La prima domenica dopo ferragosto, Sacile si riempie di colori e visitatori in festa, che ravvivano la placida monotonia di questo paesotto di 20mila abitanti vicino Pordenone. Quel giorno, infatti, si svolge qui la “Sagra dei Osei”, un’immensa mostra-mercato di uccelli da canto e da voliera, sepolti vivi a migliaia in piccole gabbiette in tutto il borgo.
Fino a qualche decennio fa, la sagra era specializzata in uccelli da richiamo e articoli per uccellagione; oggi, il legame con il mondo venatorio si è ridotto ma resta l’orgoglio della tradizione, che fonda le sue radici nelle fiere medievali. Il collegamento alla storia è visto come molto importante nell’immaginario collettivo, tanto che la Pro Sacile — che organizza la sagra insieme all’amministrazione comunale — mette bene in evidenza che l’edizione che si svolgerà quest’anno sarà la 742a, pensando che il numero di anni in cui questa squallida esibizione si è ripetuta possa valere di per sé ad apportarle legittimazione e autorevolezza.
Eppure, anche all’occhio meno esperto e al cuore più rigido non può sfuggire l’oggettiva tremenda crudeltà di ciò che qui avviene sotto gli occhi di adulti e bambini: lo spazio della sagra si presenta come un enorme campo di prigionia, in cui migliaia di uccelli sono condannati a vivere in una gabbietta minuscola, senza poter spiegare le ali, volare, posarsi sugli alberi, costruire un nido, vivere. Biologicamente vivi ma del tutto privati dei loro più elementari stimoli vitali. Il tutto per appagare il piacere estetico dei loro ammiratori e dei loro carcerieri, che si dilettano nel giudicare il loro canto, in gare canore che non hanno vincitori ma solo vinti.
Un paradigma perfetto dell’orrido, che soltanto occhi appannati possono prendere per bello; un incessante lamento che solo orecchie non allenate possono scambiare per bel canto. Uno spettacolo che, come dice bene Annamaria Manzoni, per le sue valenze diseducative dovrebbe essere vietato ai minori.
Davanti a tanto desolante squallore, la richiesta che qualsiasi persona di buon senso può rivolgere è l’abolizione di questa moderna forma di apologia della schiavitù. Non ci sono gradazioni da tollerare o mezze misure da digerire: la sagra può ben proseguire nella sua storia centenaria soltanto senza uccelli. Certo, è difficile ipotizzare che questo possa avvenire in poco tempo, poiché le resistenze non saranno poche: scardinare le tradizioni violente o crudeli non è semplice, lo sappiamo. Eppure, non è un obiettivo impossibile. Una delle principali attrazioni a Sacile è la gara di chioccolo, in cui i concorrenti umani sono chiamati ad imitare il canto degli uccelli. Questa e altre attività basate sull’impiego di energie e ingegno umano possono prendere più spazio, sostituendo lo spazio destinato agli uccelli.
Qualcuno potrebbe obiettare che è ancora del tutto lecito detenere uccelli in cattività e che quindi, per quanto ci si sforzi, sarà impossibile cambiare le cose. Si tratta di un’osservazione all’apparenza veritiera, che tuttavia finisce per subordinare l’impegno per il cambiamento al superamento complessivo della condizione degli animali nella società umana, di fatto condannando all’inazione. In verità, le conquiste di civiltà sono per loro natura graduali e si deve in primo luogo puntare proprio all’abolizione di queste più becere manifestazioni di dominio umano sugli animali, per poi lottare per la totale liberazione degli stessi.
Una curiosità. Da questa edizione, il panorama della sagra di Sacile si arricchisce di una gabbia-infermieria, descritta nei media come «uno spazio protetto al chiuso, riservato al ricovero di volatili che manifestino sintomi di sofferenza, malessere o comportamenti anomali e che devono essere subito allontanati dalla zona mostra aperta al pubblico per le opportune cure del caso». Come è del tutto evidente, si tratta di nient’altro che di un modo per tenere a bada la coscienza, facendo finta che sia rispettato il benessere animale e che tutto avvenga secondo le regole. Tuttavia, il benessere animale non può che essere una chimera, quando il dogma di fondo della liceità dell’utilizzo degli animali per esigenze umane non viene messo in discussione.
Da ultimo, va ricordato che varie associazioni locali portano avanti annualmente iniziative di protesta. Potete seguirle sul sito NoSagraOsei.org, ricco di contenuti e di importanti contributi, che val bene una visita.