Animal Law Italia ha inviato un’istanza urgente al Commissario Straordinario per la PSA, ai responsabili di settore del Ministero della Salute, della Regione Lombardia e dell’Ats di Pavia e al sindaco di Zinasco, per chiedere che si possa evitare l’abbattimento dei maiali che non presentano sintomi, adoperando tutte le misure necessarie per evitare la diffusione della peste suina africana. La lettera aperta, inviata alle istituzioni, è stata firmata da ALI insieme a Animal Equality Italia, CiWF Italia, ENPA, Essere Animali, LAC – Lega Abolizione Caccia, Last Chance for Animals, LAV – Lega Antivivisezione, LEAL, LEIDAA, LNDC Animal Protection e OIPA Italia.
La situazione attuale del rifugio Cuori liberi
Come già accennato in un precedente articolo, nel rifugio per animali non destinati alla produzione alimentare Cuori Liberi di Zinasco, frazione Sairano (PV), a inizio mese è stato individuato un focolaio di peste suina africana (PSA). Molti animali sono già deceduti, ma 10 sono vivi e alcuni di loro — per ora — presentano sintomi lievi. Questi ultimi rischiano di essere uccisi in quanto oggetto di un’ordinanza di abbattimento dell’ATS Pavia, seguendo il protocollo attualmente in essere per evitare la diffusione del virus. Per chiedere la salvezza degli animali, pochi e isolati dall’esterno con misure di biosicurezza, Animal Law e le altre 11 organizzazioni coinvolte hanno inviato una lettera aperta al Commissario Straordinario per la PSA, ai responsabili di settore del Ministero della Salute, della Regione Lombardia e dell’Ats di Pavia e al sindaco di Zinasco.
Cosa chiedono le associazioni
Le associazioni chiedono un incontro alle autorità, finalizzato a trovare soluzioni concordate, che salvaguardino la vita dei suini ancora sani presenti all’interno del rifugio. I firmatari lanciano anche un appello rivolto ad ATS Pavia e alle altre autorità coinvolte nella vicenda: effettuare una nuova valutazione, più specifica, circa l’effettivo pericolo che può derivare per il comparto zootecnico lombardo e nazionale dalla presenza di animali sopravvissuti alla PSA all’interno della struttura, anche alla luce delle misure di biosicurezza adottate dai gestori. Nella lettera, le organizzazioni fanno anche presente che gli animali si trovano in un “rifugio permanente”, un luogo che accoglie animali non destinati alla produzione alimentare, che vi restano per il resto della loro vita senza essere macellati. Tutti questi elementi, che non sono stati presi in considerazione nell’adozione dell’ordinanza di abbattimento, potrebbero far riconsiderare la sussistenza dei presupposti per l’emanazione del provvedimento.