai dei dubbi? Consulta le domande frequenti.

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Nota: i tuoi dati personali ci servono solo per contattarti. Non verranno condivisi con le autorità, a meno che riceviamo un tuo esplicito consenso.

Problematiche osservate

DOMANDE FREQUENTI

Liberare astici, aragoste o altri crostacei acquistati in supermercati o pescherie in mare aperto può sembrare un gesto di compassione, ma non è assolutamente una buona idea.

Innanzitutto, ogni acquisto di crostacei, anche con l’intento di liberarli, alimenta il mercato della cattura di questi animali. I pescatori vedranno aumentare la domanda, portando a una maggiore cattura e, quindi, a più animali sottratti al loro ambiente naturale per essere venduti. Questo perpetua un ciclo di sfruttamento che non risolve il problema, ma lo aggrava.

Vi sono poi motivazioni di ordineo ecologico:

  • I crostacei venduti sono raramente originari delle zone costiere in cui potrebbero essere liberati. Rilasciarli in un habitat diverso dal loro può disturbare l’ecosistema locale. Specie non native possono diventare invasive, competendo con le specie locali per risorse, alterando l’equilibrio ecologico e minacciando la biodiversità;
  • I crostacei acquistati possono portare con sé malattie o parassiti che non sono presenti nelle popolazioni locali. Questo può avere effetti devastanti sulle specie native e sulle loro popolazioni, causando epidemie e potenziali collassi di intere comunità marine.

Una volta ricevuta la tua segnalazione ti scriveremo per farti sapere quali possono essere i passi successivi da compiere.

A seconda della complessità della vicenda e di altri fattori, potremmo decidere di farci carico direttamente della segnalazione, oppure inviarti l’occorrente per procedere in autonomia. Abbiamo infatti preparato un modello di denuncia e un parere scientifico che se vorrai potrai utilizzare per denunciare i maltrattamenti a cui hai assistito.

La legge punisce chiunque «per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche» (Codice penale, art. 544 ter), così come la detenzione di animali in «condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze» (Codice Penale, art. 727, comma 2).

Chiediamo di prestare particolare attenzione ai casi di detenzione di crostacei vivi su un letto di ghiaccio. Vi sono poi anche altre modalità di detenzione che meritano attenzione:

  • crostacei vivi tenuti fuori dall’acqua (ad esempio in cassette di polistirolo o su paglia);
  • crostacei vivi detenuti con le chele legate;
  • crostacei vivi tenuti sotto fonti di luce diretta;
  • presenza di più crostacei vivi, della stessa o di diverse specie nel medesimo ambiente.

I luoghi in cui è più comune imbattersi in situazioni di maltrattamento sono i banchi del pesce del mercato ittico, quelli del supermercato e i ristoranti specializzati nel cucinare prodotti della pesca. In questi casi è comune trovarsi di fronte a crostacei detenuti vivi su banchi di ghiaccio, in cassette di polistirolo, all’interno di vetrine collocate fuori dai ristoranti o in vasche e acquari.

Verificare e documentare che i crostacei oggetto della segnalazione siano vivi è fondamentale. Lo si può fare osservandone i movimenti o chiedendo informazioni direttamente al commerciante o al ristoratore, registrando un audio in cui si senta chiaramente la risposta. I movimenti possono essere molto piccoli. Di solito i crostacei tenuti sul ghiaccio entrano in uno stato di torpore, quindi osservate con attenzione il movimento di antenne e zampe, anche se a un primo sguardo l’animale può sembrare immobile. Potrete riprendere la scena tramite la telecamera del vostro smartphone. Qualora gli animali siano immobili potrete interpellare il commerciante o il ristoratore chiedendo loro di sollevare l’animale per farvelo visionare. Se vi verranno chieste spiegazioni, potrete ad esempio rispondere che state verificando la freschezza in vista di una cena al ristorante con amici.

Le riprese in luogo pubblico o aperto al pubblico possono essere effettuate anche in presenza di altre persone, al fine di essere allegate alla denuncia presentata presso un qualsiasi organo di Polizia Giudiziaria. Nel caso di diffusione sui social o con qualsiasi altro mezzo, occorre oscurare i volti delle persone e camuffare la loro voce.

Un filmato ottenuto con lo smartphone è anche pienamente utilizzabile nel processo come documento e sulla base dello stesso — meglio ancora se unito alle testimonianze dei presenti — il giudice potrà fondare un giudizio di responsabilità penale. La disciplina della privacy non costituisce alcuno sbarramento all’esercizio dell’azione penale.

Aggiungiamo che effettuare riprese del contesto e non soltanto degli animali è anche utile per dare maggiore certezza al luogo in cui è avvenuto il fatto, evitando che questo possa essere oggetto di contestazione in seguito.

Tutti i reati, quindi anche quelli perpetrati a danno degli animali, sono di competenza della polizia giudiziaria e cioè di tutti gli organi di polizia: Polizia Municipale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Guardia costiera ecc., sono infatti sempre chiamati ad operare in presenza di condotte illecite.

La Cassazione ha ribadito che tutti gli organi di Polizia Giudiziaria sono competenti e devono intervenire per tutti i reati in materia ambientale e di tutela degli animali.

L’art. 55, comma I, del c.p.p. sancisce infatti che: «la polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale».

La denuncia può essere presentata da chiunque assista a situazioni di maltrattamento di crostacei decapodi come ad esempio la detenzione su ghiaccio o comunque al di fuori dell’acqua, la legatura delle chele, l’esposizione a luce diretta o la presenza ravvicinata di animali vivi di diverse specie nello stesso spazio. 

La denuncia può anche provenire da un minorenne, purché abbia compiuto almeno 14 anni.

Non è necessario avere la cittadinanza italiana per sporgere denuncia.

La denuncia può essere presentata oralmente o per iscritto, personalmente o a mezzo di procuratore speciale. Il pubblico ufficiale che la riceve accerta l’identità del denunciante.

Eventuali scritti anonimi ricevuti dalla Polizia Giudiziaria in altro modo (ad es. via posta) possono essere utilizzati per dare un primo avvio alle indagini preliminari. Tuttavia, l’invio di segnalazioni anonime non consentirebbe di monitorare l’avanzamento del procedimento ed è quindi sempre preferibile presentare una denuncia formale. 

Non ci sono limiti di tempo per presentare una denuncia. Ovviamente, trattandosi di un reato grave e che lede la salute animale, prima viene riportata, prima si può intervenire.

Oltretutto, una denuncia riguardante un episodio lontano nel tempo potrebbe non corrispondere alla situazione attuale, rendendo più difficile la raccolta di elementi utili per le indagini. Per questo motivo, se abbiamo rilevato mesi fa a un ristorante che aveva delle aragoste su ghiaccio con le chele legate, è bene sporgere denuncia immediatamente, perché non possiamo avere la certezza che la stessa situazione si ripresenti immutata dopo settimane o mesi dalla nostra prima visita.

Va anche aggiunto che la prescrizione inizia a decorrere dal momento del fatto, il che è un ulteriore stimolo ad agire tempestivamente.

L’invio della segnalazione ad ALI è totalmente gratuito, così come l’esame della stessa da parte del nostro team composto da giuristi, biologi marini e veterinari. Nel caso in cui ALI decidesse di farsi carico diretto della segnalazione, il segnalante non sarà tenuto a sostenere nessun tipo di costo.

Nel caso in cui non potessimo farci carico direttamente della denuncia, potrete provvedere autonomamente a presentarla utilizzando il materiale che vi metteremo a disposizione, senza sostenere alcun costo.

È possibile, se le esigenze processuali lo richiedono, che in seguito a una denuncia si possa essere chiamati a testimoniare in qualità di persona che ha assistito al fatto o che, comunque, ha informazioni su di un fatto rilevante in un processo penale.

Se chiamati a testimoniare o a rendere dichiarazioni nel corso di un’indagine a seguito di una denuncia di maltrattamenti, si ha l’obbligo di presentarsi davanti all’autorità pubblica richiedente e di testimoniare il vero. Infatti, la mancata presentazione a testimoniare senza un legittimo impedimento può comportare l’accompagnamento coattivo a mezzo della Polizia Giudiziaria e l’applicazione di una sanzione pecuniaria.

Il testimone non residente nel Comune del Tribunale in cui è chiamato a testimoniare ha diritto al rimborso delle spese di viaggio, se autorizzato dal Giudice a seguito di apposita richiesta.

Chi intenda segnalare alle autorità ipotesi di maltrattamenti sugli animali o di detenzione degli stessi in condizioni incompatibili con la loro natura non è obbligato ad avvalersi dell’assistenza di un legale nella presentazione di una denuncia o di un esposto. Infatti, la denuncia non è altro che una dichiarazione resa in forma verbale o scritta davanti a un ufficiale di Polizia Giudiziaria.

Il progetto portato avanti da Animal Law Italia vuole fornire supporto giuridico e materiale a quanti ne avessero necessità, sia per facilitare l’attività di segnalazione e sia per assicurare che le informazioni e la documentazione fornite a supporto della denuncia siano complete e verificabili da parte delle autorità.

Una denuncia non veritiera può comportare un danno alla dignità, all’onore e al prestigio personale della persona segnalata alle autorità, nonché talvolta anche un danno economico. Questo significa che una denuncia poco circostanziata e priva di documenti (foto, video, audio) a supporto di quanto dichiarato può esporre colui che denuncia al rischio di conseguenze spiacevoli in sede civile (richiesta di risarcimento del danno) e penale (querela per calunnia).

Va precisato che l’eventuale archiviazione della denuncia presentata non costituisce, di per sé, fonte di responsabilità e risarcimento del danno, dovendo necessariamente ricorrere, al fine della qualificazione della denuncia in termini di calunnia, il dolo e non la semplice colpa del denunciante, determinata da leggerezza o avventatezza. Allo stesso modo, in caso di calunnia, la persona segnalata alle autorità e rinviata a giudizio, potrà richiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti (che sia in grado di dimostrare) e/o il rimborso delle spese legali sostenute.

Laddove il procedimento penale si concluda con l’assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto (piena assoluzione), colui che abbia sporto denuncia con grave imprudenza, senza considerare l’eventualità della completa innocenza dell’incolpato (denuncia temeraria), potrà essere chiamato a sostenere le spese del procedimento, nonché, se espressamente richiesto, a risarcire il danno economico subito dal denunciato.

Per questi motivi, il nostro team legale vaglia scrupolosamente ogni segnalazione ricevuta. Nel caso in cui sorgano dubbi sull’accuratezza della ricostruzione dei fatti, sconsigliamo di procedere a denuncia e chiediamo di provvedere ad acquisire ulteriori elementi utili attraverso un nuovo sopralluogo.

Al fine di scongiurare ogni tipo di responsabilità a carico di chi segnala è quindi fondamentale procedere alle segnalazioni di cui si abbia conoscenza diretta, documentando l’accaduto con video, fotografie e particolari rilevanti. Meglio ancora se non siamo soli e possiamo quindi indicare amici o parenti come testimoni.

ALI prenderà in considerazione tutte le segnalazioni ricevute, effettuando una valutazione strategica preliminare che garantisca di avviare azioni legali di successo, impiegando le risorse a disposizione dell’associazione. Non saremo in grado di farci carico diretto di tutti i procedimenti, ma forniremo ad ognuno un supporto iniziale diretto attraverso l’invio di linee guida e indicazioni operative su come garantire che i crostacei oggetto della segnalazione ricevano protezione.

Il nostro obiettivo è quello di migliorare concretamente e nel più breve tempo possibile le condizioni in cui sono detenuti i crostacei decapodi all’interno della filiera alimentare; per questo sarà necessario valutare di volta in volta i margini di intervento a nostra disposizione.

Dalla compilazione del modulo di segnalazione non deriverà nessun obbligo di presentare una formale denuncia. Ci sono, ad ogni modo, diverse attività che potresti svolgere per aiutare gli animali in difficoltà qualora tu non volessi sporgere denuncia.

Innanzitutto, anche se all’interno dell’ordinamento italiano manca una disciplina normativa nazionale, numerosi comuni hanno adottato regolamenti per il benessere degli animali, al cui interno si trovano norme a tutela anche dei crostacei decapodi. Puoi, quindi, verificare se siano presenti all’interno del regolamento comunale di appartenenza eventuali divieti per le pratiche messe in essere nei confronti dei crostacei e farlo presente al responsabile dell’attività.

Se nonostante i tuoi tentativi il responsabile dell’attività mostrerà una certa reticenza e/o indisposizione, puoi telefonare alle forze dell’ordine per chiedere il loro intervento lasciando che siano loro ad accertare il fatto, in modo da non essere tu a dover denunciare.

A breve, inoltre, metteremo a disposizione un documento riepilogativo delle migliori pratiche da adottare all’interno dell’industria alimentare da poter consegnare ai ristoratori al fine di sensibilizzarli.

Questo progetto è parte della campagna

Con la campagna Dalla parte dei crostacei, chiediamo di cambiare la legge e introdurre tutele adeguate per i crostacei decapodi in Italia e in Europa. Per approfondire il nostro impegno per la tutela di questi animali e per firmare la petizione, visita subito la pagina dedicata.

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