La carne coltivata e le altre proteine alternative sono l’argomento del momento nell’ambito della sostenibilità ambientale e delle scelte etiche e proprio ieri, 5 aprile 2023, la FAO (Food and Agriculture Organization) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno presentato un rapporto sulla sicurezza alimentare del cibo derivante da coltura cellulare: Food safety aspects of cell-based food. Il fulcro del documento è stata la produzione della carne coltivata e i rischi a essa annessi.
Il report: scenari normativi e rischi
Il report include le evidenze scientifiche più accurate e complete disponibili attualmente, analizzate da un panel di 23 esperti internazionali durante un incontro di più giornate, svoltosi a novembre 2022.
Nella prima parte sono analizzati gli scenari dei sistemi regolatori adottati da Singapore, Israele e Qatar.
In particolare, Singapore è stato il primo Paese, nel 2020, ad autorizzare l’immissione sul mercato di un prodotto alternativo basato sul pollo, in linea con la propria strategia di raggiungere il 30% della produzione interna di cibo entro il 2030.
Lo scorso anno anche la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha rilasciato la sua prima approvazione per un prodotto a base di pollo e lo scorso mese ha autorizzato un prodotto analogo. Entrambi potrebbero arrivare sul mercato entro la fine dell’anno.
Per quanto riguarda l’Europa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), deve ancora ricevere la richiesta formale di approvazione di un prodotto alimentare derivante da coltura cellulare.
Nella seconda parte del rapporto ci si concentra, invece, sui potenziali rischi connessi a questa tecnologia (approvvigionamento delle cellule, crescita e riproduzione, raccolta, lavorazione e formulazione degli alimenti).
Carne coltivata: le risposte si otterranno proseguendo con la ricerca
Gli esperti dichiarano che i rischi per la salute umana connessi al consumo di questi nuovi prodotti sono simili a quelli del cibo convenzionale.
Le conclusioni lasciano comunque aperta la possibilità che possano presentarsi criticità a seguito dell’utilizzo in questi procedimenti di tecnologie, materiali o ingredienti attualmente non analizzati.
Sebbene l’elenco dei rischi individuati costituisca una base solida per le fasi successive di sviluppo e valutazione, è necessaria una maggiore raccolta e condivisione di dati a livello globale: le collaborazioni internazionali andrebbero a vantaggio di varie autorità competenti per la sicurezza alimentare, in particolare quelle nei paesi a basso e medio reddito.
Il documento sottolinea che la strada da percorrere consisterà nell’investire in ricerca e sviluppo per capire se effettivamente la promessa di maggiore sostenibilità rispetto alla produzione di cibo convenzionale potrà essere mantenuta. Paola Sobbrio, responsabile ricerca proteine alternative e sperimentazione animale di ALI, commenta: «Questo report dimostra la serietà con cui viene affrontato il tema dei rischi legati ai ‘novel food’. A questo si aggiunga che l’Europa ha la legislazione più stringente al mondo per ciò che attiene il processo di autorizzazione di nuovi prodotti, siano essi ‘nuovi’ cibi o altri tipi di prodotti che possano incidere sulla salute umana».
Le dichiarazioni di FAO e OMS
Francesco Branca, direttore del Dipartimento di nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’OMS, ha affermato: «È necessario generare e condividere più dati per identificare le somiglianze e le differenze rispetto agli alimenti convenzionali e per determinare il loro posto in una dieta sana e sostenibile».
Il rapporto, destinato alle autorità nazionali sulla sicurezza alimentare dei 195 membri (194 Paesi oltre all’Unione Europea), intende aiutare i regolatori a prendere decisioni informate nell’ambito delle procedure di approvazione e regolamentazione di questi nuovi prodotti, che attualmente sono sviluppati da oltre un centinaio di startup nel mondo per portare sul mercato alternative alla carne, al pesce e ai prodotti lattiero-caseari.
FAO e OMS dichiarano di non voler supportare né bloccare le specifiche tecnologie, ma danno atto della necessità di ripensare profondamente il sistema alimentare, in quanto la crescita della domanda globale di proteine animali mette sotto pressione ecosistemi e biodiversità, con un impatto negativo per quanto attiene al cambiamento climatico, la salute pubblica, la sicurezza alimentare e il benessere animale.
Su questo aspetto, le due agenzie dell’ONU evidenziano che sono necessari maggiori evidenze per riuscire effettivamente a dimostrare che queste tecnologie possano effettivamente garantire i risultati promessi in termini di sostenibilità.