I cittadini europei si sono da sempre dimostrati sensibili al trattamento degli animali allevati e, ad ogni occasione utile, hanno ribadito le proprie posizioni facendo sentire la loro voce in merito. Nonostante questo, il progresso della legislazione sul trattamento degli animali è stato notevolmente rallentato dalle pressioni delle lobby degli allevatori. A ciò si aggiunge che anche norme già esistenti e sufficientemente chiare – quindi non vaghe o interpretabili – sono rimaste purtroppo lettera morta.
Un caso emblematico di questa situazione è rappresentato dalla pratica del taglio delle code dei suinetti, un problema persistente che mette in luce la resistenza incontrata nell’attuazione delle disposizioni europee che dovrebbero garantire il “benessere animale”.
È bene precisare che le disposizioni della direttiva del 2008 (come già la precedente direttiva del 1991) vietano in via generale il taglio delle code dei suinetti, che può essere eseguito solo in extrema ratio, ovvero, nel caso in cui ogni intervento per prevenire la morsicatura risulti fallimentare.
Le alternative al taglio indiscriminato della coda comprendono:
- inserimento di arricchimenti ambientali;
- miglioramento dei parametri di temperatura, umidità e illuminazione;
- un maggiore controllo della salute;
- la giusta scelta della dieta;
- la riduzione della densità, nonché altre azioni più specifiche che nel complesso possono ridurre la morsicatura;
- introduzione di materiali manipolabili che permettano ai suini di espletare il loro comportamento esplorativo naturale, evitando così noia e frustrazione, che causano la morsicatura della coda.
Secondo i dati ufficiali, in Italia solo il 15% dei suini allevati non subisce il taglio della coda: infatti, la gran parte degli allevatori continuano a praticare questa mutilazione dolorosa sui loro animali, senza alcun tipo di anestesia, ignorando le alternative preventive sopra citate, che hanno la funzione di impegnare gli animali in attività che impediscano loro di sfogare lo stress mordendo le code dei loro compagni. Il Ministero della Salute ha lanciato un piano ambizioso per portare al 100% entro la fine del 2024 la percentuale di suini a coda intera ma sembra difficile prevedere che questo traguardo venga rispettato.
Gli interessi economici degli allevatori giocano un ruolo significativo nel ritardo dell’adeguamento degli allevamenti agli standard europei. La pressione economica e politica esercitata da queste organizzazioni ha spesso influenzato le decisioni legislative, rallentando i progressi e mantenendo in vigore pratiche dannose e obsolete.
Una parte fondamentale del nostro lavoro a livello europeo, svolto in collaborazione con Eurogroup for Animals, consiste nel contrastare il potere delle lobby e garantire che le decisioni politiche siano guidate dal rispetto degli animali e non da interessi di parte.
I pareri espressi dalle stesse istituzioni europee, come l’EFSA, (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), in risposta alle richieste della Commissione Europea, sono state chiare nel sottolineare la necessità di migliorare il quadro normativo sul benessere animale, rispettando le raccomandazioni del Parlamento europeo e la volontà espressa dai cittadini.
La recente lettera inviata alla Commissione Europea da Compassion in World Farming International e firmata da ALI insieme a decine di altre organizzazioni, evidenzia la persistente non conformità alla normativa europea da parte di molti Stati membri e la necessità di un’azione urgente per porre fine una volta per tutte alla crudele pratica del taglio delle code dei maiali.
Nei prossimi mesi, attraverso la campagna #VoteforAnimals promossa da Eurogroup for Animals e portata avanti dalle più importanti organizzazioni per i diritti animali europee (tra cui Animal Law Italia), ci impegneremo affinché anche questa tematica rientri nei programmi elettorali per le prossime elezioni Europee di giugno.