Abbandono

Art. 727 del Codice Penale
Classificazione: Maltrattamenti
Pratiche illecite punite dal codice penale.

L’abbandono di animali avviene quando qualcuno abbandona animali domestici o abituati alla cattività o li lascia in condizioni che ne mettono a rischio la salute e il benessere. L’art. 727 del Codice Penale non si limita a punire chi lascia un animale in un luogo, ma include anche tutte le forme di grave trascuratezza o disinteresse, che violano il dovere di cura e protezione verso gli animali, riconosciuti come esseri senzienti.

L’abbandono è una delle principali cause del fenomeno del randagismo, un problema complesso che ha conseguenze non solo per gli animali, che rischiano maltrattamenti o malattie, ma anche per la società. Gli animali randagi possono causare incidenti stradali, creando rischi per la sicurezza pubblica, e il loro numero crescente genera costi significativi per le amministrazioni locali, chiamate a gestire rifugi e programmi di sterilizzazione.

INDICE

Aspetti legali

L’articolo 727 del Codice Penale classifica l’abbandono come reato contravvenzionale, che viene punito con l’arresto fino a un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

La giurisprudenza ha chiarito che per “abbandono” si intende non solo lasciare deliberatamente un animale senza cure, ma anche trascurarlo al punto da compromettere il suo benessere. Questo include comportamenti come non fornire cibo, acqua o riparo adeguati, o non prestare attenzione necessaria alle sue esigenze. La legge tutela gli animali riconoscendoli come esseri senzienti, capaci di provare sofferenza a causa dell’abbandono o della negligenza.

Con l’entrata in vigore della Legge 25 novembre 2024, n. 177, che ha apportato modifiche rilevanti al Codice della Strada e al Codice Penale, le sanzioni per l’abbandono di animali sono state notevolmente inasprite. Secondo il nuovo articolo 727 del Codice Penale, se l’abbandono di un animale avviene su strade o nelle loro pertinenze, la pena è aumentata di un terzo rispetto a quella ordinaria. Inoltre, qualora il reato venga commesso utilizzando un veicolo, si applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da sei mesi a un anno.

Nei casi più gravi, se dall’abbandono di un animale deriva un incidente stradale, si applicano le norme sull’omicidio stradale (art. 589-bis del Codice Penale: pena della reclusione da due a sette anni) e sulle lesioni personali stradali gravi o gravissime. (art. 590-bis del Codice Penale: pena della reclusione da tre mesi a cinque anni per lesioni gravi, e da uno a sette anni per lesioni gravissime).

Cosa puoi fare

Se vedi un animale vagante che sospetti possa essere stato abbandonato, contatta le la polizia municipale se in città o provinciale se fuori dall’area urbana, indicando il luogo dove ti trovi e descrivendo le condizioni dell’animale. L’intervento potrebbe essere eseguito direttamente dalla Polizia Locale, dalla ASL veterinaria di zona, da terzi incaricati (ditte convenzionate con il Comune o veterinari liberi professionisti), oppure da associazioni di volontariato animalista.

Se l’animale sembra ferito, gravemente debilitato o comunque in cattive condizioni di salute, evidenzialo subito nel corso della telefonata.

Se sei testimone diretto di un abbandono, annota il numero di targa, il modello e il colore del veicolo, data e ora, così come ogni altro dettaglio utile. Se possibile, effettua delle riprese video. Rivolgiti poi alla Polizia di Stato, ai Carabinieri o alla Polizia Locale per formalizzare una denuncia. È importante che tutti i casi di abbandono vengano segnalati per garantire che i responsabili siano perseguiti. Le autorità potranno anche visionare le registrazioni delle telecamere presenti in zona per identificare il proprietario o il responsabile dell’abbandono.

Fai attenzione nell’avvicinarti all’animale: ricordati che sarà spaventato e spaesato, quindi se compi movimenti bruschi potrebbe percepirti come una minaccia e allontanarsi. Procedi quindi lentamente. Parlagli con dolcezza e mantieni un atteggiamento rassicurante. Evita di alimentarlo, soprattutto se appare debilitato, poiché potrebbe avere difficoltà digestive.

Se possibile, rimani sul posto fino all’arrivo dei soccorsi o di chi si occuperà dell’animale.

Approfondimenti

Questa sezione contiene informazioni più dettagliate, che possono essere utilizzate come base di partenza per approfondire la tematica.

Nel 2023, in Italia, sono stati abbandonati o ceduti circa 140.160 animali, una media di 384 al giorno, secondo i dati ENPA. Questo aumento rispetto agli anni precedenti è spesso legato a una scarsa consapevolezza dell’impegno richiesto per accudire un animale, che porta a decisioni impulsive come l’acquisto per regalo.

Sebbene l’abbandono degli animali sia spesso associato principalmente ai cani, in realtà coinvolge una vasta gamma di animali domestici. Oltre ai cani, vengono frequentemente abbandonati gatti, conigli, tartarughe, cavie e uccelli. In alcuni casi, anche animali di maggiori dimensioni come mucche, asini, cavalli e maiali sono vittime di abbandono.

L’abbandono non è da confondere con la rinuncia di proprietà. Questo avviene quando il proprietario decide di cedere il proprio animale a un canile o rifugio, sollevandosi dalle responsabilità legate alla cura dell’animale. Tale pratica, sebbene legale, può contribuire al sovraffollamento delle strutture di accoglienza e non garantisce sempre un futuro migliore per l’animale. Per contrastare questo fenomeno, alcune regioni italiane hanno adottato misure specifiche. Ad esempio, la Regione Puglia, con la Legge Regionale 7 febbraio 2020, n. 2, ha previsto che il proprietario o detentore che rinuncia alla proprietà di un animale d’affezione sia tenuto a versare un contributo per il suo mantenimento presso il rifugio fino all’adozione o al decesso.  Questa disposizione mira a responsabilizzare i proprietari e a scoraggiare le rinunce non motivate da gravi ragioni.

Giurisprudenza
  • Cassazione Penale, Sezione III, Sentenza n. 18892 del 13 maggio 2011: Il reato di abbandono di animali si verifica non solo quando il proprietario si separa volontariamente dal proprio animale, ma anche quando lo trascura o non si preoccupa di lui. Questo include comportamenti negligenti, come non cercare immediatamente l’animale smarrito. In altre parole, abbandonare significa sia lasciare definitivamente l’animale, sia smettere di prendersene cura, sapendo che l’animale non può badare a se stesso senza il suo padrone. Anche la trascuratezza, intesa come indifferenza verso il destino dell’animale, può costituire reato, poiché la legge punisce sia l’intenzionalità che la negligenza in questi casi.
  • Cassazione Penale, Sezione III, Sentenza n. 6609 del 20 febbraio 2020: Se il proprietario di un cane lo affida a qualcuno che sa non amare gli animali, accettando il rischio che possa abbandonarlo, è responsabile penalmente per abbandono di animali secondo l’articolo 727 del Codice Penale.
  • Cassazione Penale, Sezione III, Sentenza n. 12852 del 7 febbraio 2013: Se un proprietario affida il proprio cane a un canile privato che si impegna a prendersene cura, il proprietario risponde di abbandono solo se sospende i pagamenti o non riprende l’animale, e se è prevedibile che il canile, per mancanza di affidabilità o professionalità, possa a sua volta abbandonare il cane.
  • TAR Lombardia, Sezione I, Sentenza n. 3156 del 21 dicembre 2023: Il Comune è obbligato, secondo la normativa regionale, ad accogliere nel proprio canile gli animali di cui il proprietario non può più occuparsi; in caso contrario, può essere tenuto a risarcire i danni. 
Abbandono o smarrimento?

Non è sempre facile distinguere tra un animale abbandonato e uno smarrito. Se ritieni che l’animale possa essere smarrito (es. animale di razza, dal pelo lucido e pulito, molto socievole e confidente verso le persone), verifica la presenza di annunci di smarrimento nella zona o posta una fotografia sui social network.

Per i cani, considera che il microchip è obbligatorio: la polizia locale o il servizio veterinario potranno utilizzare un lettore per verificare l’identità del proprietario nell’anagrafe canina, sempre che l’animale ne sia provvisto. Anche per i gatti, in alcune regioni e comuni vige l’obbligo di microchip, anche se l’evasione di questa norma per i gatti è ancora più elevata per i gatti rispetto ai cani.

Per i gatti, è importante sapere che esistono colonie feline legalmente riconosciute e tutelate dalla legge, spesso seguite da volontari. I gatti di colonia non devono essere prelevati dal loro ambiente, anche se estremamente confidenti verso gli esseri umani. Cerca di osservare le orecchie: se una di esse ha una piccola porzione mancante, si tratta di un gatto di colonia che è stato castrato o sterilizzato. Se hai dubbi, potresti cercare di  contattare eventuali volontari che seguono le colonie feline della zona per verificare se il felino sia a loro già noto o meno.

Il "cane di quartiere"

Il “cane di quartiere” è una figura prevista da alcune leggi regionali in Italia per garantire una gestione etica e responsabile dei cani randagi. Questi animali, pur vivendo liberi, sono tutt’altro che abbandonati: vengono sterilizzati, microchippati e monitorati dalle autorità competenti, oltre che seguiti e accuditi dai cittadini della zona. Fanno parte integrante della comunità e rappresentano un modello di coesistenza rispettosa e solidale, in cui il benessere animale si coniuga con la sensibilizzazione verso i loro diritti.

È importante non confondere questi cani con animali abbandonati; in caso di dubbi, è sempre consigliabile interpellare i residenti del quartiere per verificarne lo status prima di allertare le autorità, evitando interventi non necessari e rispettando il loro particolare ruolo nella comunità.

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Scheda a cura di: Violetta Rodigari.
Ultimo aggiornamento: 05/01/2025.

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Si precisa che Animal Law Italia, in qualità di ente del Terzo Settore, non offre servizi di assistenza o consulenza legale. Per questioni specifiche, ti invitiamo a rivolgerti direttamente a professionisti del settore, che potranno fornire un supporto adeguato e personalizzato in base alle circostanze del caso.

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