Digital Services Act: il suo ruolo nella protezione degli animali dal commercio illegale

Le nuove regole per uno spazio digitale sicuro in Europa potrebbero essere un utile ed efficace strumento per contrastare la vendita illegale di animali.

Pubblicato il 09/11/2022
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Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno adottato da poco il Digital Services Act (DSA). Di cosa si tratta? In che modo potrebbe essere uno strumento per contrastare il commercio illegale di animali online?

Cos’è il Digital Services Act?

La Commissione europea ha proposto due iniziative legislative per aggiornare le norme che disciplinano i servizi digitali nell’Unione europea: il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA), che insieme costituiscono quello che è definito il Digital Services Package, un unico insieme di nuove regole applicabili in tutta l’Europa per creare uno spazio digitale più sicuro.
Il Digital Services Act (DSA), adottato il 19 ottobre 2022, introdurrà nuove leggi in materia di trasparenza, obblighi informativi e accountability delle piattaforme online. Nell’ambito della protezione degli animali, il DSA potrebbe contribuire a contrastare la diffusione di contenuti illegali e lesivi sulle suddette piattaforme e rendere chiare le loro responsabilità a riguardo.

Perché potrebbe essere importante per la tutela degli animali?

Cani, gatti e animali esotici sono, purtroppo, oggetto di vendita in rete e spesso provengono dal commercio illegale transfrontaliero. Le conseguenze sul benessere animale di questo mercato sono nefaste. Durante il trasporto, gli animali sono ammassati, soffrono di stress e disidratazione, e in queste condizioni il rischio di diffusione di malattie diventa elevato. C’è chi addirittura trasporta cani e gatti gravidi in periodi prossimi alla data del parto.
Sono da evidenziare anche le pratiche di allevamento degli animali al di fuori dei Paesi UE che vengono alimentate dal commercio online: i cani sono sottoposti a taglio della coda, delle orecchie, a debarking (l’asportazione parziale o completa delle corde vocali dell’animale) e per i gatti c’è il declawing (rimozione degli artigli). Tutte operazioni che compromettono le capacità comunicative e sociali degli animali, danneggiandone significativamente la qualità di vita. Non si può, inoltre, non accennare alla riproduzione tra consanguinei, causa di gravi problemi di salute, e al rischio di introduzione di parassiti e malattie come la rabbia.
Diviene evidente che una regolamentazione dei contenuti online, e in particolare un controllo maggiore di quelli legati alle vendite di animali, potrebbe essere uno strumento efficace per contrastare i problemi fino a qui descritti.

In particolare, il DSA si riferisce agli animali in due occasioni: inserendo la vendita illegale di animali vivi nell’elenco dei contenuti illegali e indicando che le Very Large Online Platforms (VLOPs, piattaforme con più di 45 milioni di utenti attivi in Europa) devono valutare il rischio legato alla disseminazione di contenuti illegali, incluso il commercio illegale di animali.

Gli obblighi delle piattaforme

A quali obblighi dovranno adempiere le grandi piattaforme online? Le VLOPs dovranno rafforzare i controlli per dimostrare che le informazioni fornite dai venditori siano affidabili e accurate.
In questa fase non è chiaro cosa comportino tali controlli in relazione agli animali. Ad esempio, per gli animali da compagnia, si dovrebbe verificare che solo cani e gatti microchippati, registrati e offerti dai loro legittimi proprietari o allevatori possano essere venduti online.

Le piattaforme dovranno, inoltre, valutare e mitigare i rischi sistemici (compresa la diffusione di contenuti di animali oggetto di commercio illegale) annualmente, prevedere processi di moderazione (anche tramite algoritmi) per pubblicità e suggerimenti ed essere soggetti ad audit indipendenti.

All’interno del DSA è presente, però, una criticità da non sottovalutare: le norme descritte si applicano a quelle che abbiamo definito grandi piattaforme online. Sappiamo bene che esiste un sottobosco di piccole e medie imprese, che potrebbero proseguire con la pubblicazione di contenuti illegali. Non è neanche chiaro se queste leggi comprendano i contenuti dei gruppi chiusi, che richiedono l’intervento umano per l’accesso.

È comunque stabilito che tutti i mercati online debbano pubblicare annualmente le relazioni sulla moderazione dei contenuti, nello specifico il numero di provvedimenti ricevuti dalle autorità degli Stati membri. I tribunali e le autorità competenti (amministrative, comprese le forze dell’ordine) degli Stati membri potranno agire in presenza di contenuti illegali ed emettere ordinanze nelle quali saranno descritti in dettaglio i motivi per cui si sospetta che il contenuto sia illecito. L’estensione di queste ordinanze sarà in linea di principio limitata allo Stato membro in cui sono state emesse, le autorità potranno tuttavia comunicare le informazioni anche ad altri Stati membri.

Gli obblighi degli Stati membri

Gli Stati membri nomineranno un’autorità che coordinerà i servizi digitali e vigilerà affinché il regolamento venga applicato. Il coordinatore designerà anche degli operatori preposti alle segnalazioni, che identificheranno i contenuti illegali e informeranno le piattaforme. Queste nuove figure dovrebbero in aggiunta pubblicare le relazioni sulle segnalazioni effettuate e questa documentazione, insieme con i report delle piattaforme e gli audit indipendenti, dovrebbero contribuire alla raccolta dei dati riguardanti il commercio illegale di animali online.

Il nostro impegno in Europa

Insieme alle altre organizzazioni che si occupano di protezione degli animali continueremo a collaborare con la Commissione europea e gli Stati membri per garantire che i controlli siano effettuati in modo appropriato ed efficiente. Nell’ambito del quadro d’azione delineato dalla nuova normativa, le associazioni animaliste possono infatti impegnarsi nella segnalazione dei contenuti illegali oppure, più in generale, identificare annunci di vendita illegali di animali e segnalare il contenuto alla piattaforma, comunicando poi le informazioni raccolte alle autorità competenti (tra cui il coordinatore nazionale dei servizi digitali). In base ai dati trasmessi, il fornitore di servizi potrà rimuovere il contenuto o, in caso di eventuali resistenze, le autorità ordineranno di rimuoverlo.

Importante sarà anche continuare a dialogare con la Commissione europea per chiarire i meccanismi di attuazione del DSA per quanto riguarda il commercio illegale di animali e monitorare la comunicazione dei report pubblicati dalle piattaforme e degli audit indipendenti. Un impegno che porteremo avanti anche in collaborazione con Eurogroup for Animals, della quale facciamo parte e che rappresenta i nostri interessi a Bruxelles.

Redazione

Articolo inserito dalla nostra redazione.

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