Gourmey, una start-up francese, ha presentato la prima richiesta per vendere carne coltivata nell’Unione Europea. L’azienda intende produrre foie gras di anatra, piatto tradizionale della cucina francese che viene ottenuto tramite l’alimentazione forzata di oche e anatre.
L’autorizzazione richiede l’approvazione dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) un processo che include valutazioni di sicurezza e valore nutrizionale. Secondo il Regolamento UE 2015/2283, che disciplina l’immissione di nuovi alimenti (novel food) nel mercato dell’Unione europea, l’EFSA è chiamata ad emettere una decisione entro i prossimi 18 mesi. Questo periodo potrebbe essere interrotto e ripartire da zero in caso di osservazioni, pertanto la preparazione del dossier iniziale è molto importante. Gourmey sostiene di aver preparato un dossier conforme alla direttiva europea e alle linee guida dell’EFSA. La procedura europea è considerata a livello globale la più rigida e quindi quella che maggiormente tutela il consumatore. Ricordiamo che la carne coltivata di pollo ha già ricevuto l’approvazione a Singapore e negli Stati Uniti per il consumo umano, mentre la scorsa settimana le autorità britanniche hanno accolto la prima richiesta di utilizzo all’interno dei mangimi.
Il foie gras tradizionale è controverso perché oltre a uccidere oche e anatre, queste vengono alimentate forzatamente, con un tubo inserito direttamente nell’esofago. Per questo motivo, la sua produzione è vietata in molti paesi dell’UE, tra cui Italia, Polonia, Danimarca e Germania. In questi Paesi il foie gras è comunque disponibile all’acquisto, per via della libera circolazione delle merci, principio cardine dell’architettura europea.
Rispetto al prodotto classico, il foie gras coltivato eliminerebbe la sofferenza degli animali, oltre a ridurre le emissioni e l’uso di suolo e acqua, offrendo un’alternativa più sostenibile e indistinguibile rispetto all’originale, anche per via dell’identico profilo genetico. Gourmey mette infatti in evidenza che la sua procedura non utilizza cellule geneticamente modificate.
A differenza di quanto avviene con la “carne vegetale”, ottenuta da proteine vegetali, la carne coltivata viene ottenuta tramite un bioreattore, nel quale vengono inserite delle vere cellule animali, aggiungendo un terreno di coltura idoneo alla loro replicazione. Questa tecnica consente di creare dei tessuti cellulari (e quindi della carne) in un ambiente controllato anziché all’interno di un organismo vivente da dover poi sacrificare. La carne coltivata consente anche di mantenere inalterate le qualità organolettiche dell’alimento originale, senza modifiche percepibili di sapore, aspetto o caratteristiche nutrizionali.
Nel comunicato stampa l’azienda cita uno studio (attualmente non ancora disponibile) commissionato in previsione della produzione su larga scala, che dimostrerebbe che la tecnologia dell’azienda riduce significativamente l’impronta ambientale rispetto alla produzione convenzionale. In particolare, le emissioni di gas serra, l’uso del suolo e dell’acqua risulterebbero ridotti. Lo studio è stato condotto sotto la guida scientifica esterna della Professoressa Hanna Tuomisto dell’Università di Helsinki e dell’Istituto Finlandese delle Risorse Naturali, una delle principali studiose europee nel campo delle valutazioni del ciclo di vita dei nuovi alimenti, inclusi quelli coltivati.
Paola Sobbrio, responsabile settore Food Policy di Animal Law Italia commenta: «Siamo lieti di questa notizia. Nel caso in cui l’EFSA dovesse approvare la richiesta, questo foie gras sarà commercializzabile anche in Italia, di fatto facendo cadere il divieto approvato alla fine dello scorso anno su spinta di Coldiretti».
Fondata nel 2019, Gourmey conta oggi un team internazionale di 60 persone presso il suo centro di innovazione alimentare a Parigi. Dalla sua fondazione, Gourmey ha ottenuto oltre 65 milioni di euro in investimenti pubblici e privati. La startup ha annunciato di aver presentato domande di autorizzazione non solo in Europa ma anche presso la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, la Singapore Food Agency (SFA), la Food Standards Agency (FSA) del Regno Unito e l’Ufficio Federale per la Sicurezza Alimentare e Veterinaria (FSVO) della Svizzera.