Fur Free Europe prosegue la sua strada affinché la Commissione europea inserisca il divieto di allevamento di animali da pelliccia e la vendita di prodotti in pelliccia in Europa nella proposta di revisione della legislazione sul benessere animale. Nelle scorse settimane, all’interno dell’edizione europea di Politico — il quotidiano statunitense dedicato per l’appunto ai temi politici — sono state pubblicate due lettere aperte indirizzate a Stella Kyriakides, la Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, sottoscritte rispettivamente dalle aziende di moda e da scienziati esperti in veterinaria, zoologia, etologia, zootecnia e bioetica.
La lettera aperta delle aziende di moda…
Elisabetta Franchi, Hugo Boss, Save the Duck ed Hervis sono solo alcune delle case di moda che hanno lanciato l’appello di Eurogroup for Animals, di cui ALI è membro, per supportare l’ICE Fur Free Europe presso la Commissione europea. La lettera aperta, pubblicata su Politico, ha evidenziato come negli ultimi anni anche la moda abbia intrapreso un cammino verso l’etica e la sostenibilità e come molti brand abbiano ormai eliminato dalle loro collezioni le pellicce.
Come citato nella lettera aperta:
«Ad oggi, si stima che il 69% dei marchi di lusso più famosi sia già andato oltre la pelliccia adottando politiche fur-free. Di recente, durante le settimane della moda di Milano e Parigi, abbiamo dimostrato ancora una volta come sia possibile produrre collezioni moda anche per mercati di fascia alta senza ricorrere all’utilizzo di pellicce animali».
L’incredibile partecipazione registrata per l’iniziativa dei cittadini europei e la necessità di misure legislative che supportino gli obiettivi etici e di sostenibilità di case di moda e organizzazioni intergovernative, sono la spinta che ha portato le aziende a firmare la lettera aperta per chiedere l’intervento della Commissione Europea al fine di riequilibrare il mercato interno attraverso il divieto di allevamento di animali da pelliccia e il commercio di qualsiasi tipo di prodotto derivato da questi allevamenti.
… e quella degli scienziati
La recente revisione del report The Case Against Fur Factory Farming: a scientific review of animal welfare standards and ‘WelFur’ conferma che, secondo le più aggiornate evidenze scientifiche, l’allevamento di visoni, volpi e cani procioni dovrebbe essere vietato nell’Unione Europea poiché è impossibile soddisfare i bisogni biologici e di benessere di questi animali nelle condizioni dettate da questa pratica.
Sempre nelle pagine di Politico, un gruppo di scienziati ha sottoscritto una lettera aperta per Stella Kyriakides, rimarcando l’impossibilità di garantire il rispetto dei bisogni di specie degli animali intrappolati nelle gabbie degli allevamenti e la poca efficacia dei provvedimenti adottati negli scorsi anni, come l’arricchimento degli spazi.
Nella lettera gli esperti dichiarano:
«Infatti, prove scientifiche hanno dimostrato che l’aggiunta di varie combinazioni di semplici arricchimenti — come cilindri di plastica o rete metallica, piattaforme, sfere e pezzi di corda o spezzoni di tubo — a gabbie per visoni standard o allargate, ad esempio raddoppiate, può ridurre, ma non eliminare, i morsi alla coda e le stereotipie [ripetizioni di sequenze invariate e costanti di uno o più comportamenti N.d.A.]. In molti casi, i livelli di stereotipia non sono influenzati dalla disposizione di semplici arricchimenti».
Gli scienziati chiedono che ora sia la politica a mettersi al passo: la Commissione europea deve introdurre nelle sue prossime proposte legislative il divieto di custodia e abbattimento di animali esclusivamente o principalmente per la produzione di pellicce, e l’immissione sul mercato europeo di pellicce di animali d’allevamento e di prodotti contenenti tali pellicce. Il divieto di allevamento è già in vigore in Irlanda, Regno Unito, Norvegia, Estonia, Lettonia, Francia, Belgio, Paesi bassi, Repubblica Ceca, Austria, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Malta e Italia.
Un’Europa più etica e sostenibile è un’Europa senza pellicce
I divieti chiesti da case di moda e scienziati si accordano perfettamente con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e l’adozione della strategia Farm to Fork.
Infatti i brand di moda stanno già aderendo, con le proprie politiche fur-free, agli obiettivi 12 (Consumo e produzione responsabili), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 14 (La vita sott’acqua) e 15 (La vita sulla terra).
Nel maggio 2020, la Commissione europea ha adottato la strategia Farm to Fork, annunciando la sua intenzione di rivedere l’attuale legislazione sul benessere degli animali per allinearla alle attuali conoscenze scientifiche. Ora tale legislazione è oggetto di un processo di revisione che approderà a una proposta prevista per ottobre 2023. Entrambi i programmi guardano a un futuro etico e sostenibile per la nostra Europa, un futuro che dovrà essere necessariamente senza pellicce.