La Commissione europea, nella sua risposta all’iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age, aveva promesso che entro la fine del 2023 avrebbe presentato una proposta legislativa per eliminare gradualmente e vietare definitivamente l’uso di gabbie per tutte le specie per le quali è ancora previsto questo sistema di allevamento: conigli, galline, quaglie, scrofe e vitelli. Tuttavia, come abbiamo già raccontato, la Commissione ha in realtà fatto marcia indietro sugli impegni presi riguardanti il benessere degli animali allevati: da quanto trapelato — prima della scadenza dell’attuale mandato, prevista per giugno 2024 (in concomitanza con le prossime elezioni europee) — sarà presentata solo una proposta, quella per modificare il regolamento sui trasporti di animali vivi. Ciò significa che il resto della revisione della legislazione sul benessere animale sarà lasciata alla prossima Commissione, creando pesanti incertezze. Questo è stato il motivo alla base della denuncia all’Ombudsman.
Chi è l’Ombudsman europeo?
L’Ombudsman europeo, in italiano il Mediatore europeo, è colui che, insieme al suo gruppo di lavoro, aiuta le cittadine, i cittadini, le organizzazioni e le imprese, indagando su denunce relative a procedimenti amministrativi ed esaminando questioni sistemiche più ampie a livello dell’Unione europea. I suoi suggerimenti e le sue raccomandazioni contribuiscono a mantenere elevati standard di responsabilità e trasparenza all’interno delle istituzioni dell’UE. Attualmente la mediatrice europea è Emily O’Reilly.
La denuncia delle organizzazioni per la protezione degli animali
Nella loro denuncia alla Mediatrice, Animal Law Italia, Essere Animali e LAV in Italia, e più di 30 organizzazioni internazionali hanno affermato che la Commissione europea non ha agito in conformità con le norme che disciplinano le iniziative dei cittadini europei, questo dopo aver generato legittime aspettative in coloro che hanno partecipato alle ICE. Tali carenze rappresentano un caso di cattiva amministrazione, sia alla luce del Regolamento (UE) 2019/788 che della stessa ragion d’essere delle iniziative dei cittadini europei come strumento di democrazia transnazionale.
Prima di fare marcia indietro sulle sue promesse riguardanti il benessere animale, la Commissione europea ha ripetutamente confermato che stava lavorando per rispettare la scadenza del 2023, anche esponendosi pubblicamente attraverso gli interventi della Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides, nelle risposte della CE alle interrogazioni parlamentari, sulla piattaforma sul benessere degli animali dell’Unione europea e in diverse comunicazioni sulla strategia Farm to Fork.
Un caso di cattiva amministrazione che potrebbe costare molto caro
Prima di presentare la denuncia ufficiale alla Mediatrice, le organizzazioni hanno chiesto formalmente alla Commissione di presentare un calendario definito per la pubblicazione delle proposte legislative, al fine di adempiere ai propri obblighi nei confronti dell’ICE End the Cage Age. Tuttavia la Commissione non è riuscita a fornire una risposta esaustiva a questa richiesta.
Oltre all’ICE sulle gabbie, 1,5 milioni di cittadini hanno chiesto anche il divieto dell’allevamento di animali da pelliccia e l’immissione di prodotti in pelliccia sul mercato europeo. La risposta sarebbe stata inclusa sempre nei regolamenti sugli animali allevati, come emerso dalla valutazione d’impatto trapelata. Inoltre, nell’ultimo Eurobarometro la stragrande maggioranza delle cittadine e dei cittadini europei ha affermato chiaramente di volere che l’UE faccia di più per proteggere gli animali.
Un ritardo nella pubblicazione della legislazione aggiornata sul benessere degli animali costerà anche agli allevatori europei e alle imprese alimentari, poiché questo è il momento in cui devono reinvestire in nuovi sistemi e strumentazione e, a meno che non ricevano un’indicazione chiara, potrebbero spendere denaro per materiale che dovrà essere sostituito in un futuro non lontano. Ricordiamo anche e soprattutto che, mentre il regolamento per l’eliminazione graduale delle gabbie è ancora in sospeso, ogni anno in Europa 700 milioni di animali continuano a soffrire nelle gabbie negli allevamenti.
Il commento di Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law Italia: «Con questa iniziativa, chiediamo giustizia in nome di milioni di animali allevati nell’UE, che ogni giorno subiscono un trattamento eticamente inaccettabile. Con questa azione legale, cerchiamo anche di porre rimedio a un pericoloso scivolone che mina alle fondamenta la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee, che hanno scelto di mettere la democrazia in secondo piano rispetto alle pressioni delle lobby del settore».