Astici e aragoste in acquari: un nuovo report fa luce su pratiche problematiche

Anche se in acqua, questi animali sono tuttora detenuti in condizioni deleterie, che causano loro dolore e sofferenza significativi.

Di Lorenzo Fruscella
Pubblicato il 12/06/2024
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Pubblichiamo oggi il nostro nuovo report scientifico intitolato Norme di mantenimento di aragoste e astici in acquari, con specifiche su densità di stoccaggio, ripari, luce e legatura delle chele. Si tratta del secondo studio scientifico redatto da ALI a supporto del progetto SOS Crostacei, con il quale ci stiamo da mesi occupando di denunciare casi di maltrattamento di questi animali in tutta Italia. Questo documento si propone di esaminare le principali problematiche legate alla detenzione di aragoste e astici in acquari, offrendo una base solida per denunciare pratiche che causano sofferenza a questi animali, come l’esposizione a luce diretta, la legatura delle chele e il sovraffollamento.

In Italia, diverse specie di crostacei decapodi, i crostacei a dieci zampe come astici, aragoste e granchi, sono frequentemente detenute vive in acquari all’interno di ristoranti, pescherie e supermercati, con l’argomentazione che questa prassi ne garantisca la freschezza. Tuttavia, in questi luoghi tali animali sono spesso in condizioni altamente inadeguate rispetto ai loro ambienti naturali. Molti di essi, essendo solitari e territoriali, necessitano di rifugi in cui nascondersi al riparo dalla luce, vivendo in natura preferibilmente nell’oscurità. Contrariamente a ciò, in tali esercizi commerciali essi vengono detenuti di routine senza ripari, sotto luce diretta e confinati in spazi con elevata densità di stoccaggio, situazione che può compromettere significativamente il loro stato di salute e benessere.

Esempi di mantenimento di aragoste e astici in condizioni di sovraffollamento, con assenza di ripari, in piena luce e con le chele legate per gli astici. 

Questo report ha l’obiettivo di analizzare le condizioni di detenzione più comunemente adottate per questi animali in supermercati, ristoranti e pescherie, valutandone l’adeguatezza in relazione ai loro requisiti di benessere ed etologici e basandosi sulla letteratura scientifica disponibile. Considerando che la maggior parte dei crostacei decapodi detenuti in acquari in Italia sono aragoste e astici, la ricerca si è concentrata su questi due gruppi, rappresentati principalmente da tre specie: l’aragosta europea (Palinurus elephas), l’astice europeo (Homarus gammarus) e l’astice americano (Homarus americanus). Dopo una descrizione della biologia, inclusi gli aspetti etologici di astici e aragoste, il report esplora dettagliatamente le condizioni di detenzione di questi due gruppi di animali (astici e aragoste) e i loro effetti sul benessere degli stessi. Le principali condizioni esaminate nel report includono la densità di stoccaggio, l’esposizione alla luce, la disponibilità di ripari e la legatura delle chele negli astici.

Il parere scientifico raccomanda che i crostacei decapodi detenuti per scopi alimentari dovrebbero sempre avere accesso a rifugi e aree buie. Astici e aragoste sono animali principalmente notturni, emergendo dai ripari per cercare cibo al calare dell’oscurità e ritornandovi quando la luce aumenta. Questo evidenzia la loro necessità di evitare la forte illuminazione. Pertanto, tali animali non dovrebbero essere esposti a illuminazione intensa sopra le loro vasche, i cambiamenti improvvisi nei livelli di luce dovrebbero essere evitati, ed gli acquari dovrebbero essere provvisti di ripari, dove gli animali possano rifugiarsi. La pratica di legare le chele degli astici, inoltre, non tiene conto delle loro esigenze fisiologiche ed etologiche e dunque non dovrebbe più essere praticata.

Il documento tuttavia conclude che, a livello pratico, sarebbe auspicabile che questi animali non venissero più venduti vivi in supermercati, ristoranti e pescherie, per rispettare il loro benessere e le loro esigenze etologiche, le quali difficilmente potrebbero essere adeguatamente soddisfatte in tali contesti commerciali.

Noi di Animal Law Italia speriamo che questo nuovo contributo scientifico possa favorire l’introduzione di una soluzione legislativa in Italia, sotto forma di una norma nazionale che assicuri un adeguato livello di tutela del benessere dei crostacei decapodi in tutte le fasi della filiera produttiva, dalla pesca al trasporto, dalla detenzione alla macellazione. Con la campagna Dalla parte dei crostacei, ALI intende sensibilizzare le autorità competenti affinché vengano emanate norme specifiche che garantiscano la protezione di questi animali in Italia e in Europa. 

Lorenzo Fruscella

Lorenzo Fruscella

Biologo marino

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