Il Rapporto di sintesi dell’IPCC conferma che è urgente cambiare le nostre abitudini alimentari

Aumentare il consumo di proteine vegetali, far sì che queste siano accessibili, diminuire drasticamente le proteine d’origine animale in una prospettiva di “meno e meglio”. Questa potrebbe essere la strada per un sistema alimentare in linea con le strategie di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.

Pubblicato il 21/03/2023
Pixabay/AC works Co., Ltd.

Il Rapporto di sintesi diffuso ieri, 20 marzo 2023, ha concluso ufficialmente la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Anche secondo i dati divulgati dal gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, modificare il nostro regime alimentare potrebbe ridurre sostanzialmente le emissioni di gas serra. Eurogroup for Animals, di cui ALI è parte, insieme a Bureau Européen des Unions de Consommateurs e European Public Health Alliance, si sono unite nel progetto Put change on the menu per modificare le abitudini alimentari dei cittadini europei affinché sia più semplice seguire diete più sane, con una maggior quantità di alimenti a base vegetale e un contenuto di prodotti d’origine animale che sia “minore e migliore”.

Cos’è l’IPCC e cosa sono i suoi rapporti di valutazione?

L’IPCC è l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di valutare il rischio legato al riscaldamento globale e le sue possibili conseguenze e di suggerire strategie di mitigazione e adattamento su base scientifica. È stato istituito dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP – United Nations Environment Programme) e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO – World Meteorological Organization) nel 1988.
Il gruppo intergovernativo pubblica periodicamente dei rapporti di valutazione, documenti che forniscono informazioni scientifiche che possono essere utilizzate dai governi di tutto il mondo per elaborare politiche climatiche. Sono un contributo chiave durante i negoziati internazionali per affrontare i cambiamenti climatici e il processo per la loro realizzazione, che prevede redazione e revisione in più fasi, ne garantisce obiettività e trasparenza.

Il Rapporto di sintesi del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici

Ieri, 20 marzo 2023, l’IPCC ha concluso la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici con il Rapporto di sintesi che integra i risultati dei tre gruppi di lavoro – Le basi fisico-scientifiche (2021), Impatti, adattamento e vulnerabilità (2022), Mitigazione dei cambiamenti climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento Globale di 1,5 (2018), Climate Change and Land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019).

Come riportato nel comunicato stampa ufficiale dell’IPCC, gli scienziati hanno affermato che ci sono molteplici opzioni, fattibili ed efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo, e sono disponibili ora. «Un’azione climatica efficace ed equa comune non ridurrà solo le perdite e i danni per la natura e le persone, fornirà anche più ampi benefici», dichiara il presidente dell’IPCC, Hoesung Lee, e aggiunge: «Questo Rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che se agiamo ora possiamo ancora garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti».

Il clima, gli ecosistemi e la società sono interconnessi. La conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% delle terre emerse, delle acque dolci e degli oceani della Terra contribuirà a garantire un pianeta sano. Per farlo è necessario procedere con cambiamenti nel settore dell’elettricità, dei trasporti, dell’industria, dell’edilizia, dell’uso del suolo e in ambito alimentare, che possano ridurre le emissioni di gas serra. Bisogna lavorare affinché questi cambiamenti siano semplici per tutti e far sì che le persone adottino scelte informate.

È necessario cambiare il settore alimentare: il progetto Put change on the menu

A proposito di una riforma del settore alimentare verso scelte in linea con le conclusioni del Rapporto di sintesi dell’IPCC, Eurogroup for Animals, Bureau Européen des Unions de Consommateurs e European Public Health Alliance stanno unendo le forze, mentre la Commissione europea dovrebbe proporre una legge fondamentale sui sistemi alimentari sostenibili a settembre. La legge dovrebbe riconoscere il ruolo e l’influenza degli ambienti alimentari nel plasmare le scelte alimentari dei consumatori. Con il termine ambiente alimentare si intende il «contesto fisico, economico, politico e socio-culturale in cui i consumatori interagiscono con il sistema alimentare per prendere le loro decisioni sull’acquisto, la preparazione e il consumo di cibo».

Quello alimentare è tra i settori in cui i cambiamenti dal lato della domanda possono esercitare maggiore impatto. Tuttavia, attualmente, gli ambienti alimentari spingono in gran parte i consumatori verso cibi non sostenibili e spesso poco sani, che costituiscono le opzioni più disponibili, pubblicizzate e spesso anche le più economiche. Gli esperti dell’IPCC riconoscono che devono essere messe in atto le giuste politiche e infrastrutture per consentire il passaggio a diete sane e sostenibili. Le modifiche ai nostri stili di vita e comportamenti potrebbero portare a un calo del 40-70% delle emissioni di gas serra entro il 2050, migliorando anche la salute e il benessere della popolazione mondiale.

Paola Sobbrio, responsabile ricerca proteine alternative e sperimentazione animale di ALI, dichiara a proposito dei dati riportati dall’IPCC e delle finalità della coalizione Put change on the menu: «Peraltro, oggi appare anche anacronistico non implementare nella dieta le proteine alternative a quelle animali dal momento che sono tantissime le opzioni disponibili sul mercato. È enorme, ad esempio, l’interesse intorno a cibi ottenuti attraverso antiche tecniche di fermentazione ma perfezionate grazie alla scienza moderna tanto da riprodurre in modo perfetto uova, formaggi, latte, gelati. Il mondo della ricerca delle alternative alla carne ed ai derivati animali è vastissimo, in continua evoluzione e perfezionamento, per dare ai consumatori prodotti sicuri, equilibrati da un punto di vista nutrizionale e sostenibili».
Sobbrio aggiunge: «Se le aziende del settore food stanno facendo la loro parte lo stesso non si può dire delle istituzioni, come è recentemente successo in Italia e di cui abbiamo parlato recentemente, che molto spesso tendono a scoraggiare i cambiamenti alimentari difendendo l’ormai indifendibile — da un punto di vista scientifico — produzione alimentare basata sull’allevamento di animali.
Dal punto di vista della sostenibilità ambientale è stato calcolato, inoltre, che la produzione delle proteine alternative riduce, se paragonata al sistema tradizionale basato sugli allevamenti, in modo consistente il consumo di acqua, le emissioni inquinanti, il consumo di energia e di suolo».

Attraverso la coalizione Put change on the menu, Eurogroup for Animals, Bureau Européen des Unions de Consommateurs e European Public Health Alliance mirano a:

  • garantire che gli alimenti che contribuiscono a diete sane sostenibili siano i maggiormente pubblicizzati e promossi;
  • rendere gli alimenti sostenibili e sani più convenienti;
  • progettare prodotti alimentari più sani e sostenibili attraverso nuovi requisiti legali minimi;
  • assicurare che questi requisiti minimi si applichino anche agli alimenti importati.

Reineke Hameleers, CEO di Eurogroup for Animals, commenta: «I cittadini europei hanno a cuore il benessere degli animali e hanno chiesto con forza di migliorarlo. Prodotti provenienti da sistemi che garantiscono maggiore benessere in combinazione con più alimenti a base vegetale sui piatti europei fanno bene sia al pianeta che alla salute. Assistiamo ancora a numerose campagne che promuovono il consumo di prodotti di origine animale nell’UE. Questo deve cambiare. Pertanto stiamo unendo le forze con le organizzazioni dei consumatori e con quelle che si occupano della tutela della salute per assicurarci che l’opzione sana e sostenibile sia quella più promossa, in linea con ‘meno e meglio’».

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