Ad oggi gli animali sono considerati “oggetti” dalla legge italiana. Questo significa che, ad esempio:
Questa richiesta è parte della campagna con la quale chiediamo di rendere concreta la tutela degli animali inserita nell’art. 9 della Costituzione. Cambiare le leggi affinché tengano il passo con i cambiamenti culturali e sociali, anche per quanto riguarda il rispetto che dobbiamo agli animali, è oggi un vero e proprio dovere del Parlamento.
Gli animali sono in grado di percepire e reagire al loro ambiente, e di provare emozioni come il dolore, la paura, la felicità e la tristezza. Essi possiedono una forma di coscienza, cioè la capacità di percepire il loro ambiente e di reagire ad esso in modo appropriato e hanno bisogni fisiologici e comportamentali che devono essere soddisfatti per garantire il loro benessere.
Nel nostro Codice civile gli animali sono considerati ancora come “beni mobili”, assimilati a oggetti inanimati, nonostante siano a tutti gli effetti membri delle nostre famiglie, ai quali vogliamo bene e con i quali condividiamo la nostra vita. Nel corso delle ultime legislature sono state presentate delle proposte di legge che miravano a introdurre una disciplina analoga a quella vigente nei nostri vicini europee, tuttavia non sono mai state discusse dalle Camere.
Gli animali sono oramai considerati membri della famiglia, poiché condividono la vita quotidiana con noi e ci offrono amore e compagnia incondizionati. Secondo l’ultima stima di Assalco, l’associazione di categoria dei produttori di petfood, in Italia sarebbero presenti poco meno di 65 milioni di animali da compagnia, un numero superiore a quello della popolazione umana residente.
Si tratta di un fenomeno che non è più possibile ignorare. La politica fino a oggi ha compiuto interventi soltanto parziali. Dal 2016 i regolamenti condominiali non possono vietare la detenzione di animali ed è stata prevista l’impignorabilità di animali domestici. Si tratta di un primo passo nella direzione giusta ma ancora non basta: ci sono altre esigenze avvertite da coloro che vivono con cani, gatti e altri animali che richiedono interventi urgenti.
La perdita di un animale d’affezione può essere vissuta come la perdita di un membro della famiglia e causare un grande dolore alle persone che lo hanno accudito. Se la causa è dovuta a un errore o disattenzione altrui, come nelle frequenti ipotesi di aggressioni da parte di altri cani, le attuali regole non consentono di compensare la sofferenza attribuendo un valore economico al dolore. Poiché gli animali sono equiparati agli oggetti inanimati, il risarcimento resta infatti ancorato alla logica del valore economico dell’animale. Questo parametro non soltanto non include il dolore del proprietario ma spesso si traduce in una assenza di risarcimento, non essendo possibile attribuire un valore economico ad animali meticci o di razza anziani.
Alcuni giudici hanno ovviato a questo inconveniente prevedendo la risarcibilità del danno da perdita dell’animale d’affezione ma si tratta di una costruzione giurisprudenziale, che non si basa sulle norme attuali ma sulla “buona volontà” di singoli giudici, che rendendosi conto dell’assenza di tutela per i cittadini, hanno cercato di trovare una soluzione. L’assenza di una norma specifica però mina la certezza del diritto e si traduce in una incognita per i cittadini, poiché ogni giudice è libero di accogliere o meno la domanda di risarcimento.
Occorre intervenire in materia successoria, disciplinando i lasciti in favore di animali e prevedere delle norme per garantire ai nostri compagni di vita una vita dignitosa anche a seguito della nostra morte. Quando accogliamo un cane o un gatto, vogliamo essere certi di poter garantire il suo benessere anche quando non ci saremo più. La legge ignora completamente questa esigenza e l’attuale disciplina successoria non prevede soluzioni idonee ad assicurare che questo risultato possa essere raggiunto in modo pieno e sicuro.
Non essendo prevista la possibilità di nominare eredi degli animali, nella prassi si assegnano gli animali a titolo di legato a un’associazione di volontariato, insieme a una somma di denaro per provvedere al loro accudimento o un bene immobile, dando disposizioni e dettando condizioni per il sostentamento dell’animale fino alla fine dei suoi giorni. Per verificare il rispetto di queste prescrizioni, è possibile nominare un esecutore testamentario.
Questa soluzione però si scontra innanzitutto con la difficoltà del sistema successorio e implica la necessità di rivolgersi a un notaio, che verificherà anche i limiti del testatore onde evitare la lesione della quota di legittima. Si tratta di una strada che, anche per motivi economici, viene scelta da pochi proprietari di animali.
Chiediamo quindi una norma che stabilisca che il testatore possa disporre liberamente di una percentuale del suo patrimonio per il mantenimento degli animali, senza che questo costituisca una lesione della quota di legittima indisponibile. In questo modo, chiunque potrebbe essere sicuro di riuscire a garantire il futuro dei propri amici a quattro zampe, predisponendo un semplice testamento olografo.
Conto Corrente Banca popolare Etica intestato a Animal Law Italia ETS
IBAN: IT87V0501804000000017176777
BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A
Causale: “Esseri Senzienti”
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Causale: “SOS animALI”
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Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei deputati
La scienza, la bioetica, la normativa europea e quella di diversi ordinamenti nazionali riconoscono da anni la speciale natura degli animali non umani come esseri senzienti. L’articolo 9 della nostra Costituzione delega al legislatore di individuare i modi e le forme di tutela degli animali. È urgente attuare questa disposizione, ripensando la normativa ad oggi non più adeguata, riconoscendo pienamente che gli animali sono esseri senzienti, non oggetti. Per questo, chiediamo di:
1) Integrare il codice civile, adeguando le norme in tema di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, disciplinando l’affido dell’animale in caso di separazione e introducendo una specifica disciplina nell’ambito delle successioni;
2) Rivedere il codice penale, riconoscendo gli animali come vittime, inasprendo le sanzioni e assicurandone l’effettiva applicazione, limitando la possibilità che gli autori dei maltrattamenti restino impuniti;
3) Attuare il superamento dell’utilizzo di animali nei circhi, già previsto nel 2017;
4) Riconoscere i rifugi per animali salvati, ad oggi erroneamente equiparati agli allevamenti di animali utilizzati a scopo di produzione alimentare;
5) Istituire un garante nazionale dei diritti degli animali, in grado di favorire il coordinamento dell’azione di governo e di vigilare sull’applicazione della normativa nazionale ed europea a tutela degli animali.