L’Europa, come confermato anche dal World Wildlife Crime Report 2020 del United Nations Office on Drugs and Crime, è mercato di destinazione e luogo di transito per il commercio legale e illegale di fauna selvatica. L’Unione europea ha, però, dimostrato di voler contrastare questo fenomeno con determinazione. La prova di questo impegno è la pubblicazione della revisione del Piano d’Azione contro il traffico di specie selvatiche.
Un passo in avanti contro il traffico di specie selvatiche
Questa comunicazione, pur non essendo legalmente vincolante, rappresenta una tabella di marcia per affrontare il problema del traffico di specie selvatiche attraverso una serie di azioni la cui attuazione dovrebbe essere rigorosa ed eseguita in tempi brevi.
Eurogroup for Animals, a cui ALI aderisce, appoggia pienamente il Piano d’azione e sostiene in particolare la parte che prevede di «valutare la necessità, il valore aggiunto e la fattibilità della revisione delle misure esistenti o della creazione di nuovi strumenti per ridurre il commercio insostenibile di fauna selvatica (es. elenco positivo per detenzione/commercio di animali da compagnia, criminalizzazione di tutto il commercio di fauna selvatica di provenienza illegale, registrazione di tutti gli animali e piante che arrivano nell’UE)».
Ad ogni modo crediamo che, dato il contributo di Cipro e di altri Stati membri, con il position paper presentato in occasione del Consiglio “Agricoltura e pesca” tenutosi a maggio scorso, e il continuo supporto del Parlamento europeo, questa azione avrebbe dovuto essere chiarita ulteriormente, con impegni maggiori nello studio di fattibilità, al fine di facilitare la creazione di un elenco positivo a livello dell’UE.
Azioni in accordo con gli obiettivi di Eurogroup for animals
Nel documento sono presenti altre azioni allineate con gli obiettivi di Eurogroup for animals e dei suoi membri:
- il miglioramento dell’accesso alle cure per animali vivi sequestrati o confiscati, estendendo la rete di centri per il soccorso specializzati a livello nazionale e la condivisione di informazioni su questi centri a livello europeo. Tutto questo per aumentare gli sforzi per la reintroduzione di esemplari sequestrati in natura, quando è il caso;
- l’applicazione di un maggiore controllo sulle importazioni di trofei di caccia;
- l’esame dei rischi di diffusione di malattie zoonotiche legate al commercio illegale di animali selvatici;
- l’implementazione e la diffusione di attività di sensibilizzazione — con target precisi e basate sulle scienze sociali — che portino alla riduzione della domanda, grazie al cambiamento del comportamento dei consumatori, nell’UE e in altri importanti mercati di destinazione.
L’impegno di ciascuna nazione nel perseguire questi obiettivi è fondamentale.
Altri elementi rilevanti contenuti nel Piano d’azione riguardano l’aumento dei funzionari e il miglioramento della loro formazione, la lotta alla criminalità informatica e l’adozione di un protocollo sul traffico di specie selvatiche ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (UNTOC – United Nations Convention against Transnational Organized Crime) per garantire che sia considerato un reato grave. Alla luce di questi interventi, una lista positiva applicata a tutti i paesi dell’Unione europea aggiungerebbe valore, semplificando e rendendo tutti i processi più efficaci.
Le dichiarazioni di Eurogroup for animals e di ALI
Reineke Hameleers, amministratrice delegata di Eurogroup for Animals, dichiara: «Siamo entusiasti di vedere che le nostre voci sono state ascoltate nel processo di consultazione. L’inclusione di centri di soccorso, l’approccio precauzionale al commercio di animali da compagnia e gli sforzi per ridurre e, alla fine, eliminare la caccia ai trofei sono i benvenuti, ma sono solo il primo passo. Accogliamo con favore la revisione del Piano d’azione da parte della Commissione europea, che compie chiari passi avanti e un percorso per ridurre il commercio legale di animali domestici, per cui soffrono così tanti animali. La valutazione di fattibilità deve essere presa molto sul serio e andare oltre l’attuale formulazione dell’azione. Ci aspettiamo che la Commissione implementi in maniera rigorosa e tempestiva questo piano d’azione, al fine di vedere risultati reali».
In Italia, proprio nei mesi scorsi, si è passati all’adeguamento al Regolamento Europeo 2016/429, l’Animal Health Law, con l’entrata in vigore dei Decreti Legislativi 134, 135 e 136 del 5 agosto 2022 che riguardano animali esotici, selvatici e domestici. In particolare, a fine ottobre, Ministro della Salute ha redatto la “lista positiva” delle specie animali selvatiche che potranno ancora essere vendute e detenute in Italia, «in base al rischio sanitario, per la biodiversità o alla compatibilità con la detenzione in cattività per ragioni comportamentali, fisiche, biologiche, etologiche». Le sei specie esotiche e selvatiche indicate sono prelevabili in natura, in deroga al divieto generale fissato dall’articolo 3 (Divieti concernenti gli esemplari vivi di specie selvatiche ed esotiche e i loro ibridi) del Decreto legislativo 135/2022.
Alessandro Ricciuti, presidente di ALI, commenta la pubblicazione della revisione del Piano d’azione europeo e le novità italiane: «Il commercio di specie selvatiche è un business non etico sia perché colpisce i singoli individui sia per l’impatto negativo sulla biodiversità, già minacciata a causa della costante perdita di habitat delle specie selvatiche. L’Italia sta dando un importante esempio in Europa. È fondamentale che anche altri Stati membri seguano questa strada e che possa quanto prima affermarsi una strategia vincolante a livello europeo».
Questo è solo l’inizio del processo, ora il Piano d’azione revisionato dovrà garantire che tutte le parti interessate siano pienamente coinvolte nella sua attuazione.