La scienza riconosce sempre più i benefici di un’alimentazione vegetale

Sarebbe ora di avviare come società un serio percorso di rivalutazione del tema, iniziando dal mettere in discussione le opinioni di tanti sedicenti esperti nei talk show
Olimpia Davies / Unsplash
Paola Sobbrio

Nel mese di giugno si è tenuto il Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), durante il quale è stata presentata la quinta revisione dei LARN, i livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana. 

Questa revisione, che coinvolto 150 esperti suddivisi in diversi gruppi di lavoro, si basa su dati provenienti da cinque rilevazioni: Moli‐Sani, un progetto che ha coinvolto circa 25.000 cittadini del Molise per studiare i fattori ambientali e genetici alla base di malattie cardiovascolari, tumori e patologie neurodegenerative; INHES (Italian Nutrition & Health Survey) basato su un rigoroso approccio scientifico che ha coinvolto 13.000 cittadini dai 6 anni in su tramite interviste telefoniche per analizzare le abitudini alimentari degli italiani, identificando cambiamenti, tradizioni persistenti e nuove tendenze; OEC/HES, indagine condotta dall’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare sullo stato di salute della popolazione italiana.

La revisione tiene conto dei dati raccolti con il IV SCAI, uno studio, parte del programma EU-Menu, sui consumi alimentari in Italia portato avanti dal Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura), coinvolto quale ente di cooperazione secondo la legge istitutiva dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).

Il IV SCAI raccoglie dati sui consumi alimentari della popolazione italiana con metodiche raccomandate dall’EFSA. L’indagine mira a raccogliere dati sui consumi alimentari per valutare energia, nutrienti, esposizione a sostanze chimiche e impatto ambientale della dieta, supportando lo sviluppo di politiche alimentari e linee guida per una sana alimentazione e la prevenzione di patologie croniche.

Una delle principali novità è l’orientamento verso un’alimentazione a base vegetale. 

Come dichiarato nel comunicato stampa della SINU: «Si può parlare di fatto di una vera e propria evoluzione culturale laddove è stata sottolineata l’importanza di un’inclusione più generosa di fonti proteiche vegetali, a fronte di quelle di origine animale nella dieta, in ragione di nuove evidenze riguardo la mortalità, ma anche e soprattutto la sostenibilità della produzione di alimenti».

Nello stesso mese, anche la Società Tedesca di Nutrizione (DGE) ha aggiornato la sua posizione sulla dieta vegana, riconoscendola come un’opzione salutare per la popolazione adulta sana (qui il commento di ProVeg).

Questa nuova posizione rappresenta un cambiamento notevole rispetto al passato, anche per quanto riguarda bambini, giovani, donne che allattano e anziani. Mentre in passato per questi gruppi la DGE non raccomandava un’alimentazione totalmente vegetale, con le nuove indicazioni non la esclude a priori. 

Gli esperti della DGE affermano che una dieta vegana è estremamente rispettosa dell’ambiente e performa meglio di una dieta ricca di carne. Infatti, la  DGE ha incluso nella sua valutazione non solo aspetti sanitari, ma anche il benessere degli animali, questioni sociali e ambientali.

Queste revisioni da parte delle principali società scientifiche di nutrizione rappresentano un segnale importante: le critiche contro l’alimentazione plant-based, diffuse soprattutto nei media tradizionali, non possono più essere considerate scientificamente valide.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Luciana Baroni, fondatrice della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (SSNV), che da anni promuove la nutrizione su base vegetale come forma di alimentazione più salutare e sostenibile, cosa ne pensa di questa apertura verso l’alimentazione plant-based da parte della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) .

«La SINU in realtà si è “aperta” nei confronti dell’alimentazione vegetale da una decina di anni, da quando è stato creato il gruppo di lavoro sull’alimentazione vegetariana, a cui ho partecipato anche io, e che ha prodotto due position papers (che trovate qui e qui) che hanno contribuito alla crescente mole di dati scientifici che attribuiscono all’alimentazione vegetale un ruolo di primo piano nel mantenimento della salute.

Poiché questo non è contestabile, bisognerebbe che tutta la comunità scientifica riconoscesse finalmente queste evidenze e esercitasse la professione secondo scienza e coscienza.

La SINU sta andando in questa direzione».

Noi di Ali abbiamo sempre tenuto a fare un’informazione “science based” e per questo motivo seguiamo sempre attentamente la rassegna stampa e le dichiarazioni degli esperti di nutrizione sui media. 

Non di rado, ancora oggi, è comune sentire “esperti” in nutrizione demonizzare le diete su base vegetale o ancora peggio trovare nelle mense anche in quelle ospedaliere menù in cui la percentuale di cibo vegetale è quasi nulla rispetto a quello di origine animale. 

Non meno grave è l’atteggiamento delle Istituzioni che enfatizzano l’importanza del consumo di prodotti di origine animale minimizzando l‘importanza di quelli di origine vegetale senza che vi sia in questa diversità di trattamento alcun fondamento scientifico. 

Ci aspettiamo, quindi, che in seguito alla revisione dei Larn e la grande mole di studi scientifici a supporto non trovi più spazio in nessun luogo la divulgazione allarmistica nei confronti dell’alimentazione plant-based e che le Istituzioni e la comunità scientifica si attengano, finalmente, alle sole evidenze scientifiche.

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