Ieri Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo in una nota indirizzata al Consiglio dell’Unione Europea hanno annunciato di essere a favore del divieto di trasporto di animali vivi via mare verso Paesi terzi, ritenendo oramai provato che il benessere degli animali non possa essere garantito durante i lunghi viaggi.
La dichiarazione si focalizza sui trasporti via mare anche se nell’annunciarla Julia Klöckner, ministra tedesca per il cibo e l’agricoltura, ha dichiarato di essere favorevole all’abolizione di tutti i trasporti su lunga distanza, siano essi via mare o via terra.
Il bando alle esportazioni via mare — che dovrebbe attuarsi nell’ambito della revisione del regolamento comunitario sui trasporti— è in linea con la richiesta della nostra petizione lanciata il 14 giugno, che chiede di abolire del tutto i trasporti più lunghi di otto ore.
L’adesione dei tre Paesi — tra quelli fondatori delle prime Comunità Europee, oggi Unione Europea — rappresenta uno stimolo notevole per la Commissione nella sua opera di revisione della direttiva sui trasporti.
I numeri dei trasporti
Ogni anno vengono esportati dall’UE milioni di pecore e altri animali verso la Turchia, il Medio Oriente, il Nord Africa, la Russia e l’Asia. Viaggi che possono durare giorni o anche mesi, come è accaduto anche di recente per le navi Elbeik e Karim Allah.
Una delle principali preoccupazioni di questi viaggi riguarda le temperature estreme (calde o fredde). In estate, per esempio, gli animali restano in attesa nei veicoli fermi al caldo anche per lungo tempo.
Nella nota, i tre Paesi osservano che gli stessi audit effettuati dalla Commissione europea dimostrano che vi sono margini di miglioramento per quanto riguarda il rispetto dei regolamenti, i controlli ufficiali, nonché la comunicazione tra gli Stati membri.
Tuttavia, pur risolvendo queste criticità, gli Stati membri non possono ancora garantire che la parte del viaggio che si svolge al di fuori delle frontiere dell’UE sia conforme alle norme dell’UE. Inoltre, se si verificano problemi imprevisti al di fuori dei confini dell’Unione europea, che costituiscono una minaccia per il benessere degli animali, spesso non vengono segnalati allo Stato membro di origine e le possibilità di intervento sono estremamente limitate, soprattutto durante i trasporti a lunga distanza via mare.