Peste suina africana: ALI presenta una denuncia dopo l’indagine di Report

Chiediamo di accertare le responsabilità di ATS Pavia e dei privati che hanno proceduto all’abbattimento di migliaia di suini nel pavese.
Last Chance for Animals Europe
Condividi

Sostieni il nostro lavoro

Con una donazione anche piccola puoi contribuire a cambiare il futuro degli animali.

Le donazioni ad ALI danno diritto ai benefici fiscali previsti per legge.

Newsletter

Iscriviti per ricevere ogni settimana i nostri aggiornamenti via email.

Cliccando su "ISCRIVIMI" acconsenti al trattamento dei tuoi dati personali per l'invio dell'email settimanale. Potrai cancellarti in qualsiasi momento. Leggi l'informativa.

Domenica 5 novembre Report, la trasmissione d’inchiesta in onda su RAI3, ha diffuso un lungo servizio di Giulia Innocenzi che inizia mostrando i wet market cinesi dove animali di specie diverse vengono venduti e macellati sul momento, in condizioni igieniche precarie, facilitando il passaggio di virus tra una specie e l’altra. La giornalista visita uno dei maxi-allevamenti verticali di suini da 26 piani pronti a ospitare un milione di maiali l’anno (ne avevamo parlato qui), che con la moltiplicazione degli spazi, unita all’elevata automazione, spingono all’estremo la logica industriale alla base degli allevamenti intensivi. Per prevenire l’ingresso di patogeni esterni, gli operai vivono all’interno del perimetro dell’azienda e sono soggetti a stringenti limitazioni della libertà di movimento verso l’esterno.

Le immagini shock degli allevamenti lombardi

La maggior parte del servizio riguarda direttamente l’Italia e si concentra sulla gestione della peste suina africana negli ultimi mesi, a seguito della scoperta di alcuni focolai in Lombardia — regione che ospita la metà dei suini italiani — e più precisamente in provincia di Pavia.
Le operazioni di abbattimento dei suini infetti sono state inizialmente affidate alla ditta olandese TCC-Group, al costo di 100.000 euro giornalieri, e successivamente alla cooperativa Bidente di Civitella di Romagna (FC), con la quale la Regione aveva stipulato nel 2019 una convenzione a seguito di una gara.

Un episodio in particolare riguarda l’abbattimento di 6.919 suini effettuato a inizio ottobre in un allevamento di Pieve del Cairo, al confine tra la provincia di Pavia e il Piemonte. Qui, su richiesta del titolare dell’allevamento, la cooperativa ha impiegato l’elettrocuzione, che consiste nell’applicazione di una scarica elettrica alle tempie e al corpo dell’animale. L’ONG americana Last Chance for Animals è entrata in possesso di filmati ottenuti con telecamere nascoste, che ha fornito a Giulia Innocenzi. Numerose le problematiche visibili:

  • violenza gratuita da parte degli operatori: gli animali vengono colpiti con bastonate e calci ripetuti, anche nelle zone più sensibili come il muso e persino con l’impiego di oggetti appuntiti (forse pungoli o cacciaviti).
  • errata esecuzione dell’abbattimento (elettrocuzione con applicazione a testa e corpo), in difformità rispetto alle indicazioni previste dal manuale operativo. In particolare, gli elettrodi vengono posizionati in modo non corretto, come risulta evidente anche dalla posizione dei segni di abrasione lasciati sul vello al passaggio della corrente elettrica. Questo è reso anche evidente dal fatto che in molti casi gli animali riprendono coscienza e si rende quindi necessario ripetere l’operazione.

Mentre tutto questo accade, sembra che il veterinario di ATS Pavia sia assente e non abbia quindi sorvegliato lo svolgimento della procedura.

La nostra denuncia

Dalla visione delle immagini trasmesse da Report, sembra che gli addetti della Bidente non siano adeguatamente formati per eseguire le procedure di abbattimento. Tuttavia, nel Capitolato allegato alla convenzione con la Regione Lombardia, si legge che tutto il personale deve essere adeguatamente formato e periodicamente aggiornato relativamente alle modalità operative e tutela del benessere animale nelle operazioni di movimentazione e abbattimento di animali.

Ma è lo stesso impiego dell’elettrocuzione a essere sbagliato per l’applicazione in serie a migliaia di animali, dato che questo metodo richiede molta precisione e più tempo per ciascun animale. Questo inevitabilmente finisce per andare a discapito della correttezza dell’esecuzione, soprattutto in assenza di un controllo costante da parte delle autorità. Al riguardo, Report ha intervistato il dott. Francesco Feliziani, Responsabile laboratorio Referenze Nazionali Pesti Suine (IZSUM), il quale ha ammesso che l’elettrocuzione non dovrebbe essere praticata su un numero elevato di animali.

Questo è ben noto, tanto che nel Piano nazionale per le emergenze epidemiche si legge che le autorità sanitarie locali possono autorizzare l’utilizzo di questo metodo «purché sia condotto in modo tale da risparmiare agli animali le eccitazioni, i dolori e le sofferenze evitabili» (pag. 39).

Oltre a indicare i punti precisi in cui devono essere applicati gli elettrodi, il manuale operativo prevede che la scarica elettrica debba durare almeno 3 secondi e che per scrofe e verri l’intensità della corrente debba essere di almeno 2 A, mentre per i suinetti è sufficiente 1,3 A. Si tratta di requisiti minimi affinché i suini collassino nel minore tempo possibile senza riprendere coscienza.

La verifica del rispetto di questi parametri presuppone quindi una supervisione costante da parte delle autorità sulla correttezza della procedura: è necessario sorvegliare che l’applicazione degli elettrodi avvenga sempre nei punti previsti e vigilare sulla corretta durata della scarica di corrente e sull’intensità della stessa. Eppure, sembrerebbe che il veterinario di ATS non fosse presente. Alla luce delle immagini, ci chiediamo anche se ATS Pavia abbia almeno preventivamente verificato l’idoneità delle attrezzature.

Per fare chiarezza su questi aspetti, abbiamo deciso di depositare una denuncia alla Procura della Repubblica di Pavia, chiedendo alle autorità di accertare quanto accaduto e verificare le eventuali responsabilità penali, con particolare riferimento all’ipotesi – che sembrerebbe emergere dai filmati – che le autorità sanitarie abbiano omesso di esercitare il controllo sulle modalità con cui veniva praticata la procedura.

Non perderti i nostri aggiornamenti!

Iscriviti alla newsletter per ricevere aggiornamenti direttamente via email: comodo, no?

Dona il tuo 5x1000 ad ALI

Insieme possiamo cambiare il futuro degli animali