Fermiamo il commercio di pinne di squalo in Europa!

Una nuova Iniziativa dei cittadini europei — sostenuta da decine di ONG — si oppone alla crudele pratica del "finning".

Pubblicato il 14/07/2021
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Gli squali sono animali all’apice della catena alimentare che popolano i mari da prima che apparissero i dinosauri. Oggi però sono sottoposti a notevole pressione per via della pesca e delle catture accidentali: nel Mediterraneo ad esempio sono fortemente a rischio la metà delle 48 specie di squalo presenti.

A questo si aggiunge la crudele pratica dello spinnamento (meglio nota come “finning”), che consiste nel taglio delle pinne degli squali, che vengono destinate alla preparazione di una zuppa considerata un piatto di lusso in Asia.

Fuori dall’Europa questa pratica viene anche attuata quando l’animale è ancora vivo ed in questo caso gli squali vengono spesso rigettati in mare, dove sono destinati a morire per dissanguamento o soffocamento, in quanto gli squali possono respirare soltanto nuotando. Le pinne sono infatti l’unica parte dello squalo ad avere un elevato valore commerciale.

Grolltech / Wikimedia Commons

Si tratta di una pratica atroce, che produce una sofferenza ingiustificata e del tutto inutile.

Si stima che ogni anno circa 73 milioni di squali vengano uccisi proprio per le loro pinne, a questi si somma un numero elevatissimo di squali vittima di reti fantasma o di catture accidentali durante la pesca di altre specie.

Il finning in Europa

Fino al 2013, in Europa era comune e legale il taglio mentre l’animale è ancora in vita.

Nel 2013 è entrato in vigore il regolamento denominato “Fins Naturally Attached”, il quale prevede che le pinne non possano essere asportare dalla carcassa fino allo scarico delle navi in un porto europeo ma soltanto parzialmente tagliate o ripiegate per favorire l’immagazzinamento a bordo.

Viene dunque vietato senza eccezioni lo stoccaggio, il trasbordo e lo sbarco di tutte le pinne di squalo nelle acque dell’UE e su tutte le navi dell’UE.

Questo tipo di regolamentazione, tuttavia, non risulta efficace per contrastare il finning dal momento che il grosso dei profitti che se ne ricavano sono legati all’esportazione e che i controlli sulle navi non sono efficaci. 

Nonostante sia vietato rigettare gli squali in mare, l’UE è rimasto uno dei maggiori esportatori di pinne e un importante centro di transito per il commercio mondiale di pinne, esportando ogni anno circa 3.500 tonnellate di pinne, la maggior parte delle quali provenienti dalle flotte spagnole.

In Italia ogni anno si consumano 10.000 tonnellate di carne di squalo e siamo il terzo paese importatore al mondo. 

Una nuova iniziativa europea

Da questi dati la nascita dell’Iniziativa dei Cittadini Europei “Stop Finning EU”, volta a vietare il commercio di pinne di squalo in e dall’Europa.

Come l’Iniziativa End the Cage Age, Stop Finning EU non è una normale petizione ma un’iniziativa ufficiale dell’UE che vuole proporre una modifica legislativa alla Commissione Europea, ossia un’estensione dell’attuale regolamento a importazione, esportazione e transito (lasciando quindi legale solo la commercializzazione dello squalo intero). Questo renderebbe economicamente insostenibile il commercio di pinne di squalo e faciliterebbe i controlli per verificare che non vengano pescate illegalmente specie a rischio.

Redazione

Articolo inserito dalla nostra redazione.

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