SOS Crostacei: usare la legge per aiutare i crostacei decapodi in difficoltà

Da oggi cittadini e cittadine avranno uno strumento per segnalare casi di maltrattamento di questi animali.

Pubblicato il 11/12/2023
Crostacei su ghiaccio
ma-no/iStock

Oggi abbiamo diffuso pubblicamente il nostro progetto SOS Crostacei, parte della campagna Dalla parte dei crostacei, con la quale da aprile di quest’anno noi di ALI miriamo a introdurre norme a protezione di granchi, astici, aragoste e tutti gli altri crostacei decapodi impiegati nella filiera ittica e alimentare in Italia.

Il progetto SOS Crostacei nasce proprio con lo scopo di fornire a cittadine e cittadini uno strumento per aiutare in modo diretto a proteggere i crostacei da maltrattamenti. Compilando il modulo nella pagina del progetto, chiunque potrà infatti segnalare direttamente casi di detenzione non idonea di crostacei decapodi. Il team di giuristi, biologi e veterinari di ALI valuterà in seguito ogni segnalazione, effettuando una valutazione strategica preliminare sull’opportunità di procedere alla denuncia dei fatti osservati. In alcuni casi potremo decidere di farci carico diretto delle azioni legali necessarie. Se così non fosse, invieremo tutte le indicazioni e i suggerimenti necessari per poter procedere in maniera indipendente a sporgere denuncia a coloro che hanno segnalato.

La detenzione su ghiaccio causa sofferenza

Come descritto nel nostro report Il mantenimento su ghiaccio dei crostacei decapodi e i suoi effetti, redatto da Lorenzo Fruscella, biologo marino e responsabile della campagna, e da Annamaria Passantino, Professore di Clinica Medica Veterinaria all’Università degli Studi di Messina, la pratica di detenzione di crostacei vivi su ghiaccio provoca loro sofferenza. I crostacei impiegati per uso alimentare in Italia, infatti, non sperimentano mai temperature pari o inferiori a 2 °C in natura. Queste sono temperature alle quali, invece, vengono esposti di routine quando detenuti su ghiaccio. Inoltre, report dell’industria della pesca suggeriscono che il freddo improvviso possa stressare e uccidere i crostacei decapodi e vi sono diverse evidenze che questi animali posseggano neuroni sensibili al freddo. Per questo alcuni paesi, come la Svizzera, hanno vietato l’esposizione o il trasporto di decapodi vivi su ghiaccio o acqua ghiacciata. Date tali considerazioni e la mancanza di letteratura scientifica in materia, è dunque sensato non esporre questi animali a queste condizioni. Oltretutto, la detenzione su ghiaccio è quasi sempre associata a ulteriori pratiche dannose per la salute di questi animali, come il digiuno forzato, la legatura delle chele, il mantenimento fuori dall’acqua e l’esposizione a luce diretta, tutte condizioni in diretto contrasto con quelle che questi animali incontrano in natura.

Cosa dice la legge?

Nonostante in Italia non vi siano leggi a livello nazionale che vietino esplicitamente la detenzione di crostacei decapodi su ghiaccio, la Corte di Cassazione (Cass. Pen., Sez. III, n. 27173/2016) ha già stabilito che questa pratica può costituire reato, rigettando il ricorso presentato contro una sentenza del Tribunale di Firenze. Tale sentenza aveva condannato un direttore di ristorante all’ammenda di €5.000,00, oltre a €3.000,00 di risarcimento in favore della parte civile per aver detenuto alcuni crostacei vivi in cella frigorifera e con le chele legate, pertanto in condizioni incompatibili, a giudizio dell’organo di primo grado, con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. Sia il giudice di merito che i giudici di legittimità respinsero le istanze difensive del ricorrente, sostenendo che l’orientamento ormai consolidato della Cassazione in merito all’art. 727 c.p. imponesse di punire la detenzione di animali ogni qualvolta fosse considerata incompatibile con la loro natura. Questo caso non è isolato. Nel 2019, il Nucleo Guardie Eco-Zoofile Oipa si recò in un ristorante nella periferia est di Milano, trovandovi un astice ancora in vita con le chele legate in una vaschetta di plastica posta su ghiaccio, all’interno di un frigorifero. Il pubblico ministero chiese la condanna a un’ammenda di €2.000,00 tramite decreto penale, contro il quale il ristoratore fece opposizione, chiedendo l’applicazione della messa alla prova. Il giudice dispose quindi tre mesi di lavori socialmente utili presso una delle case di accoglienza di un gruppo di volontari che aiutano i senzatetto e bisognosi.

Sebbene questi casi costituiscano importanti precedenti, non tutti i giudici la pensano in questo modo e spesso questi casi vengono presi sottogamba e finiscono per essere archiviati. Per ovviare a questo problema, abbiamo escogitato una strategia che ha l’obiettivo di far affermare definitivamente nelle aule di giustizia che queste modalità di detenzione siano maltrattamenti e che vadano quindi vietate.

Segnala anche tu

Con il progetto SOS Crostacei, noi di ALI abbiamo deciso di intervenire attivamente, muovendoci affinché questo tipo di maltrattamenti non venga più tollerato, offrendo uno strumento di denuncia a cittadine e cittadini che si imbattono in crostacei detenuti su ghiaccio. Invia la tua segnalazione: contribuirai in questo modo a migliorare le condizioni di migliaia di questi animali.

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